Il cameriere è una pettegola

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Capitolo 4 

Il cameriere è una pettegola


Arrivai a casa nel pomeriggio, giusto in tempo per il tè delle cinque.

Pianificavo intanto la mia serata: avrei bevuto velocemente il tè, lavato teiera e, solo dopo, iniziato a preparare la cena.

A serata inoltrata, dopo aver mangiato, sarei uscito per un drink.

E se la fortuna fosse stata dalla mia parte, lungo il percorso, avrei trovato qualcuno con cui andarci. In caso contrario sarei andato da solo, non era un elemento fondamentale per la riuscita del piano, il compagno.

Era tutto così chiaro, semplice e congeniato che un successo sarebbe stato certo, per davvero questa volta. Non come quella mattina.

Una volta arrivato al locale, sperando che il cameriere fosse ancora lì, mi sarei diretto da questi ed avrei riciclato la domanda.

Ehi! Ma allora la risposta? Sai, oggi non m'è arrivata quando te l'ho chiesta...

Mi esercitavo allo specchio ad alta voce, come avrebbe fatto un folle. O un giovane innamorato, credo.

No, no, non va bene! Troppa confidenza! Paio un villano analfabeta a parlare così! - continuavo, e scartavo ancora una volta la domanda da farsi.

Sarei mai arrivato a capo di quella situazione?

Accordai infine che una volta arrivato avrei, prima di tutto, ordinato un daiquiri di pesca e lime, e mentre sorseggiavo il mio drink avrei trovato momento e parole adatte.

Quale modo migliore per sembrare spontanei se non essere spontanei?

Sempre più certo del successo, poi, uscii.

Iniziai a sentire il pungente freddo invernale appena misi il naso fuori di casa, quando questo s'infiltrò sotto alla mia amata giacca e penetrò nella mia carne per stuzzicare le ossa.

Fu probabilmente a causa di quel gelo, che non incontrai nessuno disposto ad unirsi a me lungo il tragitto.

Così da solo alla porta famosa, e sempre solitario entrai.

C'era confusione, ed il pungente lezzo del fumo di sigarette e sigari mi riempiva i polmoni, facendomi tossire sgraziatamente.

Era lì?

Il cuore nel petto tacque quando non trovai dietro al verde bancone di marmo la sciarpa beige.

Ero forse tornato inutilmente?

No, fortunatamente no.

Comparve nel momento perfetto, comparendo da dietro il sipario di legno che separava la sala dalla cucina annodandosi il grembiule in vita e camminava diretto, verso il suo posto.

Solo e soltanto allora, quando vidi quella sciarpa dolcemente avvolta attorno al collo, quando scorsi i capelli arruffati e gli immancabili guanti neri a mezza nocca, il sangue nelle mie vene sgelò e riiniziò a circolare e riscaldare il mio infreddolito corpo.

Fu allora che mi accorsi di essere fermo in mezzo alla gente, e allora subito procedetti verso il bancone.

Cosa succedeva? Perché la mia mente era improvvisamente completamente vuota?

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