Ballet

233 31 4
                                    

«Michael sei pronto?» sentii urlare da fuori la mia stanza. Ashton sapeva essere davvero rompi palle in certi contesti.

Svogliatamente misi in pausa il videogioco a cui stavo giocando e gli risposi: «Pronto per cosa?»

La sua risposta non tardò ad arrivare: «Dobbiamo andare a teatro, vedi di muovere il culo!» mi ordinò.

Sbuffai e di malavoglia mi alzai dal letto, raccattando i primi vestiti che mi capitarono sotto mano e infilandomeli, per poi uscire dalla stanza.

«Sembri un barbone, ma siamo in ritardo e gli altri ci aspettano in macchina» mi prese per un braccio e mi trascinò giù per le scale, per poi uscire di casa e condurmi fino all'auto.

Una volta seduti chiesi cosa saremmo andati a fare a teatro.

«Il management ha pensato che non era il caso di farci marcire in casa o ubriacare in un club, quindi ha optato per il teatro. C'è uno spettacolo di balletto» mi rispose Luke. Sbuffai per l'ennesima volta e buttai la testa all'indietro chiudendo gli occhi.

Immediatamente la sua figura mi tornò in testa: i suoi capelli chiari fluttuavano liberamente mentre si muoveva con delicatezza estrema, sulle punte. Non riuscii a scacciare l'immagine di lei che danzava nella palestra della scuola, fuori orario, per esercitarsi per lo spettacolo di fine anno, nella penombra, illuminata solo dalla luce esterna. Ed io che la guardavo rapito, di nascosto, sulle gradinate.

Un groppo mi si formò in gola e feci di tutto per mandarlo giù, inutilmente.

«Mike?» mi richiamò incerto Calum.

«Mh?» alzai la testa e risposi risultando scorbutico anche a me stesso.

«Tieni la giacca di pelle, magari copre quello scempio di maglia che hai messo» disse passandomi l'indumento, che indossai.

«Che hai?» bisbigliò Ashton al mio orecchio, sembrando preoccupato.

«L'idea di vedere un balletto a teatro non mi entusiasma parecchio» risposi freddamente, ricevendo un'occhiata interrogativa.

«Lascia perdere» intervenne Luke, forse capendo a cosa mi riferivo.

Non appena fummo arrivati, non mancò l'accoglienza dei paparazzi, a cui cercai di mostrarmi il più sereno possibile nonostante sentissi le lacrime pizzicarmi gli occhi e il nodo alla gola farsi più stretto.

Quando entrammo a teatro e le luci si abbassarono, mi sentii leggermente meglio nella penombra, nascosto da occhiate indiscrete.

E fu così che quando lo spettacolo cominciò e la vidi comparire sul palco, con i soliti capelli chiari raccolti in uno chignon, a cui sfuggivano solo poche ciocche, sorrisi.
Sorrisi al ricordo di come non volesse mai raccoglierli, e di come li lasciasse sciolti sulla schiena, facendosi ricoprire di rimproveri dalla sua insegnate e non curandosene minimamente, continuando a ballare.

Era così bella, splendeva di luce propria e si distingueva tra le altre ballerine, come aveva sempre fatto.

Per un istante, solo uno, mi sembrò di incrociare il suo sguardo, scontrandomi con il grigio azzurro dei suoi occhi, e vederla sorridere beffarda. Ricordai le ultime parole che mi disse quel giorno, prima che salissi sull'aereo:
"Ci rivedremo Michael, per caso o per destino."

E seppi di per certo che quella sera, dopo la sua esibizione, sarei andato a trovarla dietro le quinte; come quando eravamo al liceo.

Angolo autrice
Okay, non lo so, avevo voglia di scrivere una one-shot e boom. Eccola qui, spero sia di vostro gradimento.
Aspettatevene un'altra.
Cactus a tutti
-e

ballet» m.g.c. [one shot]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora