Capitolo 20.

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"Quindi i miei sogni non ti dicono niente?" chiesi speranzosa.
"No, mi dispiace." replicò. "Anche se in qualche modo sono comunque collegato a te. I tuoi sogni sono il tuo passato e questo è certo ormai."
"Ma magari non tutto." borbottai, ripensando al fatto che lavorassi per la W.IC.K.E.D.
"No, credo che tutto sia reale. Mi dispiace, ma penso che questo sia anche colpa nostra. Ed è orribile." sussurrò grattandosi la testa.
"Sei sicuro di non ricordarti proprio niente? Non hai neanche una piccola sensazione di... Familiarità con questo posto, con gli altri... Con me!"
La voglia di sapere qualcosa sul mio passato era fortissima.

Cosa pensavo? Era ovvio che non si ricordasse di niente, ma in un certo senso avevo sperato che anche lui fosse come me e riuscisse a ripercorrere i suoi ricordi nei sogni.
Avevo sperato che in qualche modo Thomas avrebbe potuto spiegarmi qualcosa, ma a quanto pare mi sbagliavo.
"No, te l'ho detto. Anche se prima, quando leggevo i nomi sul Muro, mi sembravano familiari. Anche questo posto sento di averlo già visto. Ma ti ripeto: è solo una sensazione."
Annuii sconsolata e feci per andarmene, quando lui mi fermò prendendomi la mano.
"Aspetta." disse avvicinandosi. "Non ti ho mai ringraziata per avermi aiutato il primo giorno, nella Scatola."

"Oh, non c'è di che. Sono una Medicale, è questo il mio lavoro adesso." gli sorrisi.
"E mi piacerebbe che mi tenessi aggiornato riguardo ai tuoi sogni. Se in qualche modo sono collegato a te preferirei sapere."
Annuii sicura, promettendo che se avessi avuto novità sul mio passato gliel'avrei sicuramente detto e questo gli bastò per mollare la presa sulla mia mano.
Me ne andai veloce da quel posto. L'aria si stava facendo troppo pensante per i miei gusti.
Appena uscii dal bosco vidi Newt aspettarmi appoggiato a un tronco.
"Hai scoperto qualcosa?" chiese giocherellando con un sasso.
Scossi la testa sconsolata. Pensavo di essere vicina al chiarire qualcosa e invece mi ritrovavo esattamente al punto di partenza.

"Avevi ragione. Lui non mi può aiutare. Nessuno può."
Sentivo la rabbia salire dentro di me.
Perché non potevo essere come gli altri? Perché non potevo scordare tutto anche io?
"Dai, vedrai che troveremo una soluzione." mormorò, cercando la mia mano con la sua.
"No, Newt! Non troveremo una caspio di soluzione! Ogni volta che arriva la notte, la paura mi attanaglia. Io non capisco... Perché non posso semplicemente dimenticarmi tutto come voi?" buttai fuori, ricacciando indietro lacrime di frustrazione, era assillante il pensiero di essere a un passo dalla verità eppure non poterla afferrare.

Newt mi guardò con compassione e tristezza, poi scosse la testa. "Non vederla come una maledizione, Eli. Sono convinto che se ricordi ci sarà un motivo."
Scossi la testa, nascondendomi il volto tra le mani. Se solo fossi riuscita a mettere insieme i pezzi.
"Devi solo riuscire a ricollegare le cose. Piano piano." mi rassicurò, attirandomi cauto a lui. Mi strinse le spalle e mi accarezzò la testa. "Ma non rincaspiarti troppo, okay? A volte rimuginare sulle cose ti fa stare più da schifo. Credimi, lo so bene."

Alzai lo sguardo, incrociando i suoi occhi e sollevando il sopracciglio.
"Penso che sia arrivato il momento di raccontarti perché zoppico."
"Perché zoppichi?" chiesi cercando il suo sguardo, che si fissava su tutto tranne che sui miei occhi.
"Sono stato uno dei primi Radurai. Sono arrivato insieme ad Alby e a qualcun altro." spiegò giocando nervosamente con un ciuffo dei miei capelli. "All'inizio non facevamo granché, perlopiù ce ne stavamo isolati a cercare di capire come funzionasse questo caspio di posto. Poi abbiamo iniziato a esplorare il Labirinto. Io ero uno dei Velocisti, sai?"

Scossi la testa stupita e mi resi conto di sapere davvero poche cose sul conto di Newt.
"Ovviamente non trovammo un'uscita e il peso del Labirinto iniziava a farsi sentire sulle spalle di tutti. A volte mi sembrava di soffocare qui dentro. Ero sempre cupo e depresso. Non mi confidavo con nessuno per non mettere ulteriore peso sugli altri. Non piangevo mai per paura di mostrarmi debole. Poi un giorno..." si fermò per riprendere fiato e forse per cercare anche un po' di coraggio. "Ho provato a suicidarmi nel Labirinto. Sono salito fino a metà di quel caspio di muro e sono saltato giù."

Mi fissò intensamente negli occhi per qualche secondo, poi distolse lo sguardo. Pensai di non aver mai visto qualcuno così triste come lo era lui in quel momento.
Non sapevo cosa dire. Non avrei mai pensato di sentire quello che mi aveva appena confidato e ora dovevo ammettere che capivo perché non mi avesse raccontato prima di quell'accadimento.
Tuttavia ero felice che mi avesse confidato una cosa così intima del suo passato. Era un peso troppo grande perché lo portasse da solo.

Newt voltò la testa leggermente e inghiottì un groppo di saliva. Girò nuovamente il viso verso di me e sembrò quasi che volesse dirmi qualcosa, invece si limitò a dare una fugace occhiata al mio volto per poi darmi le spalle e andarsene.
Lo fermai immediatamente, strattonandolo per un braccio.
Lui esitò qualche secondo, turbato dal mio gesto. Tuttavia, quando mi gettai tra le sue braccia e lo strinsi così forte da togliergli il respiro, lui non si lamentò e ricambiò l'abbraccio, rilassando lentamente i muscoli, che fino a quel momento erano rimasti tesi come corde di un violino.

"Mi dispiace..." sussurrai affondando il viso sul suo petto.
Rimanemmo così per quella che sembrò un'eternità. Poi lui si staccò lentamente da me e mi accarezzò i capelli.
"È accaduto anni fa. Se potessi tornare indietro farei un'altra scelta." spiegò. "Ti prego, non fare il mio stesso errore. Non tenerti tutto dentro e soprattutto, non pensare che devi per forza trovare una soluzione a tutto. A volte semplicemente non c'è."
Annuii lentamente e, accarezzandogli una guancia, dissi: "Anche tu. Non ricommettere lo stesso errore due volte. Io ci sarò sempre quando avrai bisogno, okay?"

Lui annuì e ridacchiò: "Forza, smettiamola con queste cose tristi o alla fine mi farai piangere."
Sforzai anche io una risata e mi feci accompagnare verso la cucina di Frypan.
Era ora di pranzo e ognuno stava mangiando chino sul proprio piatto.
Quando i Radurai ci videro arrivare ancorati l'uno all'altra, iniziarono a fissarci e a parlare tra loro. Divenni immediatamente rossa in viso e feci per staccarmi da Newt, che però non me lo permise, aumentando anzi la presa sulla mia vita.

Andammo a prendere i nostri piatti sotto gli sguardi indagatori e maliziosi degli altri.
Come mio solito andai a sedermi tra Gally e Chuck, mentre Newt si posizionò vicino ad Alby che era qualche metro distante da noi.
"Caspio ho perso una scommessa!" esclamò Chuck battendo il pugno sul tavolo di legno.
"Come, Chuckie? Che scommessa?" chiesi infilzando un po' di insalata con la forchetta.
"Io e Frypan avevamo fatto una scommessa." spiegò. "Se vincevo potevo mangiare una porzione extra di cibo tutti i giorni, mentre se vinceva Frypan..." inghiottì un groppo di saliva. "Dovevo rinunciare a un pasto al giorno."
Gally rise divertito mentre la faccia di Chuck si faceva sempre più pallida.

"E sentiamo, su cosa era incentrata la scommessa?" chiese il ragazzo alzando un sopracciglio.
"Frypan aveva scommesso che loro due si sarebbero messi insieme nel giro di poco, mentre io dicevo che non lo avrebbero fatto per altri dodici giorni." spiegò indicando me e Newt.
Cosa? Pensai irritata. Come hanno capito che c'era qualcosa tra di noi?
Gally sembrò turbato tanto quanto me nel sentire la spiegazione di Chuck e fino alla fine del pranzo non proferì parola, se non per dire a Chuck di stare zitto ogni volta che quest'ultimo provava a far nascere una conversazione.
Finii alla svelta il mio piatto di cibo e feci per alzarmi, quando Gally scattò in piedi prima di me e si allontanò con grandi falcate.
"Cosa gli prende?" chiesi a Chuck.

"È geloso." spiegò ridacchiando. "Quella testa di caspio è gelosa di Newt."
Sbiancai in volto. Pensavo che la questione con Gally fosse chiarita, ma ovviamente mi sbagliavo.
Scossi la testa e mi allontanai andando verso l'edificio dei Medicali.
Sperai di trovarci Jeff, o magari Clint, ma naturalmente nessuno di due ragazzi era in circolazione. Non mi sembrava di averli visti neanche a pranzo.
Feci spallucce e decisi di rimettere in ordine il casino che io e Ben avevamo combinato il giorno precedente.
Ben. Pensai sospirando.

Quella mattina avevo quasi sperato che al mio risveglio lo avrei ritrovato a parlare con Minho. Con il suo sorriso raggiante in volto e la sua energia. Quando non lo avevo visto pranzare seduto vicino all'altro Velocista, una fitta al cuore mi si era riaperta.
Scacciai quel pensiero dalla testa e iniziai a raccogliere i pezzi di legno da terra. C'erano ancora dei cocci sparsi qua e là e cercai di non tagliarmi nuovamente.

Misi da parte i pezzi di legno rotti, pensando che sarebbero sicuramente serviti per accendere il fuoco alla sera, mentre per raccogliere i pezzi di coccio usai un panno di stoffa.
"Alla fine hai fatto una scelta, Elena."
Mi si raggelò il sangue al solo udire quella voce. Mi voltai lentamente e non mi sorpresi nel vedere Zart che se ne stava sull'entrata della porta a braccia conserte. Mi fissava con il suo solito sguardo d'odio.
Era dannatamente inquietante.

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