Ed ero di nuovo sveglio, alle tre della notte, preso da quella strana morsa al centro del petto che cercavo di alleviare fumando una sigaretta dopo l'altra.
Spensi la quinta, poi decisi di ammettere che questo rimedio non funzionava. Come tutte le notti da due mesi a quella parte. Poggiai i gomiti sul balcone e portai il mento sui palmi delle mani. Volevo gridare, dovevo gridare. Stavo impazzendo. Sospirai chiudendo gli occhi, e la prima immagine che mi lampò in mente fu lei, stretta al mio collo, che mi bacia piena di foga. Li riaprii immediatamente, tirando un cazzotto ad una scatola poggiata lì fuori. Ero come una marionetta, ed era lei a controllarmi.
Il vento si infrangeva contro la poca pelle scoperta che rimaneva fuori dalla giacca di pelle, che iniziò ad implorarmi di tornare dentro, così decisi di ascoltare il mio corpo per una volta e dirigermi in bagno, una volta posato il giubbotto.
Mi poggiai con entrambe le mani al lavandino, alzando lo sguardo fino allo specchio: non riuscivo più a riconoscermi, quello non era Alex Turner, quello riflesso nello specchio era un pazzo.
Perché io stavo impazzendo, perché non era lì che volevo essere. Era con lei che mi sarei dovuto trovare, e invece ero costretto tra quelle quattro mura, impregnate di musica e fumo.
Mi sciacquai il volto, drusciando il più forte possibile, cercando di portar via il suo ricordo. Come si poteva star male così per una persona? Eppure lei era l'unico risvolto positivo nella mia vita. Quei baci rubati, quelle parole sussurrate di sfuggita nel locale dove eravamo soliti incontrarci il sabato sera, non bastavano più. Avevo bisogno di sentirle dire che lei era mia.
Entrai in soggiorno, pieno di fogli sparsi sul tavolo, sul divano, sul pavimento. Così tante cose da urlare e buttare fuori e non riuscire a trascriverle in una canzone. La soddisfazione era come un ricordo lontano, sbiadito. Non riuscivo più a combinare niente di buono per me stesso.
Mi passai le mani nervosamente tra i capelli spettinandoli. Mi costrinsi a non tirare cazzotti a qualunque cosa mi capitasse sotto tiro, così mi limitai ad urlare, buttando fuori tutta l'aria che avevo nei polmoni.
Sfinito, mi sedetti sul divano, afferrando il cellulare dalla tasca anteriore dei jeans. Aprii la rubrica ed arrivai subito al suo numero, iniziando a scrivere un nuovo messaggio, che inviai poco dopo senza ripensarci.
Tornai in camera e crollai sul letto. Mi addormentai in quel modo, con il cellulare stretto nel pugno destro, senza accorgermi del messaggio di risposta che arrivò poco dopo.Sarai mia domani? O lo sei stata soltanto per stasera?
Io sono tua, e tu sei mio?_________________________________
Ehilà! Ebbene sì, ho provato a fare una os, non è poi granché, ma questa canzone mi manda letteralmente fuori di testa e ho provato a trasportare la tempesta di emozioni che mi provoca ad Alex, e spero sia venuto fuori qualcosa di decente hahah
Grazie mille per aver letto,
Martina.x
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Arctic Monkeys || R U Mine?
FanfictionPoggiai i gomiti sul balcone e portai il mento sui palmi delle mani. Volevo gridare, dovevo gridare. Stavo impazzendo. [OS]