Prologo.

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《Avanti, Crystal, tesoro alzati》,Una voce familiare mi risveglia dal mio profondo sonno, le piccole luci del sole che filtrano attraverso la finestra mi pizzicavano, procurandomi fastidio agli occhi, così, ahimè, mi alzai, sentendo istintivamente la mancanza di morfeo, la prima cosa che vidi fu l'orologio digitale sistemato al lato del mio letto che segnava le 6:00 esatte, l'estate era finita e si era portata via anche i miei incubi, o quasi.
《Signorina, i suoi genitori la aspettano per la colazione》《Lacey, mi conosci da tutta la vita e ti ostini ancora a chiamarmi "Signorina", oh andiamo》mimai le virgolette sulla parola Signorina e la vidi sospirare 《I suoi genitori, lei lo sa bene》mi disse insicura, quasi in un sussurro e io deglutii prima di rispondergli 《 parlerò io con loro》, la liquidai con un semplice 《Puoi andare》e mi catapultati vicino la mia cabina armadio, anche se non potevo definirla tale dal momento che i vestiti non ce li mettevo io, d'altronde, in quella casa io non comandavo, io non ero nulla.
Quella mattina ero come al solito sguazzata nella mia strozzante/oppressiva monotonia e dopo aver fatto una doccia veloce, scesi le scale in marmo che tanto odiavo lentamente e mi avviai verso la sala da pranzo dove trovai mio padre intento a leggere uno dei suoi soliti giornali e mia madre a mangiare la sua colazione, entrambi stavano discutendo di affari, i miei genitori erano importanti imprenditori, al quanto importanti. Mi accolsero sorridendo, un sorriso che io non ricambiavo mai, e che mai, ricambierò. 《Oh, avanti cara, siediti pure》annuii con un cenno del capo e come al solito: testa bassa, sorriso tirato e mangia in fretta.
I miei genitori erano veri e propri malati, non volevano io uscissi di casa, mi tenevano rinchiusa lì come fossi un animale, una gabbia, una prigione, la definivo.
Purtroppo mia madre, aveva raccontato una grossa stronzata ai giornalisti, presa dall'ansia del momento, ad una conferenza stampa "Non posso avere figli", sta di fatto che il mese dopo mia madre rimase incinta e se qualcuno avesse saputo della mia nascita, avrei rovinato il nome della mia famiglia, hanno anche provato ad abbortire ma fu troppo tardi, così quando nacqui, la mia famiglia mi tenne lontana dal mondo, lontana da tutto, e io li odiavo. Non avevo mai saputo cosa si provava a camminare sull'erba, sentire la sensazione della sabbia sui miei piccoli minuscoli piedi, non avevo mai visto gli animali che tanto adoravo, la pioggia ricadere sul mio esile corpo, non avevo mai vissuto per davvero. Avevo provato anche a scappare ma mi avevano scoperto, così mi tennero chiusa in camera mia per circa tre settimane, quasi senza farmi toccare cibo, erano dei mostri.
La maggior parte del tempo lo passavo leggendo, leggere mi aiutava a capire il mondo, mi aiutava a sognare, a sperare, che forse un giorno, sarei stata libera.
Quel giorno sarei dovuta stare tutto il tempo nascosta in camera mia, perché avremmo avuto ospiti a cena, a quanto pareva la sorella di mia madre, mio zio e mio cugino avrebbero dovuto fare visita a i miei genitori.
La voce squillante di Lacey, mi risveglia dal mio stato di trans, 《Signorina, i signori Raym, stanno arrivando, i suoi genitori mi hanno assegnato le seguenti istruzioni: Non deve uscire per nessuna ragione dalla sua camera, verrò io a servirle la cena, mangerà in camera sua ed eviti di usare qualsiasi tipo di mezzo/utensile elettronico, farebbero rumore.
《Ah se a bisogno di qualcosa, non esiti a chiamare uno dei domestici, silenziosamente》《Ho bisogno di uscire di qui》pensai.
《Naturalmente Lacey, come sempre》Abbozzai un microscopico sorriso e lei se ne andò; poco dopo mi buttai sul letto, intenta a leggere l'unico libro mai letto, che se ne stava lì, sull'ultimo scaffale della mia libreria, L'amore come le quattro stagioni, di Kate Envans, mi chinai per non alzarmi dal letto raggiungendo la mia scrivania completamente nera, presi il libro e cominciai a leggere: "In questo momento nel mio cuore é autunno i rami che lo intersecano saranno presto secchi e spogli, poi, dopo tante lotte, arriverà il gelo..Un gelo che nessuno riuscirà a sciogliere", Non potei fare a meno che paragonarmi alla protagonista; Un cuore lei credeva gelato, freddo e destinato a morire da solo, si scioglie, vuole dire che forse tutti hanno qualcuno, tutti hanno qualcuno a cui poter donare la chiave che apre il lucchetto della propria anima, tutti tranne io...
La mia anima era come incatenata, destinata a rimanere sola, o così credevo.

Il rumore alla porta del salotto spinse i miei pensieri nell'angolino più remoto della mia testa, mi alzai dal letto e guardai dallo spioncino della porta di camera mai, notando che erano arrivati tutti quanti, ma chi mi colpì maggiormente fu mio cugino: Aveva dei jeans neri, con degli strappi proprio sul ginocchio e una canottiera bianca, con dei tatuaggi sulle braccia, non riuscii a inquadrarlo bene in faccia, ma la cosa che sicuramente si notava a kilometri di distanza, erano i suoi occhi neri, neri e.. 《Bellissimi》completò la frase il mio subconscio.
Mi staccai dalla porta contro voglia, e morsi il labbra frustrata, 《Tanto non lo conoscerai mai》《Subdolo, irritante, maledetto subconscio》ripetei a me stessa 《Crystal, ti stai insultando da sola》Ignorai il commento, e misi da parte il mio dialogo interiore tornando verso la porta, o almeno era quello che avevo intenzione di fare, prima che la porta si aprisse di scatto rivelando la slanciata figura di mio cugino, mi allarmai subito 《Chi ti ha mandato qui?》Balbettai presa dall'ansia, anche se lui non sembrava scomporsi lo definirei quasi..tranquillo 《Cercavo il bagno veramente, pensavo che..》chiusi la porta a chiave interrompendolo e quando gli diedi la mano un brivido si impossessò del mio corpo 《Vieni con me》gli dissi, lo portai dietro la spalliera del letto, nascondendoci dalla finestra, era piuttosto grande, avremmo rischiato se solo non ci fossimo mossi di lì 《Allora me lo dici chi sei?》ero sicura di sembrare un fantasma; 《Si, te lo dico》e poi gli raccontai tutto, senza tralasciare nessun particolare, non so perché lo feci ma mi fidavo, per la prima volta in vita mia, mi fidai. quando ebbi finito di raccontare lo vidi sbiancare probabilmente era perché mi aveva visto piangere, anche se mi ero ripromessa di farlo più, non volevo sembrare debole, 《la debolezza e la fragilità portano solo il dolore》mi ricordò il mio subconscio, lo odiavo, ma aveva ragione, così mi portai una mano vicino agli occhi e asciugai le lacrime, quando alzai lo sguardo rimasi incatenata dai suoi occhi neri, era come se un omino invisibile avesse legato i miei occhi ai suoi, in qualche oscuro modo, 《Non avresti dovuto incontrarmi》sussurrai mentre si avvicinava pericolosamente a me, 《Sei davvero un' incoscente》, lui mi rispose sorridendomi, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio 《E tu sei bellissima》Sospirai, e abbassai la testa, non volevo fargli vedere che stavo sorridendo, purtroppo se ne accorse, mi alzò viso e si avvicinò al mio orecchio sussurrando: 《Sei bellissima quando sorridi》Arrossii a quelle parole.
《Non dirai a nessuno di questo vero?》Scosse la testa 《Non lo farò, sarà il nostro segreto, promesso》.

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