4 capitolo.

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Sento qualcuno che mi scuote.

- Anna, svegliati, è tardi.- Ho troppo sonno, i miei occhi si rifiutano di aprirsi. Poi un'altra voce in lontananza. - La mia piccola dorme ancora?- è Edoardo, sicuramente.

- Sì, vieni a svegliarla perché a me non ascolta minimamente.- Elena si arrende sempre in fretta.

- Annuccia.- sento dire dolcemente. - Alzati o sarò costretto a prenderti di peso.- aggiunge poi con tono più intimidatorio.

Mugolio assonnata tenendo gli occhi ancora chiusi e la punizione non tarda ad arrivare. Edoardo mi solleva di peso e mi mette sulle sue spalle con la testa in giù.

- Edo, ti prego!- mi lamento infastidita colpendolo con le mani sulla schiena, ma sono ancora troppo assonnata per avere una forza tale da provocargli un minimo di dolore.

- Taci e apri quegli occhi altrimenti esco così, tutti ti vedranno con il pigiama con i pinguini.- mi minaccia ridendo.

Subito spalanco gli occhi e dico ad alta voce. – Non oseresti.-

- Sai che lo farei quindi spicciati a renderti presentabile, c'è un sacco di strada per Cala Azzurra.- mi ordina severo. Decido di non rischiare e gli faccio cenno di mettermi giù, ha vinto.

Faccio abbastanza in fretta e mi ritrovo a dover aspettare le altre che si preparano con tutta la calma del mondo. Mi volto verso Alessandro...

- Ale, ma ti pare che fate tutta sta scenata a me e poi dobbiamo aspettare loro? La prossima volta mi sveglio quando mi pare stronzi.-

Lui scoppia a ridere. – Effettivamente hai ragione, non serviva svegliarti in quel modo ma Edo si diverte sempre a farti innervosire.-

- L'ho notato.- dico sorridendo e voltandomi verso l'interessato con uno sguardo di finta incazzatura.

Finalmente le altre sono pronte, scendiamo a prendere le bici in cortile e partiamo per la spiaggia. C'è un sole cocente e le mie gambe non reggono più lo sforzo.

- Quanto manca ancora?- urlo per farmi sentire, siamo tutti un po' sparsi con le bici.

- Stiamo arrivando.- mi risponde Fede che si trova davanti, è lui che ci sta guidando.

Per fortuna! Sono stremata, non mi sento quasi più le gambe. Passati circa due minuti arriviamo finalmente a Cala Azzurra e, wow, ne è valsa la pena. E' qualcosa di spettacolare, mai visto niente del genere. Ma proprio per questo è stra piena di gente, dove dovremmo metterci?

- Raga ma non c'è neanche spazio!- esclama Giorgia posando la bici.

- Noi andiamo nella parte destra, lì ci stanno solo i ragazzi e ci sarà sicuramente posto.- risponde sicuro Federico.

Effettivamente ha ragione, c'è meno folla e troviamo uno spazio per noi. Sono intenta a sistemare il mio telo sulla spiaggia mentre gli altri corrono già verso il mare, io invece voglio prima prendere un po' di sole. Mi dicono tutti che sono troppo bianca e hanno ragione. Cazzo, ho dimenticato le cuffie.

Faccio un lungo respiro e mi distendo cercando di rilassarmi, è difficile senza musica. Sento ogni rumore attorno a me e nel momento in cui trovo un piccolo momento di tranquillità dentro me stessa, una voce familiare mi riporta alla realtà.

- Non ti ho ancora perdonato per ieri sera, sappilo.- è lui, il biondo.

Apro gli occhi e me lo ritrovo davanti, mi sta squadrando tutta e immediatamente mi sento in imbarazzo nell'indossare solamente un costume. Lui ha dei bermuda neri, che felicità. Anche se effettivamente anche il mio costume è completamente nero. Mi rendo conto troppo tardi di esser stata troppo tempo zitta a fissarlo, senza degnarlo di una risposta.

-Che vuol dire Butch? -Niente.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora