Buonasera gente :)
Come promesso è venerdì e io sono qui con un nuovo capitolo! Che poi sarebbe la seconda parte dell'altro ma dettagli, non sprecherò molte parole perchè non capireste se non dopo aver letto il proseguo del 15, quindi mi esprimerò alla prossima pubblicazione ahahha
Come al solito grazie mille, spero che il capitolo non vi scuota troppo e che sopratutto vi piaccia! :3 aspetto i vostri commenti-Anna
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Venni spinta da un lato e barcollai su quegli orribili trampoli che avevo indossato di mia spontanea volontà -o riluttanza- e avanzai a fatica tra ragazzi che si urlavano a vicenda per comunicare tra loro, ragazzi che si muovevano a tempo di musica o nei casi peggiori, che si strusciavano gli uni contro gli altri.
Scartai un mucchio di bicchieri abbandonati sul pavimento facendo attenzione ad alcune palline da pingpong che giacevano lì accanto, probabilmente sfuggite ai membri della squadra di calcio che le avevano usate per lo stupido gioco con il quale si stavano divertendo -e ubriacando- poco prima, e finalmente raggiunsi la mia meta: ovvero la stanza oltre il salotto che scoprii essere la cucina.
La porta ad un battente, che dopo essere stata aperta si richiudeva da sola velocemente, riusciva ad attutire almeno in parte il volume di quella dannata musica che mi stava letteralmente aprendo la testa in due, sicuramente era anche l'unica stanza a pian terreno nella quale potevi parlare senza rischiare di perdere la voce.
Per mia fortuna non era nemmeno molto affollata e i presenti erano tutti indaffarati a versarsi da bere e tornare indietro, quindi non mi prestarono la minima attenzione e fui grata ad ognuno di loro per questo.
L'unica cosa che m'interessava in quel momento era sapere dove fosse finito quello stronzo lunatico e doppiogiochista per riversare su di lui tutta la rabbia che mi stava friggendo le viscere, sembrava che facessimo a stento un passo avanti per poi farne almeno altri dieci indietro.
Ero così fuori di me che non riuscivo nemmeno a pensare il che, da una come me, era praticamente impossibile. Inoltre mi sentivo davvero una stupida, perché avrei dovuto saperlo, mi sarei dovuta aspettare questo ed altro, finiva sempre così con Harry.
Lui non sarebbe mai cambiato e io non sarei mai stata abbastanza per uno così, nemmeno conciata in quel modo e con quel vestito addosso, probabilmente ero sembrata anche ridicola ai suoi occhi.
Ma questa volta, anche se fosse stata l'ultima cosa che avrei fatto prima di levare finalmente le tende da quel posto infernale, l'avrei trovato e gliene avrei dette quattro senza più peli sulla lingua, a costo di farlo sfigurare alla presenza dei suoi cari amici, visto che sembrava importargli così tanto della sua stupida reputazione.
Comunque sia, già che c'ero, mi sembrava il minimo provare ad integrarmi tra quelle persone che sembravano così differenti da me e bere qualcosa mi avrebbe sicuramente reso più audace, quindi raggiunsi la sfilza di bevande generosamente offerte dal padrone di casa e alzai un sopracciglio quando mi resi conto che, nonostante le mie buone intenzioni, non avevo la minima idea di cosa prendere o di cosa mescolare.
«Hai proprio l'aria di un pulcino caduto dal nido, tesoro» mi derise qualcuno dall'atra parte dell'isola al centro della cucina, e quando alzai lo sguardo mi resi conto che si trattava di Fred.
Al che tirai ugualmente un metaforico sospiro di sollievo, almeno era una faccia amica, o quasi.
«E la cosa ti diverte?» risposi astiosa, ero comunque arrabbiata e non m'importava di chi finiva per essere una vittima innocente del mio malumore, era l'unico momento in cui le parole avevano la meglio sui pensieri e io non potevo -o non volevo- fare niente per fermarle.
Fred non rispose e corrugò appena la fronte, poi si versò prima del succo di frutta e un mix ricavato da due bottiglie di qualcosa «sei qui da sola?» ci riprovò.
Mi guardai intorno con il sarcasmo che trapelava da ogni poro della mia faccia «A quanto pare, adesso lo sono» aggiunsi.
Lui bevve un sorso dell'intruglio che si era creato e ridacchiò «sul serio pulcino, dovresti rilassarti» mi consigliò, abbandonando il bicchiere sul bancone un attimo dopo per afferrarne uno vuoto.
Sbuffai passandomi una mano tra i capelli, sapevo che Fred in un certo senso aveva ragione: mi stavo facendo rovinare la serata dagli inutili capricci di Harry «lo credo anche io, ma non è il genere di posti che frequento solitamente » dissi.
Lui annuì come se già ne fosse a conoscenza e probabilmente era così, perché Fred era un tipo abbastanza festaiolo e sicuramente partecipava ad una festa ogni fine settimana, dove ad almeno qualcuna per forza ci saremmo dovuti incrociare, anche se avessi partecipato ad una su cinque una volta ogni tanto.
Così quando mi versò del liquido rosso nel bicchiere e me lo passò, non obbiettai «è vodka alla ciliegia, va molto di moda ultimamente» spiegò con una risata, ma prima di consegnarmi definitivamente l'alcol pescò un muffin da un cestino in mezzo alla moltitudine di bottiglie «visto che non sei una che beve spesso, anzi direi mai, è il caso che mangi questo prima di provare» mi suggerì, accettai riluttante entrambi anche se non avevo molta voglia di masticare.
«Grazie» risposi tuttavia sorpresa dalla mancanza di ostilità che spesso adottava praticamente con chiunque, fatta eccezione per la sua cerchia di amici, forse era già ubriaco. Dopo aver dato un paio di morsi al dolcetto lo abbandonai sul bancone, dove Fred ci si appoggiò contro.
«Posso chiederti che cosa ti prende? Sembri furiosa» rispose sorseggiando dal suo bicchiere, dopo averlo ripreso. Strinsi le labbra con un secco cenno del capo e presi un paio di sorsi della bevanda che mi aveva passato, che non era affatto male: dolce e forte allo stesso tempo, il gusto fruttato della ciliegia copriva abbastanza il brutto sapore del liquore.
«Lo sono, sto cercando Harry» risposi infine come se fosse una giustificazione abbastanza valida e in effetti lo era, inoltre il mio stomaco si contrasse nello stesso momento in cui pronunciai il suo nome, cosa che mi fece tutt'altro che piacere.
Fred alzò gli occhi al cielo «ti ha preso peggio di me» commentò con un velo d'ironia, ma quando vide l'occhiataccia che gli rivolsi rise alzando le mani «stavo scherzando! il mio cuore è volubile, l'ho già dimenticato. E comunque l'ho visto andare fuori poco fa» aggiunse e poi si morse il labbro, cose se si fosse reso conto che non avrebbe dovuto lascarsi sfuggire quel dettaglio.
Lasciai il bicchiere vuoto accanto al mezzo muffin «grazie Fred, ci vediamo» risposi e mi avviai verso l'uscita ancora intenzionata a parlargli per scoprire che diavolo avesse.
«Jess aspetta!» sentii l'altro chiamarmi ma non mi fermai, questa volta attraversai il salotto con risolutezza spintonando la gente senza il minimo ritegno e raggiungendo finalmente la porta finestra che dava sul giardino, nel quale avanzai con una sicurezza che non mi apparteneva.
Infatti quando svoltai l'angolo proprio questa svanì di colpo e col timore di essere vista rimasi vigliaccamente nascosta dietro la siepe alta che serpeggiava nel giardino creando una specie di percorso. Harry era di nuovo di spalle ad almeno cinque metri di distanza e stava discutendo con Lissa che al contrario suo, se ne stava seduta su di una panchina con un'espressione che era un misto tra divertimento e qualcosa vicino alla tristezza e una bottiglia tra le mani dalla quale prese un lungo sorso.
«Vuoi smetterla di ubriacarti?! Ti sto fottutamente parlando, Lissa!» sbraitò lui.
Lei rise in maniera sarcastica «niente affatto, tu stai accusando me del tuo comportamento da fottuto bastardo quale sei» rispose, Harry freneticamente si passò una mano tra i capelli esasperato, borbottò una bestemmia e allargò le braccia come se quello di cui stava parlando fosse ovvio.
«E con chi dovrei prendermela?! È tutta colpa tua!» urlò, lei alzò le spalle.
«Che cosa vuoi che me ne importi allora? Sembra sempre essere colpa mia, e non importa niente a nessuno di me!» e differentemente da quel che mi aspettavo scoppiò a piangere.
Le ampie spalle di Harry si rilassarono di colpo e nuovamente la sua mano setacciò i capelli lunghi che poi strinse tra le dita, sospirò pesantemente e si sedette accanto a lei rivelando finalmente la su faccia, ora combattuta. La sua fronte si spianò lentamente e le sopracciglia si inarcarono in un espressione colpevole, poi quasi titubante sfiorò il braccio di Lissa e deglutì.
«Va bene, mi dispiace. Ho esagerato come al solito ma...io non riesco...» sbuffò in difficoltà e poi si accigliò nuovamente «non è vero che nessuno s'interessa di te. Tua madre lo farebbe se tu le rivelassi i tuoi veri sentimenti, è pur sempre tua madre. E scommetto che anche a Jess interessa di te o non ti avrebbe dato retta...e anche a me interessa.» in quel momento non sapevo come sentirmi, il fatto che mi avesse messo in mezzo e che quindi automaticamente avesse pensato a me, avrebbe dovuto lusingarmi ma la confusione aveva avuto la meglio su ogni altra cosa. Di cosa stava parlando?
Alla fine Lissa abbandonò la bottiglia sulla panchina riversando parte del suo contenuto tra l'erba tagliata -che comunque non era poi molto- e si sporse velocemente verso Harry, il quale non ebbe nemmeno il tempo di ruotare la faccia verso di lei che le loro labbra si erano già unite in un bacio.
E la cosa peggiore è che lui rimase dov'era «oh cazzo, questo non ci voleva» imprecò Fred apparendo solo allora alle mie spalle, quando mi voltai di scatto i miei occhi dovevano essere colmi di lacrime -per lo più di rabbia- perché lui sgranò i suoi.
«Jess...» sussurrò portandosi una mano sulla bocca. Ma non aspettai che continuasse oltre, girai i tacchi e me ne andai più in fretta che potevo.
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PROJECT || H.S.
أدب الهواةCosa succederebbe se sei persone completamente diverse tra di loro si ritrovassero faccia a faccia, a doversi confrontare, a doversi immedesimare nei panni dell'altro quando è già difficile essere se stessi? Incastrati in un esperimento sociale qua...