Prologo.

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Ho appena tirato un pugno al mio migliore amico, o almeno lo era cinque minuti fa.
Fa male tirare pugni, l'ho sempre fatto ma questo ha fatto particolarmente male.

Da come mi sta guardando immagino che non se l'avrebbe mai aspettato questo pugno, ma d'altronde, neanch'io mi sarei aspettato questo da lui.

Continua a tenere stretto il naso mentre sanguina abbondantemente sporcando la maglia bianca.

Non avrei mai pensato di arrivare a questi livelli con Jamie, l'ho sempre considerato come un fratello ma ha tradito il nostro patto, ha tradito la nostra amicizia.

"Sei davvero un coglione" sbotta dolorante.

Lo guardo con disprezzo, con molto disprezzo. Non so se ho più voglia di andare via per non vedere mai più la sua faccia, o se ho più voglia di spaccargli il culo.

"Sai, non è soltanto colpa mia" si avvicina.

"Me ne occuperò dopo" rispondo acido.

Vedo Ryan correre velocemente verso di noi tenendo in mano della carta, probabilmente per Jeremy.

Come pensavo, Ryan aiuta subito quel coglione a far fermare il sangue.

"Cazzo Blake, dobbiamo portarlo all'ospedale" quasi urla.

"Scordatelo, io non lo porto" rido.

Può anche sognarselo il mio aiuto.

"Non fare l'idiota, vai a prendere quella fottutissima macchina" sbotta.

Gli faccio cenno di si.
Si vede subito che da una parte sembra sollevato, ma in realtà non lo porterò mai Jeremy all'ospedale.

Esco da questo schifo di scuola pensando a tutto quello che è appena successo; sono così deluso.

Prima che i miei pensieri continuino a vagare nelle mai mente, la mia attenzione viene attirata da uno strano camioncino giallo che sosta davanti alla mia auto.

"C'è qualche problema?" alzo un sopracciglio.

"E la sua macchina?" parla l'uomo con un blocchetto di fogli in mano.

"Si, e quindi?" sbotto acido.

Mi guarda male per poi scrivere qualcosa su quei fogli. Mi da le spalle e va da un suo collega che subito si mette in azione attaccando qualcosa alle gomme dell'auto.

"Ma che cazzo state facendo?" spingo quell'idiota.

"Non mi metta le mani addosso. Qua c'è scritto sosta vietata, ora mi spieghi perché ha parcheggiato qui? Per caso non sa leggere?" mi urla contro.

Questo tizio andrà a casa con la faccia rotta se continua così.

"Porta via questa macchina" ordina al suo collega.

A punti stretti e mascella serrata trattengo tutta la mia voglia di picchialo.

"Come si chiama?" si avvicina di nuovo con una penna rosa in mano.

Davvero? Rosa?

"Muoviti a rispondere" fa una smorfia di disprezzo.

"Blake" parlo mentre prendo il telefono dalla tasca.

"Blake..?" mi spinge a continuare.

"Seller, Blake Seller" sbuffo.

Scrive qualcosa e poi se ne va borbottando qualcosa di praticamente incompressibile per colpa della sua parlantina troppo veloce.

Senza pensarci compongo il numero sulla tastiera del telefono e dopo uno squillo subito risponde.

"Pensavo non ti saresti fatto più sentire"

Credevo Di OdiartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora