14. Adam

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Farla arrabbiare non era certo nelle mie intenzioni. Anzi: avrei voluto fare tutto il contrario, aiutarla, confortarla, darle un buon motivo per cui fidarsi di me. E invece l'avevo fatta scappare.
Mi passai una mano tra i capelli sospirando: avevo sempre avuto un brutto presentimento riguardo a quella stupida festa, ma non pensavo a niente del genere. Non pensavo di toccare un tasto tanto dolente. E poi Elisabeth mi avrebbe ucciso se non le avessi riportato la sua migliore amica. Non potevo fare niente di peggio a quel punto.
Mi guardai intorno cercando Scarlett, solo che c'era troppa gente e lei era così minuta... Di colpo mi ritrovai a pensare a quanto eravamo stati vicini solo un minuto prima, con le sue mani sulle mie spalle, i suoi occhi nei miei, il suo respiro che mi sfiorava la pelle. "Smettila", mi rimproverai: ci mancava solo che mi mettessi a ripensare a quello che era successo. Per colpa mia, tra l'altro.
Aggirai la gente che ballava in pista continuando a cercarla sullo sguardo e sentendomi quasi colpevole per quella sua arrabbiatura improvvisa. In realtà non ce n'era motivo, io le avevo offerto un aiuto pressoché gratuito, quindi perché ce l'aveva con me? Forse solo perché era troppo sospettosa di natura, oltre che lunatica.
«Adam!» La voce squillante di mia cugina mi riscosse dai miei pensieri.
Me la ritrovai davanti, splendida nel suo abito blu notte. Sorrideva, la mano stretta in quella di un ragazzo alto e con le spalle molto larghe.
Mi sforzai di sorridere. «Ehi Sel.»
«Volevo presentarti Josh, il mio fidanzato.» Disse lei indicando il ragazzo al suo fianco, che mi fece un cenno di saluto.
«Oh... Ehm, piacere di conoscerti.» Mormorai tendendogli la mano.
Lui fece un mezzo sorriso e me la strinse brevemente prima di lasciarla. «Il piacere è mio. Sei il cugino di Selena, giusto?»
«Già...» Confermai.
«Che ne dici di venire a bere qualcosa con noi?» Propose Selena aggrappandosi al braccio di Josh.
«Ehm... Non saprei...» "Devi trovare Scarlett prima che si cacci nei guai", mi ricordò una vocina nella mia mente.
«Su, non fare il difficile. Vieni.» Esclamò mia cugina prendendomi per un polso. «In fondo, è il mio compleanno, no?»


Ci volle un bel po' prima che riuscissi a congedarmi da Selena e i suoi amici. Avevo motivo di credere che alcuni di loro neanche l'avessero notato visto che erano piuttosto brilli. Meglio così, dovevo trovare Scarlett e avevo già perso abbastanza tempo.
Ero così preso dalla mia ricerca che mi scontrai con qualcuno. Feci un passo indietro e sollevai lo sguardo: davanti a me c'era una Julia piuttosto preoccupata e ansiosa.
«Julia, che succede?» Chiesi ritrovando di colpo la concentrazione.
«Adam, ehi. Ho solo... ecco, perso Michael.» Rispose titubante. «Aveva detto che andava a prendere da bere, ma poi non è più tornato.»
«Non ne sono sicuro, ma credo di averlo visto da qualche parte vicino al DJ.» Risposi: avrei riconosciuto quello stupido gilet verde ovunque. Gli avevo detto mille volte di buttarlo, ma lui non mi aveva mai ascoltato.
Julia sembrò decisamente sollevata. «Grazie, sul serio.»
Le sorrisi appena, poco convinto. «Figurati.»
Feci per andarmene, ma lei mi richiamò: «C'è un'altra cosa: ho visto la tua amica, Scarlett, al bar e non mi sembrava che stesse molto bene.»
«Vuoi dire che è ubriaca?» Ci mancava solo quella... Come l'avrei spiegato ad Elisabeth? O alla madre di Scarlett?
«Probabilmente sì.» Confermò Julia.
Sospirai. «Okay, grazie.»
Annuì appena. «Forse è meglio se andiamo entrambi allora.»
«Già.» Mormorai.
Mi allontanai da lei cercando, contemporaneamente, di evitare la massa di persone che affollava la pista da ballo e di trovare la via più veloce per il bar. Avevo messo in conto di tutto quando avevo accettato di andare alla festa con Scarlett, ma di sicuro non il fatto che si sarebbe ubriacata. Al massimo avevo pensato che sarei stato io a farlo, però era comunque un'ipotesi abbastanza irrealizzabile visto che non mi piaceva bere.
Ora invece mi ritrovavo ad avere a che fare con un licantropo ubriaco e non avevo la più pallida idea di come aveva reagito all'alcol. Da quelle poche informazioni che ero riuscito ad estorcerle avevo capitolo che il metabolismo dei lupi mannari era più efficiente di quello umano, ma lei non aveva mai accennato agli alcolici. Per quel che ne sapevo potevano renderla più aggressiva e lunatica di quanto non fosse già, oppure tutto il contrario. Per quanto mi affascinasse la sua licantropia, quello era un lato di lei che avrei preferito non dover mai vedere.
Quando, finalmente, raggiunsi il bancone del bar, avevo quasi il fiato corto e qualcosa mi diceva che era più per l'ansia che per l'essermi dovuto fare strada in mezzo ad un braco di adolescenti esaltati.
E lei era lì, seduta su una panchina con l'aria imbronciata e una bottiglia in mano. Accanto a lei ce n'erano altre, non avrei saputo dire quante, ma di sicuro erano troppe.
Imprecai mentalmente e la raggiunsi rendendomi conto che di lei mi importava più di quanto fossi disposto ad ammettere con me stesso.
Senza aver deciso di farlo, mi ritrovai inginocchiato davanti a lei che cercavo di incrociare il suo sguardo sfuggevole: neanche l'alcol era riuscito a farle perdere questa caratteristica. «Scarlett.»
Mi guardò con la fronte aggrottata. «Che vuoi?» La sua voce suonò impastata.
Aveva gli occhi un po' annebbiati e distanti, ma sembrava piuttosto lucida. O almeno era quello che mi auguravo.
«Come ti senti?» Chiesi osservandola preoccupato.
Scrollò le spalle. «Bene.» E fece per portarsi la bottiglia alle labbra.
Gliela tolsi di mano guadagnandomi un'occhiataccia e un insulto senza un destinatario particolare borbottato a mezza voce. «Ehi.» Protestò. «Questo è un paese libero.»
«Credimi, se non fosse che domani Elisabeth ti chiederà com'è andata ti lascerei bere quello che vuoi, ma sappiamo entrambi che ci ucciderà se saprà che ti ho fatto ubriacare.» Risposi.
Ridacchiò come se avessi detto qualcosa di esilarante. «No... Lei non ti ucciderebbe mai: è cotta di te.»
"Michael aveva ragione: è parecchio coinvolta", pensai quasi a disagio. «Beh, è una buona notizia. Ora che ne dici di andare casa?»
«Uhm...» Fece un smorfia. «Non mi va.»
Sospirai. «Ah no?»
«No.» Confermò allungando una mano verso la bottiglia.
La allontanai di nuovo e le presi con delicatezza il polso. «Non è una buon'idea continuare a bere, sai? Sei già ubriaca.» Mormorai.
Lei aggrottò lo fronte, come se non riuscisse ad afferrare il concetto. «No, io non posso ubriacarmi.»
«Non puoi nel senso che tua madre si arrabbia se lo scopre?» Chiesi cercando di nuovo di incrociare il suo sguardo.
Scosse la testa. «Non posso nel senso che i licantropi smaltiscono l'alcol più velocemente degli umani: non facciamo in tempo a berne abbastanza per ubriacarci che lo abbiamo già eliminato.»
«Tu però non mi sembri molto sobria.» Commentai prima di mordermi il labbro.
Si strinse nelle spalle. «Tutti hanno un limite, anche i lupi mannari.»
«D'accordo, approfondiremo il discorso un'altra volta. Ora è meglio andare, mmh?» Tentai sperando di riuscire a convincerla. Anche perché altrimenti non avrei mai saputo cosa fare.
Sorprendendomi, lei annuì. «Ho freddo.»
«Allora adesso andiamo a scaldarci, okay?» Proposi posando la bottiglia a terra e alzandomi.
Lei fece cenno di sì pur mantenendo lo sguardo fisso a terra: sembrava concentrata su qualcosa anche se riuscivo a capire cosa. Le tesi una mano che afferrò per poi tirarsi su. Barcollò in avanti finendomi praticamente contro. Istintivamente la circondai con le braccia per sostenerla. Lei appoggiò le mani sul mio petto in cerca di stabilità. Aveva ancora la stessa espressione quasi imbronciata, non sembrava che tutta quella vicinanza le desse fastidio.
Mi allontanai appena da lei per poterla guardare in faccia. «Riesci a camminare?»
Un angolo della sua bocca si sollevò appena in un sorriso un po' sbilenco. «Certo.»
Invece non è che le riuscisse tanto bene. O meglio, camminare camminava, ma con passi incerti e traballanti che ci rallentavano. Alla fine mi decisi a darle una mano: mi avvicinai a lei e le passai un braccio intorno alla vita. Non sembrò farci molto caso anche se si aggrappò alla mia camicia stringendosi contro di me. Raggiungere la macchina non fu facilissimo, però almeno ci eravamo arrivati e non era un traguardo poi così indifferente.
Non vidi Selena ed incrociai Julia solo per un secondo: stava aiutando un Michael decisamente ubriaco a camminare fino all'auto mentre lui borbottava frasi senza senso sui lunedì discriminati e le formule chimiche. Mi offrii di aiutare Julia, ma lei, dopo un'occhiata veloce a Scarlett, disse che avevo abbastanza da fare anch'io.
«Eccoci qua.» Mormorai mentre aiutavo Scarlett a sedersi sul sedile del passeggero.
Prese subito la sua giacca e se la infilò per poi stringersi le braccia al petto sussurrando un "grazie" senza un destinatario preciso.
Mi misi al voltante sentendomi sia sollevato perché ce ne stavamo finalmente andando, sia in colpa perché avevo lasciato che Scarlett si ubriacasse e non avevo salutato Selena. Mi dissi che ci avrei pensato il giorno dopo, in quel momento la priorità era riportare Scarlett a casa sana e salva.

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