Parlami di te - Maddie

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Sono stranamente molto allegra. Mi gira la testa, e il mio cervello mi fa recepire metà delle cose che dovrebbe riuscire a trasmettermi. Mi sto alzando da una panchina umida insieme al resto della banda, e da quanto ho capito stiamo tornando a casa, prendendo il bus. Non capisco molto di quello che gli altri mi dicono, mi è chiara solo una cosa: ho bevuto troppo. E questo pensiero mi fa ridere. Come sarebbe andare in coma etilico? Di sicuro non dovrei più arrovellarmi per capire matematica. Ok, i miei pensieri stanno sfociando nel ridicolo. Prendiamo il bus, che non è vuoto, perché molte altre persone stanno tornando a casa. Non trovo posto a sedere, quindi mi siedo sulle gambe di Stefan. Di solito gli darebbe fastidio, ma so che è ubriaco quasi quanto me, quindi si limita a fare spallucce e a ridere delle mie battute sulla altre persone sul bus. Davanti al mio sedile c'è Mister Buonsenso, l'amico di Stefan.
-Guardalo, Faccino Innocente- do una gomitata a Stefan, e lui ridacchia. William gira la testa nella nostra direzione, con uno sguardo che chiede se parlavamo di lui. Adoro troppo il suo visino, è tutto il giorno che lo guardo e sembra un bambolotto dai lineamenti da ragazzo. Trascorriamo il resto del tragitto così, a dire cosa stupide, e quando scendiamo ci mettiamo a bisticciare sul da farsi: Alja vuole restare cogli altri, e l'occhio mi scivola sul suo braccio, legato a quello di Julian. Secondo me sta nascendo qualcosa tra i due, ma non ho voglia di chiederlo a nessuno dei due, perché so che non riceverei altro che un'occhiata imbarazzata da entrambi. Sono davvero fatti l'una per l'altro. Gli unici che vogliono andare a casa sono Jack e il tizio nuovo, William, che probabilmente hanno ragione in quanto gli unici sobri. Ma che sto dicendo? Non lo so nemmeno io. Poi mi stufo, e la parole mi escono dalla bocca come se fossero esplose.
-E che palle! Sapete una cosa? Vaffanculo a tutti e due. Noi andiamo tutti a casa mia, voi andate pure a casa a fare la nanna!- esclamo, e tutti mi appoggiano alzando la braccia e gridando versi di vittoria. Jack si altera e mi afferra per un braccio.
-Maddie, stai esagerando. Ma ti senti? Come reagiranno i tuoi?-
Quanto è noioso questo ragazzo. Mi divincolo dalla presa e lo fulmino con lo sguardo.
-I miei sono in campagna, ho casa libera. Dai su, sarebbe la volta buona che provi a fare il primo passo- biascico, e lui rimane attonito dalle mie parole, mentre gli accarezzo la punta del naso con l'indice. Poi me ne vado ridacchiando, e aggancio il braccio a quello di William, che vedo come troppo serio.
-Forza, andiamo!- esclamo, e lo strattono verso casa mia, con la banda al seguito.
-Willy, sei troppo serio- dico, sorridendogli. Prova a ribattere, ma io ovviamente non glielo voglio permettere, e inizio a canticchiare per non ascoltarlo. Ci dirigiamo verso casa mia, e in poco la gente si espande dall'ingresso e finisce per occupare tutto il salotto. C'è chi si stende sul divano e chi per terra, sul tappeto. Io sto osservando gli altri, ma l'intera stanza sembra ancora ondeggiare da sé. Non so proprio cosa fare, così decido di andare fuori. Mentre mi volto mi scontro con Stefan, e tutti e due barcolliamo all'indietro. Mi metto a ridere.
-Stefan, guarda dove vai!- grido, e lui mi guarda divertito. Gli prendo il braccio e lo scrollo.
-Mi accompagni fuori cinque minuti? Per favore!!- gli chiedo, e lui acconsente. Non so nemmeno perché voglio andare fuori, ma in questo momento non mi sto ascoltando particolarmente: il mio corpo sta facendo tutto da solo, accecato dell'alcol. Prende il giubbotto e mi accompagna giù.
Apro la porta a finiamo fuori. Mi appoggio alla porta di casa e respiro un po' dell'aria gelida della notte.
-Ma non era più semplice andare in terrazza?- mi chiede, e io appoggio la testa sulla sua spalla. -Troppa confusione- gli rispondo, e lui mi passa una mano tra i capelli.
-Maddie... posso parlarti?- mi chiede, e penso che se fossi lucida il suo tono mi preoccuperebbe.
-Dimmi- canticchio.
Lui sembra un attimo pensarci, e rivolge gli occhi grigi e preoccupati verso il vuoto.
-Ho detto a William di starti lontano- dice, e dopo un secondo in cui rimango attonita scoppio a ridere.
-Ma dai! Cos'è, sei geloso?-
-No, sono preoccupato. Per lui- risponde in tono secco. Forse si aspetta di poter parlare con me in modo serio.
-Perché?- gli chiedo, iniziando a sfregare le punte dei suoi capelli pieni a gel. -Hai paura che gli succeda la stessa cosa che è successa a te?- gli sorrido, e avvicino le mie labbra alle sue. Non che abbia voglia di baciarlo, ma non mi dispiace una piccola provocazione. Lui, come da previsto, mi allontana in modo brusco, e io scoppio a ridere. -Dai, stavo scherzando!- esclamo, tirandogli una pacca sulla spalla. Il suo sguardo è severo, sembra quello di mio padre quando mi fa una lavata di capo. -Ehi- dico avvicinandomi. -Se è questo che vuoi, gli starò lontana- sorrido, e i suoi nervi tesi si addolciscono un po'. -E comunque... non è il mio tipo- aggrotto la fronte, e finalmente Stefan accenna un sorriso.
-Tu non hai un 'tipo'- replica lui, e io fingo e dargli una spinta.
-Questo solo perché di miei tipi ne trovo tanti!- ridacchio, ma poi torno in casa; dopo questa "discussione" mi è passata la voglia di parlare con lui, anche se mi sono dimostrata allegra.
Dentro casa c'è ancora la più totale confusione: chi parla, chi si fuma una sigaretta, chi si lancia a destra e a manca, chi improvvisa cori. Io individuo William sulla poltrona accanto alla finestra, insieme a Laurent e Alice. Trovo uno spazio libero sul divano davanti al loro, e mi ci siedo. Appoggio i gomiti sulle ginocchia e lo guardo. Lui mi fissa. È veramente carino, si. Ma non troppo. E sembra così perbene...
-Ehm... tutto ok?- mi chiede, e io rido.
-Certo. È che questa banda non ha mai visto nessuno come te- dico, e lui mi guarda confuso.
-In che senso?-
-Non so. Non ti distingui per nulla, non bevi, non fumi, hai questa irritante aria da bravo ragazzo...-
Lui sembra imbarazzato dalle mie parole.
-Sei strano. Ma mi piaci- gli mostro il pollice in su con un sorriso, e pure lui sorride, abbassando la testa riccioluta. Sembra ancora imbarazzato, ma in modo diverso. In modo più... carino.
-Allora, dimmi qualcosa- gli dico, e mi vado a sedere accanto a lui. Sento che non sarà difficile entrare in confidenza con questo tipo. Sembra simpatico.
-Qualcosa?- mi fa, confuso.
-Sì, parlami di te. Che musica ascolti, per esempio?-
Lui sospira, alza gli occhi come per pensarci un attimo e poi mi guarda.
-Bring Me The Horizon, My Chemical Romance, Green Day, Blink-182...-
Sorrido. Sono le stesse cose di cui sono un poco ossessionata anche io.
-Almeno i tuoi gusti musicali sono buoni- Sorrido, e lui mi guarda perplesso, a quanto pare non ha capito.
-Cosa intendi per almeno?- mi chiede, e io mi limito a ridere.
-Di', hai mai avuto una ragazza?- continuo il mio terzo grado.
Lui mi osserva un attimo, come per rifletterci.
-Le elementari non valgono- ci tengo a precisare, e lui lo fa di nuovo: abbassa la testa e sorride.
-Ne ho avute due. E no, non alle elementari.-
-Quanto è durata?- gli chiedo.
-Con la prima non molto, cinque mesi. Con l'altra... due anni. Un anno e undici mesi, per la precisione.- Mi sembra leggermente a disagio, mentre mi risponde, ma questo non ferma la mia curiosità nei confronti di questo ragazzo così per bene.
