.

1K 67 10
                                    

Di rose che bucavano l'asfalto.

Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcun scopo di lucro,
non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere
o dell'orientamento sessuale di queste persone,
nè offenderle in alcun modo.

Dedicato a Cice, Aurora ,Xander Anto, Grim, Leila, Lidia,
Loki,Mars, Ronnie, Sara, Anna
e le altre ragazze del gruppo Midez di FB

Aurora Ramazzotti era un adolescente qualunque. Il suo nuovo lavoro da presentatrice non la rendeva diversa, più matura o meno ingenua; piuttosto la elevava ad una posizione in cui permettersi cadute scivolose sarebbe stato anche troppo azzardato.  Probabilmente era questo il motivo per il quale, in quella serata fredda di fine novembre, aveva il cuore che accellerava fortissimo, la fronte corrucciata, e mille domande sulla validità delle scuse che avrebbe dovuto dare se fosse stata beccata a pedinare Federico in giro per i camerini del backstage dell'arena di XFactor. Erano ormai diversi Live che passava nello stesso identico modo: cercare Mika, trovarlo isolato, scoprirlo non così troppo solo ma in compagnia di un ragazzotto milanese troppo incazzato col mondo e con una voglia di amare per davvero che si rifletteva su ogni suo gesto.
Inizialmente credeva fosse un caso: le corse in bagno fatte quasi sempre in contemporanea, le frecciate colme di veleno che Federico gli lanciava quando qualcosa non gli andava giù, i sorrisi colorati di Micheal, quando l'altro entrava nella stanza.
Ovvio che, considerarlo un caso dopo che Genn e Alex avevano beccato un Mika stropicciato e arrossato, felice come un bimbo il giorno di natale, nel camerino di Federico, entrambi sfiniti e stravaccati sul divano in pelle rossa, con la camicia di Michael che di camicia aveva ben poco, diventava seriamente difficile.
Ma le avventure di Aurora nelle vite sentimentali altrui, sono altre storie.

Alessio era stanco. La competizione lo stava schiacciando, gli altri concorrenti erano diventati troppo intimi, troppo amici, una famiglia che non era pronto a lasciare in definitiva. La semifinale e la finale. Due settimane e sarebbe tornato a casa, non importa se con un contratto discografico o no. Sarebbe tornato. Desiderava tanto potersi permettere degli sfoghi, un pianto liberatorio e nevrotico, una frase biascicata a metà, un "mi manca la mia monotonia".
Ma non poteva.
Erano le due del mattino quando il letto accanto al suo si svuotò lasciando il piumone e le lenzuola arrotolate sul fondo, diffondendo nella camera quell'odore tipico che sapeva di Gennaro e che era divenuto inconfondibile. Non era bagnoschiuma o un profumo dei tanti che si incontravano nelle profumerie  d'elite o nei supermercati scadenti. Era semplicemente l'odore di Genn, qualcosa di personale, di fisico, che sapeva di pelle ed assumeva sfumature dolciastre, che si accentuava durante il sonno e che Alessio percepiva in continuazione.
Restò due minuti in ascolto, i passi leggeri dell'altro e le luci che si accendevano ad intermittenza, dopodichè si alzò e lo cercò per il loft.
Non era difficile capire le intenzioni di Gennaro, non dopo averci passato insieme così tanto tempo, dopo averlo studiato e squadrato da ogni angolatura, dopo essersi accorto dell'accenno di barba che gli spuntava sul collo, che era fastidiosa da morire, che gli procurava piccoli sfoghi e arrossamenti che Gennaro malediceva ogni mattina quando si lavava i denti davanti allo specchio con il suo spazzolino nero e verde fluo.
Non c'era da stupirsi, quindi, quando appena messo il piede sull'ultimo scalino, Alessio si sedette sul divano della sala prove, quella più riservata del loft, senza nemmeno accendere una luce. Gennaro era li, e il suo odore si attaccava ai vestiti.
"Vai a dormire Alex"
Un sospiro pesante, un movimento leggero e Gennaro gli si strinse addosso appena un pò di più.
La mano di Alessio, si posò automaticamente sui capelli sudati del biondo, senza chiedere il permesso, con una familiarità consueta e dettata da un rapporto indefinito.
"Cosa succede Genn? Uh? Cos'è che ti da fastidio?" la mano percorreva la lunghezza dei capelli leggermente bagnati, un po' appiccicati sulla fronte, la fronte calda percepibile attraverso i polpastrelli.
"Non succede nulla. Sto un po' stanco." Nella pausa che venne subito dopo, Gennaro si girò per poterlo vedere negli occhi.
Era buio, nessuna luce penetrava, ma la stanchezza emotiva di Alessio era palpabile anche in quel momento vuoto, privo di senso, difficile e amaro.
"Ti giuro che ci arriviamo alla finale. Te lo prometto Genn. Smettila di stare così ansioso. Ti ci porto alla finale, okay?"
"E' andata uno schifo Alè. Ho fatto schifo, ho sbagliato tutto, non ho azzeccato manco una nota. Doveva uscire una cosa fatta bene veramente. Ho rovinato tutto ancora una volta."
"Stai calmo Gennà. Calmo. Hai fatto bene tutti i Live. Stai lavorando bene. A tutti capita."
"A te non capita Alessio! A te va sempre tutto alla perfezione. Ci sto facendo buttare fuori dalla competizione! C'è sempre qualcosa che non va, non lo reggo più."
"Smettila."
Gennaro si alzò dal divano, vagò per un po' nella stanza, si stropicciò la faccia e si tirò le punte dei capelli, poi rimase in piedi davanti a lui.
Non si mosse, Gennaro, fino a quando la mano di Alex, solida e decisa come sempre, come solo lui sa fare, non gli strinse il polso, appena prima della manica della sua felpa consunta, lì dove Genn aveva giurato  di scarabocchiarci il suo nome, o quello di Imma, o il titolo della loro prima canzone.
Non potè far altro se non girarsi, la mente annebbiata dai settecentocinquanta pensieri e il viso dolce di Alessio come sfondo sfocato di una realtà vivida.
Gennaro ha sentito il freddo del loft deserto, Alessio la paura di non farcela, di non riuscire a trascinarlo con sè, di perderlo lungo la strada tortuosa.
Loro sono sempre stati così, soli e unici nella loro bolla sempre pronta a scoppiare al minimo sbalzo di temperatura, sempre pronta ad esplodere o a posarsi su una superfice scomoda, una loro dimensione, dove il rapporto si modificava, si plasmava, si adattava ai loro corpi in continuo mutamento, alle loro emozioni così forti e impulsive, dettate da un coraggio che non sarebbe mai esistito se non fosse che si conoscevao da troppo tempo per farlo venire a mancare.
Gennaro sosteneva che le aspettative fossero spaventose per davvero e che l'ansia era a loro strettamente legata, che andavano prese seriamente perchè erano quest'ultime a fare sempre la differenza. Alessio non aveva mai capito per davvero cosa volesse dire, prima di quella serata spenta e crogiolata nella disperazione di un ventenne che intravede una possibile carriera davanti ai suoi occhi, e gli sembra sgretolarsi al primo tocco.
Ma, in quel momento, Alessio capisce.
Le dita strette attorno al polso scivolarono lentamente e si intrecciarono alle sue, lunghe, calde, appena tremolanti perchè, Gennaro, è fatto così.
"Stai con me, per piacere"
Era una richiesta sussurrata, strozzata sull'ultima sillaba dell'ultima parola, macchiata di paura, di confusione. La bocca storta in una smorfia preoccupata, che lasciava intravedere le insicurezze di un ragazzo che ha molto da offrire e troppo da perdere.
Non si dissero nient'altro, quella notte. Si limitarono ad aprire il divano letto e si coricarono, i piedi nudi e freddi di Gennaro infilati in mezzo alle cosce di Alessio, perchè era così che facevano sempre, era così che gli piaceva.
Si addormentarono nel giro di un respiro mozzato e di uno sguardo sostenuto un po' troppo a lungo, in segno di una promessa.
Senza parlarsi, quella notte, si dissero che la vita senza l'altro sarebbe stata un orribile spreco.

Di rose che bucavano l'asfalto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora