Arrivammo sul tetto della nuova casa. Era semplicemente pavimentato e piatto. Dimitri cominciò ad annusare ovunque. Sapevamo che dovevano essere scappati da qui: in pieno pomeriggio, lupi, senza sapere dove andare (supposizione mia, ma molto probabile).
Cominciai a spogliarmi, ammucchiando i vestiti sopra i jeans di Dimka che aveva lasciato per terra. Sorrisi, quando notai che mio fratello si era gentilmente girato dall'altra parte.
Presi un respiro profondo e fece emergere il lupo dentro di me. Allungai la mano nella mia mante e strinsi la sua zampa mentre mutavo.
La trasformazione era una delle cose più naturali del mondo, per un lupo, ma io e Dimka facevamo un po' eccezione per via dei geni di nostra madre. Capitava che perdevamo la mutazione e rimanevamo incastrati a metà strada tra corpo umano e mannaro. Poi c'era il piccolo problema che Dimitri si trasformava con troppa calma, io con troppa fretta: papà ancora ci stava insegnando come controllare il lupo prima di farlo emergere.
Sentii i miei occhi diventare rossi, sentii l'angolazione del mio udito cambiò quando mi spuntarono le orecchie e sentii la coda mossa dal vento. Poi accolsi il lupo.
Con un piccolo tonfo le mie zampe anteriori toccarono terra. Ero leggermente più snella e bassa di mio fratello, ma in un corpo a corpo perfino papà faticava a distinguerci.
Emisi un basso ringhio e Dimitri si girò. Ci incontrammo a metà strada e lui strusciò il muso sotto il mio. Gli diede una spallata e andammo a guardare giù dal tetto.
Era davvero altino, ma, incuranti del pericolo, ci guardammo con aria di sfida
Calcolai la distanza dell'altro tetto (c'erano circa una decina di metri) e lo stava facendo anche Dimka: giocavamo sempre a chi saltava più lontano (cioè io, Dimitri era più forte nei salti verticali).
Tornammo indietro al mucchio dei nostri vestiti e piegammo leggermente le zampe. Sapevamo quando l'altro sarebbe partito.
All'unisono, le nostre zampe posteriori diedero la spinta per partire, mentre quelle anteriori erano spinte in avanti. L'aria si spostò al nostro arrivo mentre prendevamo velocità.
Le unghie facevano poca prese sul pavimento liscio, ma quando saltammo il bordo e spingemmo ulteriormente sul bordo, fecero il loro lavoro.
Stavamo praticamente volando mentre pregavo che nessuno alzasse la testa.
Il bordo dell'altro tetto era vicino, così ci ancorai le unghie e piegai le zampe posteriori per fare presa e atterrare sull'altro tetto. Dimka, alla mia sinistra, arrivò per un pelo, tanto da non riuscire a spostare le zampe posteriori in avanti: si ritrovò mezzo penzolante.
Saltai il bordo e tornai umana. Vergognandomi un po' della mia nudità, mi girai. Era appeso con le zampe anteriori mentre cercava di sollevarsi. Accanto a lui, mi sporsi oltre il bordo e gli afferrai il pelo sulla schiena e l'attaccatura della coda; tirai più che potevo mentre lui poteva lasciare la presa delle zampe per sollevarsi e farci leva. Quando le sue unghie si ancorarono al bordo lo lasciai e tornai lupo.
Dimitri mi stava guardando con la coda bassa e le orecchie indietro. Scossi le orecchie (che nella versione lupo era l'equivalente della sbuffata) e ripresi a correre.
I tetti si fecero sempre più vicini, tanto che i salti si ridussero al minimo. Avevamo ritrovato il loro odore: secco, amarognolo e arrugginito.
Secco significava che erano passati da un po', l'amarognolo era una caratteristica del loro Alfa e arrugginito era per il sangue: erano feriti.
L'odore si stava facendo più intenso quando fummo costretti a frenare: nessun tetto a disposizione e nessuna via di fuga.
Ringhiai e cominciai a camminare per smaltire l'adrenalina e tenere caldi i muscoli. Dimitri mugolò e guardò in alto. Tornai accanto a lui mi sedetti, fissandolo.
STAI LEGGENDO
Cuccioli di Alfa
Werewolf(¡Incompleto!) Anoushka e Dimitri sono lupi. Ma non sono semplici lupi purosangue, hanno del sangue e dei geni umani ereditati dalla madre: questo permettere loro di essere più forti rispetto agli altri lupi, ma non riescono a eguagliare i loro simi...