Capitolo 33

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«Dodici, tredici...» contava Ary con un filo di voce.

«Fermo.» Emma gli indicò una piccola cicatrice bianca sotto il proprio gomito destro. «Questa non l'hai contata.»

Ary sospirò sommessamente. «Quattordici.»

«Sicuro?»

L'umana girò su se stessa lentamente, per dargli una visione completa della parte superiore del suo corpo finalmente privo delle bende.

«Sì.» Sembra Tie, pensò Ary, storcendo il naso. Dai fianchi fino alle spalle era striata da sottili linee oblique più chiare di pelle nuova. Aveva visto con gli occhi dello stesso Bli tutti i punti in cui era stata ferita, ma avercela davanti, con tutte quelle cicatrici, seppur richiuse perfettamente dal saggio e preciso intervento di Diux, gli fece impressione. Tutto quello che aveva provato il giorno in cui credeva di averla persa gli rimpiombò addosso con arroganza. Con la felicità di scoprirla ancora viva si era quasi dimenticato di come si fosse sentito quel giorno. «Non farlo.» Si ritrovò a dire, con la voce spezzata dal dolore.

Emma, che si stava infilando nella tuta bianca datale da Zerx, gli rivolse un'occhiata stupita. «Ary, ne abbiamo già parlato...»

Lui distolse lo sguardo. «Lo so.»

«Ti ho promesso che tornerò. Ce la metterò tutta.»

«Lo so.»

Ary si sentì abbracciare, ma non ebbe il coraggio di ricambiare quel gesto, le sue braccia rimasero distese lungo i fianchi, con i pugni stretti con forza. Continuò a guardare ostentatamente il soffitto. «È solo che non voglio perderti, ora che so cosa si prova, non voglio» lamentò, in un misto di dolore e rabbia.

La sentì ridacchiare mentre gli lasciava un dolcissimo bacio sul collo. «Dovevi sbranarmi la prima volta che ci siamo visti, ti saresti risparmiato tutti questi problemi.»

Lui abbassò lo sguardo, sconcertato. Lei gli fece l'occhiolino. «Dai, aiutami a infilare quest'affare.»

Non si dissero altro. Ary l'aiutò a mettere la tuta bianca e poi l'accompagnò nella stanza buia in cui avevano ritrovato l'umano congelato. Zerx aveva deciso di installare lì tutta l'apparecchiatura, non solo perché era una stanza particolarmente spaziosa, ma, oltre a quella di Ice, era presente un'altra vasca con il plasma, in cui Emma avrebbe dovuto immergervisi per svolgere il suo compito.

Diux se ne stava a smanettare con cavi in un angolo, Tie era alle prese con la sua tastiera dietro ben tre schermi guardandoli nevroticamente uno alla volta in preda al panico, Zerx andò loro incontro, tranquillo e posato come suo solito.

«Emma» disse lo Scavii, porgendole due piccoli oggettini di metallo. «Farà male.»

L'umana rise prendendo le mollette di metallo dalle mani dell'alieno e appuntandosele sui capelli biondi ai due lati della testa. «Lo so.»

«FATTO» strillò Tie, attirando l'attenzione di tutti.

Il metà marziano era letteralmente accasciato sulla sedia, con gli occhi chiusi e il fiatone.

Entrambi gli Scavii gli si accostarono, guardando gli schermi con interesse. Diux sorrise, battendo una sonora pacca sulla spalla di Tie, che sussultò. «Kaunis aveva ragione su di te, sei un genio, ci avrei messo il doppio del tempo io.»

«Avevi qualche dubbio, scusa?» replicò stizzito l'alieno, incrociando le braccia al petto.

«Questo cosa sarebbe?» domandò Zerx, indicando un punto dello schermo. «"Emma&Ice per salvare il mondo"

Gli occhi di Tie si illuminarono, così come la sua pelle. «Un Gdr di nuovissima generazione.»

L'espressione di Diux si indurì. «Ti sei messo a sviluppare un videogioco?!»

L'umana dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora