Capitolo 4

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Madama Wislow le stava aspettando in salotto. Due cameriere le avevano appena porto un grande vassoio ricolmo di frutta fresca e dolci leccornie. Prese con mano indifferente il primo dolce che le era capitato a tiro e lo addentò senza alcun gusto.

Non appena le vide, fece loro cenno di avvicinarsi. "Le mie dame mangiano con me." disse senza molte cerimonie. "Vedete di essere sempre puntuali. Chi dovesse ritardare, salterà il pasto. Sono una persona impaziente e detesto che mi si faccia attendere."

Si accomodarono attorno al grande tavolo su cui era stata lasciata la colazione. Presero timidamente qualche pezzetto di frutta, temendo di apparire ingorde.

"Mangiate" le esortò ", detesto quando le mie dame sono deboli e svenevoli."

Un soldato bussò alla porta e si accomodò, facendo un profondo inchino.

"Signora, ho portato gli auricolari e i microfoni per le vostre dame da compagnia."

Porse alla donna tre piccoli pacchetti.

"Sapete già come usarli?"

Madama Wislow lo allontanò con un gesto della mano "Ragazzino, io usavo questi cosi prima ancora che tu avessi imparato a pronunciare la parola auricolari."

Alexi non riuscì a trattenere un sorriso e non solo per il fatto di aver finalmente un modo per comunicare con la Tana. In quella strana donna riconosceva qualcosa di familiare.

Madama Wislow prese i tre oggetti e ne diede uno ad ognuna di loro.

"Indossateli sempre. Se dovrò comunicare con voi, lo farò attraverso questi. Schiacciate quel pulsante per essere messe in contatto con il mio appartamento, l'altro invece vi permetterà di sentire il centralino. Teneteli premuti per almeno tre secondi o non partirà la comunicazione. Tutto chiaro?"

Fecero un cenno di assenso.

Alexi infilò il minuscolo auricolare. Era praticamente invisibile. Sentì un brivido attraversarle la schiena al pensiero che quel mezzo di controllo imposto dal Governo sarebbe diventato la sua arma più potente.

Dopo colazione, Madama Wisolow mandò Cryzia a ritirare i tessuti per l'abito da cerimonia che avrebbe indossato al matrimonio di Michelle. Alexi e Ileene rimasero con lei, la prima per leggere, la seconda per suonare.

Alexi lesse per quasi due ore. Non era abituata a parlare tanto a lungo e, quando fecero una pausa, si accorse che le faceva male la gola. La donna le congedò per scrivere alcune lettere rispedendole nella loro camera. "Ci vediamo tra due ore per il pranzo."

"E' un'occasione perfetta!" Alexi camminava avanti e in dietro per la stanza. Ileene la guardò preoccupata.

"Sei sicura? In pieno giorno potrebbe essere troppo rischioso."

"Tutto il contrario!" la ragazza sprizzava entusiasmo. "Siamo qui da meno di un giorno, che momento migliore per... smarrirsi nel Castello? Nessuno farà caso a due ragazze svampite che vagano proprio in pieno giorno! Nessuno sospetterà nulla, mal che vada penseranno che ci siamo perse. Dovrà pur capitare ogni tanto."

Schiacciò velocemente per due volte di fila il pulsantino, come le aveva indicato Fara. In questo modo avrebbero rintracciato il segnale e lo avrebbero hackerato. Ileene fece lo stesso.

"Forse dovremmo aspettare che si colleghino con noi, non trovi?"

Ileene era spaventata. Non riusciva ancora a credere di trovarsi davvero in missione. Non era pronta. O almeno, così le avevano sempre insegnato. Aveva ancora diversi anni di addestramento davanti a sè, prima di potersi avventurare anche nella più piccola uscita. Figuriamoci infiltrarsi nel cuore del nemico.

Alexi percepì la sua titubanza. Non voleva farle pressione, ma non aveva alcuna intenzione di perdere un'occasione come quella. Ogni istante poteva essere prezioso per riuscire a liberare la sua famiglia.

"Se non te la senti aspettami qui. Io vado, darò solo uno sguardo in giro ok?"

Ileene sbuffò, voltandole le spalle. "Perchè devi essere sempre così avventata? Non cambierà nulla aspettare un paio d'ore, o pensi forse di essere tanto brava da riuscire a salvare tutti da sola il primo giorno?!"

Non appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, se ne pentì, ma strinse le labbra ricacciando indietro le lacrime.

Alexi abbassò lo sguardo. Non aveva mai pensato che l'amica la vedesse così: incosciente e piena di sè.

Forse aveva ragione, forse era davvero un'imprudente, ma la forza che la spingeva verso quei corridoi era talmente intensa da non lasciarle altra scelta. Strinse i pugni. Doveva controllare il tono di voce, non poteva tradirsi per una sciocchezza simile.

"Io ora uscirò da quella porta, con o senza di te. Probabilmente lo farò in modo avventato, ma c'è la mia famiglia rinchiusa in quella maledetta prigione e non intendo perdere nemmeno un minuto se questo può voler dire risparmiare loro un interrogatorio, una tortura, o un solo giorno di reclusione."

Avrebbe voluto dirle di più. Avrebbe voluto rassicurarla, calmarla, dirle che sarebbe andato tutto bene, ma il suo orgoglio ferito le permise solamente di esitare qualche istante in più, fissando la schiena tremante di Ileene. Poi si voltò e uscì.

A differenza di poche ore prima, i corridoi erano brulicanti di vita. Tutti sembravano in fermento. Correvano di qua e di là, come se qualcosa di minaccioso ed inesorabile pendesse sulle loro teste. Alexi si incamminò decisa verso le scale. Questa volta, avrebbe raggiunto il piano terra senza alcuna esitazione.

Nessuno badò a lei. Iniziò a sentirsi talmente tranquilla che, quando una voce femminile la chiamò, per poco non ruzzolò giù dai gradini.

"Alexi... ci sei? Mi senti?"

"Fara?"

La voce gracchiante dell'auricolare si stava stabilizzando.

"Finalmente! Eravamo così preoccupati! Come vanno le cose? State tutti bene?"

Alexi esitò. "Sì, tutto ok. Hai sentito Kyle?"

"Tranquilla, sta bene, ma non gli è concesso avvicinarsi alle prigioni per il momento."

"Io ci sto andando adesso."

Ci fu un attimo di silenzio. "Stai scherzando?" La voce di Fara suonò chiaramente allarmata.

"No, nessuno scherzo. Sarò lì tra pochi minuti, quindi se potessi essere i miei occhi te ne sarei grata. Quante guardie ci sono?"

Fara si prese un momento per controllare. "All'ingresso della prigione una per il momento, ma vedo che ci sarà un cambio turno fra sette minuti. Il soldato all'ingresso dovrà entrare per fare la guardia alle celle del -2."

"Ottimo!"

Alexi si precipitò più velocemente possibile verso il piano terra. Aveva solo sette minuti. Trovandosi lì, avrebbe potuto tentare di leggere il codice di accesso, mentre veniva digitato. Arrivò con pochi secondi di anticipo. Una guardia di spalle si stava dirigendo alla prigione proprio pochi passi davanti a lei.

Doveva inventarsi qualcosa. Il soldato di guardia fece un cenno al collega e si voltò verso la porta. Alexi accelerò il passo, ma non sarebbe riuscita ad avvicinarsi abbastanza senza far sorgere sospetti. A meno che...

Diede un forte colpo con la scarpa e il tacco si ruppe. Si lasciò cadere proprio verso la guardia che aveva appena poggiato il dito sulla prima cifra.

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"Ah!" urlò fingendo sgomento.

Il soldato si voltò sorpreso. Non capì subito cosa fosse successo, poi vide il tacco poco distante e fece un sorriso malizioso. "Posso aiutarla, signorina?"



Rebel - Risorta dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora