Capitolo 19.

15.2K 609 103
                                    

Newt mi obbligò a cenare. Diceva che avevo bisogno di forze, ma quel bacio mi era bastato per riacquistarle tutte.
Lo accontentai, troppo felice per discutere sui più banali argomenti. Quella sera, tra i tavoli, aleggiava un silenzio tombale. Si sentiva la mancanza di Ben ed era un vuoto pesante da portare.
Decisi di andare a dormire presto. Ero stanchissima e quel mortorio non mi faceva di certo rallegrare. "Dormi con me questa notte?" domandai a Newt sperando in una risposta affermativa. Non mi andava di dormire da sola in un luogo isolato, anche se avrei potuto dormire su un letto comodo.

Lui tuttavia scosse la testa e spiegò: "No, non posso occupare un altro letto. Alby si arrabbierà. Quei letti sono solo per i malati e i feriti."
"E chi ha parlato di occupare un altro letto?" chiesi sfacciata, soffocando l'improvvisa vergogna per le mie parole con una risata. Arrossi, stupendomi di me stessa e mi sentii morire ancora di più quando vidi il ragazzo scuotere la testa, accennando a un sorriso.
Newt mi schioccò un leggero bacio sul naso. "Buona notte, Eli."

Sorrisi al suo gesto e ricambiai il saluto, mandandogli una buonanotte. Mi ritirai con l'umore un po' sotto i piedi. Era successo tanto quel giorno, tra la morte di Ben, le mie vecchie cicatrici e il bacio di Newt. Non sapevo se essere emozionata per quest'ultimo, preoccupata per i tasselli del mio passato che piano piano stavano formando la cornice generale o se sentirmi ancora in colpa per aver condotto l'ex-Velocista alla pazzia. Entrai nell'edificio dei Medicali e mi stesi nel letto, cercando in tutti i modi di prendere sonno, ma invano.

Il mio cuore sembrava essere diviso. Da un lato continuava a battere all'impazzata mentre la mia testa riproiettava le immagini di quel bacio, ma dall'altro non potevo fare a meno di domandarmi come se la stesse cavando Ben nel Labirinto. 
Persi la cognizione del tempo e piano piano, ascoltando il suono del mio respiro, caddi in un sonno profondo.



"Elena! Elena, svegliati!" sentii una voce sussurrare. La ignorai e continuai a riposare gli occhi.
"Elena! C'è Janson!" ripetè la voce. Sentii qualcuno darmi una gomitata e spalancai le palpebre.
"Bene, bene... come procede il lavoro, Elena?" chiese Janson fissandomi da dietro una cartella. Iniziavamo bene, quel brutto topo di fogna non era nemmeno capace di degnarmi della sua completa attenzione. 
"Bene." constatai, cercando di non dare a vedere la sonnolenza che ancora persisteva nel mio corpo.
"Bene? È solo questo che sai dire?" chiese, facendo capolino da sopra la cartella e alzando un sopracciglio, visibilmente irritato.

"I soggetti del gruppo A non sembrano mostrare complicazioni a livello celebrale. L'attività nel Labirinto rimane stabile e tutto procede secondo i piani." blaterai, dando una veloce occhiata allo schermo del computer davanti ai miei occhi.
"Perfetto. Allora continuate a tenerli sott'occhio. Non voglio che dei marmocchi rovinino i piani di una vita." constatò andandosene.
Quando l'uomo se ne fu andato gli rifilai una linguaccia, tirando poi un sbuffo di frustrazione. Mi voltai verso Thomas, lanciandogli un'occhiata di gratitudine per avermi svegliata in tempo.

"Non hai dormito questa notte?" chiese prendendomi delicatamente la mano.
Scossi la testa sbadigliando e gli carezzai il palmo distratta, rivolgendo la mia attenzione agli schermi, quando una lucina rossa nell'angolo superiore dello schermo attirò la mia attenzione. I Dolenti stavano attaccando due ragazzi in pieno giorno.
I due soggetti correvano a perdifiato per i corridoi del Labirinto. Rimasi affascinata dalla velocità e dalla sicurezza che mostravano in un luogo tetro come quello. Sembravano conoscere a memoria ogni singola parete di quel rompicapo.

La mia attenzione si catapultò sui due Dolenti che li stavano inseguendo e il disgusto prese a diffondersi nelle mie membra. Avevo sempre odiato quegli esseri, così mostruosi, spaventosi e letali. Letali.
È per questo che li avevano creati, no? Per tenere lontano i ragazzi dal Labirinto e per ucciderli in caso avessero varcato l'entrata. Eppure quella era la loro unica uscita. Noi gli stavamo solo complicando il percorso.

The Maze Runner - RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora