1 capitolo.

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Ho sempre adorato le prime giornate d'estate, quelle in cui c'è il sole che spunta timido tra i rami degli alberi. Per cui quando aprendo gli occhi, la mattina, mi rendo conto che dalla finestra della mia camera entra qualche raggio di luce, sento che già va tutto meglio; che sarà più semplice affrontare la giornata. Oggi è una di queste mattine, sono ancora a letto ma posso scommettere che là fuori c'è un gran bel sole. Allora mi alzo più tranquillamente, vado in bagno a sistemarmi e tornata in camera mia metto un semplice paio di jeans strappati sulle ginocchia, una camicia a quadretti banchi e neri completamente chiusa sino al collo e le mie adorate vans nere. Prendo la cartella, oggi è l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive e poi finalmente potrò godermi il meritato riposo, prendo le cuffie e mi dirigo verso la scuola. Quando vado a piedi noto come di mattina ognuno ci tenga ad essere più delicato, le poche persone che incontro stanno attente a non far rumore, persino la natura cerca di non svegliare chi ancora sta a letto. Passati cinque minuti arrivo di fronte il mio liceo, penso come in fondo sia diventato una seconda casa per me, dopo quattro anni sento di farne completamente parte ma a dire la verità già dal primo anno mi sono sentita a mio agio. La scuola sarebbe vuota se non fosse per le due collaboratrici in segreteria, sarò l'unica alla quale piace arrivare in anticipo per godersi la tranquillità tra quei corridoi che solitamente sono sempre troppo rumorosi. Le ore di scuola passano velocemente, ormai anche i prof sono stanchi e ci lasciano vagare per la scuola senza farci troppi problemi. Suonata l'ultima campanella raccolgo tutto, metto come sempre le cuffie e mi incammino per ritornare a casa. A questo punto mi accorgo di come il paese sia vivo mentre noi stiamo chiusi a scuola, la loro vita va avanti mentre la nostra sembra quasi fermarsi seduti tra quei banchi. Alzo il volto e mi soffermo un attimo a pensare, il cielo oggi è coperto solo da qualche nuvola, cerco di individuarne qualcuna con una forma riconoscibile ma come sempre non riesco a trovarci niente tra quelle nuvole. Chissà come fanno gli altri a scoprirci sempre qualcosa dentro.

Arrivo a casa in fretta, mi siedo subito a tavola per pranzare e poi corro di sopra a sistemare le ultime cose nella valigia. Finalmente i miei mi permettono di andare in vacanza con i miei amici, sono maggiorenne ed anche abbastanza matura ormai. Sono così agitata che schizzo via da una parte all'altra della casa cercando di essere puntale e non dimenticare nulla di importante. Giusto nel momento in cui chiudo la valigia sento suonare il campanello. Sarà sicuramente Elena con sua madre, andrò con lei fino in stazione. Corro al citofono...

- Chi è?

- Spicciati Anna, sono io.

Ovviamente avevo indovinato, prendo tutto, saluto i miei e corro fuori dal cancello. Non appena entro in macchina saluto cordialmente Maria, la madre di Elena, alla quale invece mi limito a lanciare un'occhiata entusiasta. In stazione troviamo il resto del gruppo, corro subito tra le braccia del mio migliore amico e mi lascio sollevare. Io e Claudio siamo amici da un sacco di anni, come tutti quelli del nostro gruppo d'altronde, ma con lui si è creato un rapporto speciale. Il treno non tarda ad arrivare ed io sono la prima a salire, prende posto accanto a me Elena ovviamente. E' come una sorella per me, anzi, lei è parte di me.

Il viaggio in treno non dura molto e non appena arriviamo ci dirigiamo verso il porto, è lì che prenderemo il traghetto per raggiungere l'isoletta nella quale passeremo l'intera estate. Scelgo il posto con il finestrino, adoro guardare fuori, vedo le onde del mare e mi sembra quasi di poterne sentire l'odore. Chiacchieriamo del più e del meno fin quando non arriva l'ora di scendere, mi sento così elettrizzata che mi precipito giù dal traghetto il più in fretta possibile lasciando tutti i miei amici dietro. Anche loro però mi sembrano altrettanto entusiasti, per cui non tardano ad arrivare alle mie spalle. Mi blocco un secondo per respirare a pieni polmoni quello che sento sarà l'odore della mia estate, di una meravigliosa estate. Quando riapro gli occhi noto i miei amici che mi aspettano qualche metro più avanti con un'espressione indecifrabile.

- Ma qualcuno di voi ha capito da dove dobbiamo prendere per arrivare all'appartamento?- chiede Elena spazientita dopo cinque minuti di inutile vagare.

- Eccolo, è quello!- risponde Federico indicando un appartamento abbastanza curato.

Tutti ci precipitiamo verso l'ingresso e pian piano riusciamo a sistemarci dentro casa. C'è una modesta cucina, un grande salotto, due bagni che faticheremo a gestire e cinque stanze da letto, ognuna ospita due letti. Io mi sistemo con Elena ma credo che infine staremo tutti insieme anche la notte.

Ho appena messo il costume e sono già pronta per andare in spiaggia ma nessuno degli altri lo è, per cui decido di prendere le cuffie e andare da sola. In cortile ci sono le bici che abbiamo affittato e che i ragazzi ci hanno gentilmente portato prima di cominciare a sistemare le loro cose. Che gentiluomini che abbiamo come amici. Metto le cuffie e con un po' di titubanza salgo sulla bici, non ci vado da quando avevo tipo dieci anni e ho una paura terribile di cadere. Dopo aver fermato qualche persona per avere delle indicazioni raggiungo la spiaggia. Tolgo le cuffie, posteggio la bici assicurandomi di aver messo il lucchetto e mi appoggio al muro. Estraggo una sigaretta e l'accendino dalla borsa e comincio a fumare. Non so di preciso come io abbia fatto a prendermi il vizio, è cominciato tutto per gioco ma ovviamente poi la cosa è degenerata. Sto per posare nuovamente l'accendino quando la voce di un ragazzo richiama la mia attenzione.

- Scusami, me lo potresti prestare? L'ho dimenticato.- dice fissando ciò che tengo tra le mani.

E' un ragazzo con i capelli biondo cenere, occhi blu e occhiaie profondissime. Non mi sembra sia proprio in salute, anche perché ha un fisico esageratamente asciutto.

- Sì certo, ecco a te.- Dico porgendogli l'accendino.

Lui prova una, due, tre volte ad accendere la sua sigaretta ma l'accendino non ne vuole proprio sapere di funzionare. Così gli sorrido notando la sua espressione poco divertita e gli propongo:

-Accendi a strappo dalla mia.

Lui mi guarda perplesso, poi annuisce. - Grazie.- dice avvicinandosi a me e mettendo una mano sulla mia sigaretta in modo da non farla cascare, non immaginavo l'avrebbe accesa mentre tenevo la mia ancora tra le labbra. E' stato strano averlo a così pochi centimetri di distanza. Nel momento in cui riesce ad accendere la sua sigaretta alzo gli occhi e incrocio i suoi che mi sorridono riconoscenti. Sono più blu di quanto pensassi.


|| Buonasera ragazze, questa è la mia prima storia e ci tengo a dire che spero veramente vi piaccia, cercherò di pubblicare un capitolo al giorno.
Se mai qualcuno decidesse di leggerla,ahah.


-Che vuol dire Butch? -Niente.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora