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Si, sono le 23:00 e sto postando un capitolo!

Ma il fatto è che non volevo deludere le aspettative di nessuno, visto che nello scorso capitolo avevo detto che avrei postato oggi, perciò eccomi qua!

Questo capitolo è stato diviso in due per ovvie ragioni, la prima è che l'avvenimento principale del capitolo è appunto, un avvenimento molto importante intorno al quale girano moltissime cose che salteranno fuori nei prossimi capitoli! Diciamo che è un po': L'INIZIO DI...

E la seconda è che succedono troppe cose per un capitolo solo, quindi è non me ne vogliate! Grazie mille anche solo per leggere e come sempre, spero che mi facciate sapere cosa ne pensate del capitolo o anche della storia in generale :)

Okay la finisco qua, al prossimo aggiornamento (che prevedo venerdì o al massimo sabato), vi lascio al capitolo!



-Anna.

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Avevo dato per scontato che fin dall'inizio il professor Castro non avesse la minima idea di quello che stesse facendo, che gli interessasse di più la riuscita del suo esperimento che i sentimenti dei ragazzi coinvolti, ma mi sbagliavo, perché lui conosceva bene i suoi polli.
Dopo qualche riflessione, ero giunta alla conclusione che -nonostante lo sembrasse- non era stato un caso che avesse formato quelle coppie in particolare, per quanto io odiassi ammetterlo, le aveva scelte in base a dei fattori comuni. Ethan e Fred avevano entrambi dei problemi con i propri genitori, una sorta di rabbia repressa che esprimevano in maniera eccessiva e controproducente; Harry e Lissa si comportavano praticamente nello stesso modo, ostentando una facciata che si erano creati nel corso degli anni per proteggersi o per aggrapparsi a qualcosa cercando di non sentirsi vuoti, ma non avevano fatto altro che nascondere il proprio carattere finendo per non riconoscersi più.
E infine né io e né Brent parlavamo spesso, come se il mondo non avesse bisogno del nostro intervento ma allo stesso tempo lo pretendesse, perché infondo eravamo le persone più indicate per capirlo, dopo averlo osservato così allungo. Probabilmente quella caccia al tesoro era stata una vera e propria caccia all'amico o quanto meno una persona affine, perché almeno per un giorno a scuola cambiarono un po' di cose. Ethan fu più tollerante e Fred meno esuberante, per quel che poteva; Harry aveva smesso di lanciare frecciatine sarcastiche a Lissa quando la vedeva per i corridoi e Brent mi aveva fatto ammettere sentimenti che ancora adesso cercavo di scacciare.
E come se le sorprese non fossero abbastanza: Niall Horan dava una festa a casa sua e aveva invitato la solita gente, fatta eccezione per me e le mie amiche.
Ovviamente Nina era su di giri nonostante Isabel non ci fosse venuta, visto che aveva un altro appuntamento con Jason. In più, Lissa si era offerta di accompagnarmi e di prestarmi un abito per l'occasione e io non sapevo se essere più lusingata o più basita da quella plateale dimostrazione di buone intenzioni, anche se tuttavia avevo deciso di fidarmi di lei, perché tutti quanti meritano una possibilità.
«Sei uno schianto» annunciò Lissa compiaciuta, osservando ciò che aveva creato tramite lo specchio alle mie spalle.
Nina sospirò, evidentemente restia ad ammettere che quello che aveva fatto l'altra le piacesse «è vero» ammise infine «Harry si getterà ai suoi piedi» commentò facendo l'altra.
Io preferii non commentare anche perché sotto sotto lo speravo, e mi osservai. Non era nulla nel mio genere: il tubino nero di Lissa aveva lo scollo a cuore e con mio sollievo era coperto da un leggero strato di pizzo che almeno non metteva troppo in mostra il mio seno e mi copriva le spalle, anche se mi stava un po' stretto suoi fianchi e per questo mi arrivava a metà coscia.
Le scarpe in tinta poi, le trovavo eccessivamente alte per i miei gusti e prevedevo dolori lancinanti alle piante dei piedi entro un paio d'ore al massimo, ma avevo dovuto accettarle anche perché loro ne avevano un paio simili come sicuramente tutte le ragazze a quella festa, e l'ultima cosa che volevo era sentirmi fuori luogo in un luogo a me già ostile.
Entrambe le mie amiche -anche se per me era ancora strano racchiudere Lissa in questa cerchia, che a quanto pareva era in via d'espansione- avevano acconsentito a lasciare i miei capelli sciolti in lunghe onde bionde. Per quanto riguardava il trucco, oltre al solito mascara abbinato ad una linea di eyeliner, ci avevano aggiunto anche dell'ombretto perlato e del rossetto rosso che a me era sempre parso eccessivo sulle mie labbra e con tutto il resto della mia persona, ma in quel frangente dovevo dire che non mi dispiaceva affatto.
Non sembravo io eppure allo stesso tempo, sapevo che da qualche parte dentro di me la voglia di cambiare era sempre presente e mai come allora accettai di buon grado quella piccola anche se breve rivoluzione.
Nina gettò uno sguardo all'orologio che dalla mia stanza s'intravedeva nel corridoio «sarà meglio andare, sono le nove e mezzo» commentò e ancora una volta trattenne a stento una smorfia, sapendo di dover mettere piede nell'auto costosa di Lissa per raggiungere la festa.
Sapevo che era arrabbiata con me, le avevo giocato proprio un "brutto tiro" come sicuramente stava pensando, dato che avevo deliberatamente dimenticato di dirle che la mia nuova amica ci avrebbe dato uno strappo alla festa -non che ex ragazza, per dire, dell'organizzatore di cui lei era apparentemente innamorata- o che si trovasse in casa mia da un paio d'ore prima che arrivasse lei.
Tuttavia, nonostante l'aria imbronciata, era molto bella: aveva legato i capelli tra il castano e il biondo in una coda, indossava un vestito blu scuro leggermente svasato che lasciava scoperta la schiena e delle scarpe argentate abbinate alla borsetta.
Lissa non c'era nemmeno bisogno di commentarla, perché era una bomba come al solito. Aveva un vestito color magenta con una profonda scollatura sul davanti, che avrebbe distratto chiunque da tutto il resto, i capelli castani erano legati in un elaborato chignon e dalle sue orecchie pendevano dei lunghi orecchini scintillanti.
«Ragazze, avete per caso visto mia figlia?» commentò mio padre quando ci ritrovammo nell'ingresso di casa.
Alzai gli occhi al cielo e le due ragazze risero «non sei spiritoso, Derek» borbottai, lui mi rivolse un sorriso mesto. Il rapporto che c'era tra me e lui non era di quel genere morboso che solitamente i padri assumono nei confronti della loro unica figlia femmina, quella caratteristica apparteneva di più a mio fratello a dire il vero.
«Non ci aspetti alzate, signor Carter» Nina gli fece l'occhiolino e mio padre mi mollò tra le mani un mazzo di chiavi e qualche banconota, sembrava addirittura ansioso di liberarsi di me.
«Divertitevi, ma con moderazione» disse tanto per assumere un ruolo «e non mi tornare a casa incinta» scherzò e le mie amiche tornarono a ridere. Mentre io, una volta afferrato il cappotto ed averci infilato in una tasca le chiavi e i soldi e nell'altra il cellulare, avrei voluto soltanto legarmelo attorno al collo e stringere, perché in compenso a tutto il resto Derek era un padre davvero imbarazzante.

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