My New Work

415 48 3
                                    

Camminavo per Los Angeles con gli auricolari nelle orecchie.
Mi guardavo intorno, spaesata ma contenta. Io ero una persona semplice, e l'ultima cosa che mi sarei potuta aspettare era trasferirmi in California.
Eravamo a febbraio, ma faceva molto meno freddo rispetto a Londra.
Indossavo solo un jeans, degli stivali fino al ginicchio, una felpa, un cappotto lungo e una sciarpetta.
Nevicava, ma i fiocchi quasi non toccavano terra. Avevo bisogno di un lavoro, e alla svelta.
La barista? No, non ne ero capace.
La cameriera? No, avrei fatto cadere tutto.
La commessa? Meglio di no... Non faceva per me.
Cantante al piano bar? No, ansia da prestazione.

Uffa...
Poi, come un miracolo, un lavoro.
Era un poster, attacato a un muro, su cui c'era scritto in maiuscolo e in blu:
“Cercasi casalinga”
Il lavoro perfetto per me. Sotto, alla fine del poster, era segnato un numero fisso e l'indirizzo. Decisi di chiamare per informazioni.

-Pronto?-

Una voce maschile rispose.

-Ehm, salve. Ho visto che cercate una donna per le pulizie e io sarei interessata...-

Dissi sperando in una risposta affermativa.

-Mhh... Ecco, i miei genitori ora non sono in casa, ti farò richiamare più tardi e ti farò sapere.-

Meglio di un no, in fondo.

-Okay.-

Risposi un po' titubante. Poi alzai lo sguardo per osservazione le nuvole.

-Scusa, tu come ti chiami?-

Mi chiese, chiunque fosse, dall'altra parte del cellulare.

-Io sono Dayane.-

Dissi semplicemente.

-Okay Diana-

Lo interruppi.

-Dayane.-

Lo corressi. Una cosa che odiavo era quando la gente sbagliava il mio nome.

-Scusa, Dayane, ti farò sapere più tardi. Okay?-

-Okay, per me va bene.-

-Ottimo, allora... ciao e buona giornata.-

-Grazie, anche a te.-

Dissi. Poi chiusi la chiamata. Sospirai, continuando a fissare lo schermo del cellulare.
‘Perfetto, ho trovato un lavoro...
Pensai mentre mi voltavo per recarmi ad un bar, ma poi mi bloccai e decisi di prendere quel poster.

▪~~▪~~▪~~▪

«Sono tornata!»

Urlai per farmi sentire, appena entrata dalla porta. Mi tolsi il cappotto e lo appesi all'appendiabiti. Andai nel salotto con la speranza di trovare mia madre oppure mia zia, ma invece trovai un semplice bigliettino poggiato sul tavolo.

“Tesoro io e tua madre siamo uscite e torneremo un po' tardi...
Mamma è andata a fare la prova in un bar e io sono andata a lavoro, non torneremo prima delle 8:00pm.
Ti vogliamo bene :)

Sbuffai.
Non sapevo cosa fare, ma poi decisi che avrei terminato di mettere in ordine le mie cose.

▪~~▪~~▪~~▪

Ero seduta su una panchina, al parco. Avevo con me una borsa a tracolla con dentro pastelli, pennarelli e quant'altro potesse servire per fare un disegno. Fissavo un punto indefinito dell'ambiente in cui mi trovavo, e il mio sguardo capitò su una ragazza che parlava al cellulare. Era alta, molto bella, con dei lughi capelli biondi e un graziosissimo cappottino di lana rosa. Piangeva. Forse stava litigando con qualcuno.
Poi chiuse la telefonata e si asciugò le lacrime. Si guardò intorno, e poi il suo sguardo capitò anche su di me. Mi sorrise debolmente, e io ricambiai per educazione. Mi si avvicinò.

You'Re Not Invisible To Me  ||Kendall Schmidt||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora