Il re innamorato

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Il tonfo provocato dalla caduta di Shoyo l'avevano sentito tutti in palestra. Stavano provando la veloce stramba, lui e Kageyama, ma qualcosa doveva essere andato storto. La palla, a tutta velocità, lo aveva centrato in piena faccia, facendolo atterrare malamente a terra, senza controllo.

Tobio era rimasto paralizzato quando l'aveva visto cadere. Erano giorni che aveva la testa altrove, che non riusciva a concentrarsi durante gli allenamenti, e non sapeva come scusarsi per averlo colpito in piena faccia con quel passaggio. Non gli usciva dalla testa quell'idea fissa che ormai lo aveva completamente soggiogato, quella distrazione che non gli permetteva di pensare ad altro se non a lui.

Gli altri compagni di squadra avevano già circondato il piccolo numero 10 della squadra, per accertarsi che andasse tutto bene, nonostante la caduta, mentre lui era rimasto un attimo indietro, come inebetito da quanto successo. Cercò di riprendersi, recuperando lo svantaggio di corsa, per vedere come stava Hinata.

- Scusami, ho sbagliato l'alzata - disse subito, prima che l'altro potesse urlargli contro com'era solito fare, per poi fuggire via appena lo vedeva furioso.

- Mamma che botta, ma dove stavi mirando? A volte penso che tu mi odi ancora.

Dal fondo della palestra, Daichi Sawamura, il capitano, si era fiondato dov'erano radunati gli altri, per capire se fosse tutto a posto.

- Hinata, tutto bene? - chiese prontamente, vedendolo ancora a terra.

- Sì, a parte la pallonata.

Shoyo, passato lo stordimento, cercò di alzarsi, per dimostrare quanto appena detto. Dovette però fermarsi a metà strada, quando sentì una fitta provenire dalla caviglia sinistra.

- Ahi! - gemette, portando subito le mani al punto dove gli faceva male. - Credo di essermi preso una storta cadendo.

- Devi andare subito in infermeria a farti vedere. Kageyama, accompagnalo.

Tobio non poteva chiedere cosa peggiore. Se non riusciva a togliersi dalla testa Hinata mentre si allenavano tutti insieme, rimanere da solo con lui, anche se per poco tempo, non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Quei pensieri perversi nei suoi confronti sarebbero aumentati, ne era certo, ma non poteva disobbedire a un ordine del capitano, soprattutto quando era lui la causa di quanto accaduto.

- Riesci ad alzarti? - chiese in quel momento Daichi al suo kohai, visibilmente preoccupato per le sue condizioni fisiche.

Tobio non aspettò nemmeno che provasse a rispondere, che si era già accucciato in terra, accanto a lui, indicandogli di salirgli sulle spalle.

Shoyo non se lo fece ripetere, salendo in braccio al suo compagno per farsi accompagnare comodamente dalla dottoressa che lo avrebbe così visitato. Durante tutto il trasporto Tobio non disse una parola, chiudendosi in un misterioso silenzio. Shoyo non volle indagare, convinto che ancora si sentisse in colpa per quanto successo e che, dato il suo carattere introverso, non riuscisse ad esprimere quanto provava.

Per fortuna l'infortunio non era grave. Shoyo aveva solo una leggera distorsione alla caviglia sinistra, che sarebbe guarita nel giro di una settimana.

Rimasti soli in infermeria, la dottoressa si era allontanata e aveva dovuto lasciare il suo posto, Hinata decise che non poteva più starsene zitto; voleva capire cosa stesse passando per la testa all'altro.

- Mi vuoi dire che hai? Da qualche giorno sei strano, le tue alzate sono meno precise e quello che è successo oggi ne è la conferma. Ti ho forse fatto qualcosa? Se non parli, come pretendi che io capisca dove sbaglio?

Tobio era rimasto paralizzato a quelle parole, sgranando i suoi occhi grigio-blu come mai aveva fatto per fissarlo. Hinata lo guardava a sua volta, pretendendo una risposta, e a quel punto sentì che non poteva più nascondere quel che provava: doveva confessarglielo, anche a costo di spaventarlo. Magari, una volta esternato ciò che sentiva, sarebbe stato meglio e sarebbe riuscito a togliersi quei pensieri malsani e perversi dalla testa.

Haikyuu!! - Karasuno in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora