Bussai delicatamente alla porta della stanza di Kendall.
«Posso entrare?»
Chiesi mentre poggiavo la mano sulla maniglia. Nessuna risposta. Aprii piano la porta e osservai. Disordine e caos. Tutto ciò che vedevo erano abiti sparsi ovunque, fogli accartocciati gettati a terra, libri qua là e una chitarra blu poggiata vicino al letto.
Il letto. Feci salire lo sguardo, e il mio cuore perse una decina di battiti. Lui dormiva, ed era adorabile, e accanto a lui c'era una piccola matassa rosa. Inizialmente pensai che si trattava di una maglietta, ma quando si mosse mi accorsi che era un maialino. Mi guardò a lungo con i suoi occhi neri, prima di emettere un grugnito.«Ehi.»
Ottimo. Kendall si era svegliato. Dio se era bello. Aveva tutti i capelli scompigliati, gli occhi erano ancora un po' assonnati.
Mi morsi il labbro per cercare di trattenere un sorriso, era adorabile e sembrava proprio un bambino.Kendall's pov.
Si mordeva il labbro. Era bellissima. Due piccole ciocche di capelli le scendevano attorno al viso, contornandolo meravigliosamente. La guardai, notai che aveva il terzo bottone della camicia aperto e probabilmente non se ne era neppure accorta. Sorrisi. Era troppo dolce, con le mani nascoste dietro la schiena come una bambina timida. Mi alzai e presi in braccio Yuma, il mio maialino.
"Lei è Yuma."
Dissi a Dayane quando mi avvicinai a lei. Parve titubante, ma poi sorrise. Fu più forte di me, e non riuscii a non guardare il suo petto. La camicia aperta, sotto la quale si intravedeva un pezzo di stoffa nero, era una specie di calamita per i miei occhi. Dovevo riuscire a farle capire che aveva il bottone sganciato.
Dayane's pov.
Un maialino. Sul serio?! Si, ed era la cosa più strana che io avessi mai visto. Poi Kendall lasciò Yuma per terra. Iniziò a raccogliere i fogli da terra, e così mi chinai per poterlo aiutare.
Un classico, le nostre mani si toccano mentre cerchiamo di raccogliere lo stesso oggetto. Quante volte è capitato nei film, nei libri o nella fantasia... Lui lasciò la mia mano, e io presi quella scartoffia.
Le gettammo nel cestino sotto la scrivania, e poi iniziammo a prendere gli abiti.
Avevamo quasi raccolto tutto, mancavano solo qualche maglietta e qualche jeans per terra. Notai poi lo specchio a figura intera che se ne stava nascosto in un angolo. Mi ci avvicinai e presi quella t-shirt nera poggiata sul bordo. Guardai il mio corpo, e mi accorsi del bottone sganciato. Le mie guance si colorarono di un rosa acceso mentre chiudevo la camicia.▪~~▪~~▪~~▪
"Kendall!! Dov'è il sale?"
Chiesi urlando dalla cucina. Si, dovevo preparare il pranzo. Avevo passate le tutta la mattinata, a partire dalle dieci, a pulire casa. Ora mi toccava cucinare. Il ragù, delizioso piatto italiano che avevo imparato a cucinare a tredici anni.
"Ecco qui."
Kendall mi porse il barattolo del sale e ne aggiunsi un po' nella pentola con la salsa e la carne macinata.
Mi avvicinai al frigo e presi due carote. Dopo averle lavate iniziai a tagliarle, ma purtroppo finii per farmi male."Ahia!"
Dissi mentre lasciavo cadere il coltello a terra. Kendall, preoccupato, mi prese la mano e osservò attentamente il taglio sul mio indice sinistro.
"N-non è importante, tranquillo è solo un graffio."
Dissi per niente convinta, ma non volevo farlo preoccupare. Mi portò nel bagno, ignorando le mie lamentele, e dopo avermi fatto sciacquare la mano aveva bendato il mio dito.
"Sei molto delicato..."
Mormorai. Lui, inginocchiato davanti a me mentre io ero seduta sul bordo della vasca, si fermò e mi guardò negli occhi.
Le farfalle nello stomaco presero il volo e iniziarono a battere forte le ali, creando in me un subbuglio di emozioni. Il cuore perse cinque, dieci, cento battiti.
I suoi occhi verdi e dolci erano fissi nei miei, azzurri e timidi, poi sorrise. Il sorriso più bello del mondo, completo di adorabili fossette. Arrossii, sorrisi e abbassai lo sguardo mentre lui riprese a fasciarmi il dito."Ecco fatto."
Disse quando ebbe finito. Prima di alzarsi mi baciò l'indice prorpio sul punto in cui mi ero ferita. Risi piano. Kendall si alzò, poi mi guardò e mi fece l'occhiolino. Mi alzai anch'io, e tornai così in cucina. Kendall mi rimase accanto, facendomi compagnia e senza pensarci mormorai un semplice e timido
«Grazie.»
mentre mescolavo il ragù in pentola. Kendall non rispose, si limitò semplicemente a osservarmi sorridente.
▪~~▪~~▪~~▪
«È buono.»
Eravamo seduti a tavola. Io, Kendall, Kevin e Kenneth.
Benché fossero fratelli non si assomigliavano per niente. I signori Schmidt non erano tornati per pranzo, ma sarebbero stati sicuramente presenti a cena.«Grazie.»
Mormorai con lo sguardo basso sul mio piatto, ancora mezzo pieno.
«Cos'è? Non hai fame?»
Mi chiese Kendall, vedendo che avevo mangiato poco e nulla. Lo guardai. Sembrava curioso e preoccupato. Scossi la testa.
«No, è tutto okay.»
~☆~
Okay lo ammetto, il capitolo fa un po' schifo.
-In realtà fa molto schifo.
Okay, grazie!
-De nada! ;)
*Si ricorda che i wattpaddati stanno leggendo*
Sorry... Ehm... You think I'm crazy and is true, I'm crazy for you! ;)
Ciao ciao!
P.s. prometto che nel prossimo capitolo mi impegnerò di più!
STAI LEGGENDO
You'Re Not Invisible To Me ||Kendall Schmidt||
FanficDayane è costretta a trasferirsi, assieme a sua madre, da Londra, a Los Angeles per essere ospitata da sua zia. Cercando lavoro, si imbatte involontariamente a casa del suo idolo Kendall Schmidt. Da qui iniziano ricordi, incubi, speranze, paure, emo...