Venne svegliata dalla puzza nauseabonda di pesce andato a male e dall'ondeggiare del mare. Non appena acquistò lucidità, capì immediatamente di trovarsi su una nave data la sua poca stabilità. Aprì gli occhi quel tanto che le permettava di vedere. Tutt'intorno a lei era in totale oscurità. Fece abituare gli occhi alla scarsità di luce e riuscì a distinguere delle sbarre di ferro e a definire lo spazio in cui si trovava, anche grazie a dei piccoli spiragli di luce che filtravano dall'esterno. Era in una prigione. Una serie di immagini le attraversarono la mente e ricordò tutto; i bimbi sperduti addormentati, Peter immobile e capitano Uncino che la portava via. Era stata rapita da un pirata e ora si trovava bloccata sulla sua nave. Era incredibile anche solo pensarlo. Fino alla settimana prima era tra i banchi di scuola e ora era su una nave pirata. Assurdo pensò.
Si issò sulle gambe e sporse la testa fuori dalle grate.
"C'è qualcuno che può spiegarmi perché mi trovo qui?" urlò, ma la domanda le ritornò indietro senza risposta.
Sentiva un gran baccano di sopra, il legno scricchiolava di continuo per il passeggiare sopracoperta dei pirati.
Dovette aspettare più di due ore prima che qualcuno si degnasse di andarla a liberare.
"Buon giorno fanciulla." disse un uomo dall'aria simpatica, intento a cercare la chiave della sua libertà.
Finalmente la cella si aprì e Parker poté uscire.
L'uomo che l'aveva liberata era alto quasi quanto lei, cicciotto e con una buffa barba bianca. Gli occhi verdi erano nascosti da piccoli occhiali a mezzaluna.
"Perché sono qui?" chiese Parker facendosi guidare dall'uomo.
Fecero una prima rampa di scale.
"In realtà non ho ben capito il piano del capitano. Ma di certo avrà a che fare con l'uccisione di Peter Pan."
Parker sobbalzò e rischiò d'inciampare, ma il pirata la trattenne.
"Stai attenta a dove metti i piedi." disse continuando poi la sua salita sul ponte.
"A proposito io sono Spugna."
"Parker."
Le stava insolitamente simpatico. Nonostante fosse un pirata sembrava un brav'uomo, gentile e prenuroso.
Raggiunsero il ponte. Parker strinse gli occhi. La luce del sole era accecante, sopratutto dopo aver passato così tanto tempo chiusa in un buco oscuro.
Il ponte era ricco di persone. Pirati che lustravano il pavimento, che combattevano tra di loro, che giocavano a carte. Era una ciurma assai numerosa quella di Uncino.
"Il capitano è nella sua cabina."
Vide Parker ferma a guardarsi intorno come se tutto quello che stava vedendo non potesse essere reale.
"Da questa parte fanciulla." disse richiamandola a se.
Parker seguì Spugna fino ad una grossa porta decorata con forme tondeggianti dorate. Il pirata bussò.
"Capitano, vi ho portato la ragazza." disse avvicinando la bocca alla porta.
Dall'interno della cabina si sentí la voce di Uncino acconsentire per vedere Parker.
"Entra fanciulla." Spugna le aprì la porta incoraggiandola ad entrare. Con riluttanza Parker ubbidì e si ritrovò all'interno di una magnifica stanza in stile rococò. Il legno regnava, ma era un legno ampliamente decorato, con incisioni arabeggianti e motivi colorati. Davanti all'ingresso c'era un'imponente scrivania, cosparsa di carte nautiche e mappe. Sullo sfondo intravedeva invece un maestose letto a baldacchino. Infine, sulla parete di fondo c'era una grande vetrata da cui si ammirava l'isola che non c'è in tutta la sua bellezza. Davanti ad essa Parker distinse la figura di Uncino che le dava le spalle. Stava guardando fuori dalla finestra.
"Bevenuta sulla mia nave. La Jolly Roger." disse voltandosi per poter osservare la ragazza. Uncino si allontanò dalla vetrata e si sedette sulla poltrona appoggiando gli stivali sul legno lucido della scrivania.
"Ti starai chiedendo perché ti ho portata qui." disse fancendole segno di avvicinarsi.
Parker fece qualche passo verso la scrivania.
"Ovviamente." si limitò a rispondere.
Uncino sogghignò.
"Tu sei l'esca. L'esca per attirare nella mia trappola Pan." Tirò giù i piedi dalla scrivania e si appoggiò sui gomiti, lisciandosi l'uncino.
"Mi dispiace per te capitano, ma hai scelto l'esca sbagliata. Pan era il primo a volermi uccidere non appena ne avesse avuto l'occasione."
Uncino la fissava con i suoi glaciali occhi blu, resi ancora più evidenti dal contorno di eyeliner nero.
"Conosco Pan da molto più tempo di te, e capisco quando si affeziona a qualcosa o in questo caso a qualcuno."
"Lui non verrà a salvarmi." disse Parker tra i denti. Avrebbe voluto essere salvata, ma non si sarebbe data false speranze. Peter la odiava. Sarebbe stato di gran sollievo per lui non averla più tra i piedi. O almeno così pensava.
"Donne. Non capisco mai fin dove possa arrivare un uomo innamorato."
Quella parola la colpì nel profondo. Innamorato. Perché tutti sostenevano che Pan avesse un trasporto emotivo per lei. I ragazzi innamorati non si comportano così.
"Non è innamorato di me."
Uncino si alzò avvicindosi a lei.
"Pan ha un modo strano di dimostrarlo per questo non riesci a crederlo."
Le posò la mano sotto il mento e le alzò lo sguardo.
"Lo capirai quando verrà a salvarti. Fidati lui non metterebbe mai a rempentaglio la su vita per una qualunque."
Senza che se ne rendesse conto, era si nuovo seduto alla sua scrivania con il naso puntato su delle vecchie mappe.
"Puoi andare ora."Camminava su e giù per l'accampamento. Lo sguardo fisso a terra. I pugni stretti, talmente stretti da graffiarsi la pelle con le unghie.
"Non puoi andare a salvarla senza un piano Peter. Ti farai uccidere." disse Felix. Se ne stava seduto su una pietra vicino a James, che non riusciva a far altro che mettersi le mani nei capelli disperato. Gli altri ragazzi gli stavano intorno cercando di calmare Peter, e soprattutto di trattenerlo li, almeno fino a quando non avessero studiato un piano.
"Sono disposto a tutto per salvarla. Anche farmi uccidere."
Felix si alzò prese l'amico per le braccia fermando il suo continuo agitarsi.
"Se agisci senza pensare non rischi solo la tua vita, ma anche quella di Parker."
Peter sembrò calmarsi. Lo sguardo ora puntanto sui suoi bimbi sperduti.
"Bimbi sperduti è venuto il momento di far capire ad Uncino e alla sua ciurma chi comanda su quest'isola. Preparatevi attaccheremo al tramonto."
Uno dei ragazzi si fece avanti.
"Quand'è il piano, capo?"
Peter sollevò un sopracciglio sorridendo.
"Libereremo il coccodrillo."
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The real Pan
FanfictionOgni settimana a Londra spariscono misteriosamente dei ragazzi, senza lasciare tracce. Parker Cross ha sedici anni: pelle chiara, capelli rossi boccolosi e profondi occhi color cioccolato. Svolge una vita normalissima: scuola, amiche, fratello teppi...