Capitolo 9
Northern Downpour sends its love
Infine la ritrovai la strada per casa, grazie alla spontanea gentilezza degli abitanti della zona.
Sembrerà insulso, ma rimasi estasiato ed intrigato dalla naturale amichevolezza che trovai in quei quattro bambini che mi accompagnarono sino al centro della città quasi, interrompendo per me i loro giochi e tardando a rincasare!
Ma un nuovo dì era iniziato, e dopo tempo quella mattina feci colazione nella mia vecchia, grande dimora.
Mi diressi perciò lento verso la cucina, e scompostamente mi accasciai su una sedia, indossando ancora il pigiama.
Avrei dovuto lavorare, probabilmente, ma quella primavera che avanzava mi aveva reso un incosciente immaturo, privo della benché minima voglia di impegnarsi, ed allora procrastinai per l'ennesima volta.
Non riuscii neppure a sentirmi in colpa per ciò che stavo facendo, tanto era piacevole quel dolce ozio a cui già da tempo mi ero liberato.
Mentre cominciavo a sorseggiare il mio tè e finché ascoltavo il pane friggere nella padella sul fuoco, ripensai alla giornata passata: ero stato davvero bene.
Quando poi mi chiesi per quale ragione non avessi la mattina precedente, mentre elencavo tutte le persone con cui avrei gradito passare la giornata, pensato a George, e la risposta quasi mi divertì: "non avremmo avuto molto da dirci" ; come sbagliavo!
Il pomeriggio passato infatti avevamo, soprattutto durante il tragitto verso casa sua, discusso dei più svariati e strampalati argomenti!
Infatti, seppur non avessimo molto in comune quanto a interessi, io e George riuscivamo a divertirci con poco, a ridere per nulla; quando scherzavo con lui non m'interessava di mantenere un'apparenza seriosa, anzi: quando ero con lui la mia mente dimenticava ciò che con gli anni aveva imparato e tornava ad essere quella di un bambino di sei o sette anni, privo di preoccupazioni, affanni o timori, e dalla risata sincera.
Sì, quando stavo con lui il mio animo s'alleggeriva più di quanto già non fosse (dal momento che la mia vita non stava andando male affatto, prima di incontrarlo): avevo trovato proprio un buon amico.
E adoravo quell'amicizia, quell'amicizia fatta di battute insensate e infantili, condita con gesti sconsiderati e dolore agli zigomi per i troppi sorrisi; la adoravo perché non necessitava di niente, e le differenze socioeconomiche tra noi erano annullate.
Quella mattinata passò lenta dal momento che, preso da un senso del dovere immotivato, decisi di lavorare con impegno e zelo.
E mi impegnai davvero!
In un manciata d'ore ero già giunto a metà di ciò che dovevo fare per il caso del signor Outrè, quando mi diressi in cucina per preparare un pranzo di fortuna. Non ero mai stato un grande cuoco.
Avrei fatto meglio ad arrivare in anticipo al bar, pensai, dal momento che solitamente ero ritardatario.
Così mangiai quello che trovai in dispensa: pane, affettati, carne in scatola e formaggio; non il più salutare dei pasti certo, ma dal momento che il mio stomaco era pieno andava più che bene.
Nel tragitto verso il bar pensai un po' a dove si sarebbe potuto trovare il famigerato giradischi, poiché da quando avevo capito la nostra meta non era la casa di George, ma non ebbi neppure il tempo di pensare a cinque possibilità che già ero arrivato, e vidi ferma ad aspettarmi poco distante la sagoma di George. Ero forse, ancora una volta, in ritardo?