-Perché vi siete lasciati?- chiedo, abbandonando la testa sul cuscino del divanetto.
Sospira. -Mi tradiva, e l'ho scoperto in modo abbastanza brutto. L'ho lasciata io- continua, ma qualcosa nella sua voce è cambiato; parla in modo basso, triste, sembra quasi averci la voce incrinata.
-Cinque mesi fa- conclude.
Cinque mesi, e ancora questa tipa sembra essere nella sua testa, oltre che abbastanza puttana.
Da che pulpito, penso tra me e me.
-E come lo hai scoperto?- chiedo ancora, guardandolo. Non si volta nella mia direzione.
-Non ne voglio parlare- dice un tono secco. Capisco che non abbia voglia di parlarne, così chiudo gli occhi e sospiro.
-Io non so come fai- dico, con la testa immersa nei pensieri e nei ricordi.
-A fare cosa?-
-A tenerti tutto dentro a sta maniera. Sei il ragazzo più per bene che abbia mai incontrato! Non fumi, non bevi, non dai della stronza a quella stronza della tua ragazza...- mentre parlo, appena nomino la Meretrice (non so il suo nome e, viste le condizioni del mio amico, non ho voglia di chiedere) sento la sua spalla sussultare leggermente.
-Fumare e bere uccide- mi zittisce.
-Lo so.-
-E allora perché lo fai?-
-Perché, a volte, sento cose in me che ho bisogno di uccidere.-
-Secondo me non ha senso- il suo tono è serio, e se c'è una cosa che non sopporto è quando qualcuno cerca di fare il serio e spiegarmi cose di cui non capisce nulla.
-Ma sta zitto- concludo così la conversazione, mi alzo di scatto e mi dirigo in cucina. Svaligio il frigo e mangio come se avessi la fame chimica. Mi sta passando la sbornia, sento la mia mente tornare un pochino piú lucida. Mentre finisco una barretta di cioccolato, appare Alice, che sorpassa la tavola e si siede per terra, accanto a me, e come me appoggia la testa allo sportello.
-È stata proprio una bella serata- mi dice, e io le sorrido.
-Di', ma a te piace il nuovo tipo?- mi chiede, aprendo una scatola di biscotti.
-Chi?-
-L'amico di Stefan. Non mi sembra molto alla tua altezza.-
-È simpatico, tutto qui- rispondo in tono secco.
-Pensavo... volessi cambiare tipo di ragazzo. Dico, dopo Lucas...-
A sentire quel nome mi alzo di scatto, come se qualcosa in me avesse reagito involontariamente. Trapasso con lo sguardo Alice, che sembra voler non avere mai detto nulla.
-Comunque... Sono venuta di qua per dire un'altra cosa- biascica mangiando un biscotto.
-Dimmela- le chiedo a braccia conserte, e lei mi sorride.
-Dan e Jimmy hanno lasciato qui sotto i motorini...- mormora con fare colpevole. Io mi mordo il labbro con un sorriso, e la aiuto ad alzarsi. Dan e Jimmy sono due ragazzi gay a cui, tempo fa, rubammo le chiavi dei rispettivi motorini per farne due copie. Quando sappiamo che escono in un locale serale dell'isolato, prendiamo i motorini e ci facciamo un paio di gare e giri; è la cosa più divertente del mondo! Io e Alice corriamo in salotto urlando "Jimmy e Dan sono fuori!" e tutti si alzano e si dirigono verso la porta d'ingresso. William sta guardando gli altri sperduto. Sono troppo eccitata di dirgli cosa faremo qua fuori, per strada, voglio essere io a spiegarglielo: lo afferro per un braccio e lo tiro verso la porta.
-Vieni, ti divertirai un monte- gli dico.
-Ma cosa succede?- mi chiede, confuso, e io sorrido.
-Hai mai guidato un motorino?- gli chiedo, e lui scuote la testa.
-Bene, oggi sarà la tua prima volta-.

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Salve gente!
In questi giorni mi hanno ucciso di verifiche, quindi non ho trovato molto tempo per continuare la storia; ma ora, prima delle vacanze, hanno deciso di fare un forum, quindi ho trovato tempo per scrivere!
Se la storia vi piace, lasciate un commento o un voto! Grazie in anticipo.
Nel caso non scrivessi il capitolo in tempo, buone feste.
A presto!

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