Capitolo 6
Cordofoni fantastici e svariate realistiche fandonie
Dopo un'intera giornata passata a lavorare, quando mi svegliai il mattino seguente ero piuttosto felice della prospettiva di quel dì: avrei fatto (come ormai ero solito a fare) colazione al bar e poi avrei tranquillamente oziato, bighellonando in giro (dal momento che non pioveva, stranamente) alla ricerca di facce amiche con cui intrattenermi.
Le frequenti piogge di quei mesi mi avevano tenuto ancorato in casa, e le uniche interazioni che avevo avuto quella settimana erano state con il Signor Outrè e con George.
Non che mi dispiacesse, sia ben chiaro, ma erano quasi tutte conversazioni distaccate (sottolineo il quasi, dal momento che la conversazione di qualche sera prima non era certamente distaccata...) o in cui non ero particolarmente partecipe.
Ma avevo tutto il tragitto per pensare, così dopo essermi preparato uscii.
Certo, nonostante l'assenza di precipitazioni il clima era piuttosto triste, grigio.
Le nuvole coprivano tutto non lasciando trasparire alcun raggio puro del sole pallido, e neppure un centimetro del manto celeste era visibile all'orizzonte.
Preferii non badare a quella pecca, poiché io non potevo fare molto per cambiare il tempo, e allora m'interrogai su chi fosse la persona con cui avrei preferito passare il pomeriggio.
Sembrerà una cosa insulsa, ma dal momento che avevo molte conoscenze, discernere chi tra quelle era più opportuno vedere fu complesso.
Familiari? Era tanto che non facevo visita alla mia cara zia, in effetti.
O forse era meglio fare un giro con un amico? Avevo promesso di aiutare Taylor a cercare una donzella, e probabilmente sarebbe stato utile anche a me trovare una compagna: ne era passato di tempo dall'ultima volta...
Non volevo però che Taylor trovasse una donna: da sempre pensavo che stesse benissimo con quella solare ragazza, come faceva di nome? Annie? Helly? No, no, era forse Hayely? Sì, Hayley, proprio lei!
Erano perfetti assieme, ed era evidente che a lui piacesse! Mi chiedo perché non avesse ancora fatto il primo passo...
Inoltre non ero personalmente interessato alla ricerca di una donna, in quel momento: stavo bene così; probabilmente questo accadeva perché non avevo ancora superato la precedente relazione...
Ma poco importava: finché questa mancanza non mi avesse provocato problemi, avrei continuato a non pensarci.
Così, senza pensare a cose nefaste, ma elencando semplicemente i nomi, nella mia mente, dei miei tanti amici, camminai in direzione del bar.
Passo dopo passo scartavo ogni persona, trovando impedimenti vari, ed arrivai al locale rassegnato a passare un'altra giornata solitario.
Entrai nel locale e come ogni altra volta lasciai cappello e giacca al solito ragazzo all'entrata, per quindi raggiungere il bancone.
E, proprio come ogni altra volta, trovai lì il solito cameriere intento a servire un anziano uomo che, sdentato, tentava di esprimersi, ottenendo però solo farfuglii confusi ed indecifrabili.
A quanto pareva ero il solo a trattenere le risate: George infatti osservava attento il buffo signore, tentando di discernere da quel discorso qualche parola preziosa, invano però.