SOMETHING TO TIE

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Vorrei dedicare questa fan fiction a Alice, Piri e Michele, che continuo a traumatizzare (oi! Guardate che siete voi a volerle leggere!)

Louis era pericoloso. Chiunque lo sapeva alla St. James.

Entrare nel suo giro di amicizie era come una passeggiata su un campo minato, difatti la sua compagnia era composta solo da sé stesso. E questo non poteva che significare una cosa: ognuno bramava un posto accanto al suo in mensa. Tanto era freddo che la gente, che non riusciva ad entrare nelle sue grazie, veniva comunque rispettata per averci provato.

La scuola era in suo potere, giostrava attorno alla sua aria menefreghista ed ai suoi occhi cerulei. Erano quelli il suo mezzo di comunicazione. Non bastava una parola, solo uno sguardo per capire al volo cosa voleva.

Il più delle volte era scontroso e freddo; alcune leggende metropolitane narravano che quegli occhi ghiacciati, in origine, erano pozze d'acqua cristallina. I più spavaldi raccontavano di averli visti una volta spaventati, eppure questa rimaneva una verità molto poco credibile per tutti.

Ma questo non significava che ogni tanto non corresse voce che si fosse sbattuto qualche ragazza, o ragazzo (non si capiva quale fosse il suo orientamento, e nessuno aveva il coraggio di chiederlo).

Questo vociferare era attendibile? Questo non spetta a me accertarvelo.

Rendimento scolastico? Ignoto anche questo. Non scambiava parole con nessuno, se non raramente. I professori elogiavano il suo lavoro come se fosse oro colato, ma nessuno aveva mai saputo che razza di media avesse nelle diverse materie. Sicuramente non bassa.

Anche questo procurava grande sorpresa tra gli studenti, uno fra tutti: Harry Styles.
Il ricciolino era uno dei ragazzi più popolari nella scuola per il suo rendimento e la sua vitalità. Era socievole con chiunque: sorrideva costantemente mettendo in risalto i due solchi a lato della sua bocca piena rossa ciliegia.
I suoi occhi verdi donavano speranza e un senso di sicurezza a tutti.

Tutti lo salutavano e gli erano solidali. Aveva più volte aiutato gli altri a non ripetere l'anno, e la riconoscenza che ne ricavava era la sua fonte di orgoglio. Ognuno nella scuola lo vedeva in modo incredibilmente puro [bemyshai risparmiati le battute], ma non derisoriamente. Certo, partecipava a sporadiche feste, ma non si divertiva propriamente sentendosi in dovere di aiutare gli altri in condizioni terribili, evitando a loro di fare cazzate. I ringraziamenti arrivavano puntuali il giorno dopo.

Era, dunque, un ragazzo altruista, ma anche molto curioso, per sua sfortuna.

Perché sfortuna? Basta tornare con la mente alla festa di Alice qualche tempo prima. Basta rimembrare la scena di un Harry mezzo brillo con un bicchiere di un liquido non bene identificato. Dall'odore era sembrato ovvio ipotizzare che non fosse proprio succo di frutta. E mentre quest'ultimo era nella sua mano destra, in quella sinistra portava la sua giacchetta di pelle nera.

Non faceva molto freddo, ma caldo, di certo, non si poteva chiamare, e si sa che marzo è un mese, che, a quanto di previsioni metereologiche, se ne sbatte tranquillamente di ciò che gli scienziati sostengono e tentano di prevedere.

La mente di Harry era per lo più oscurata dall'alcool, anche se la claustrofobia suscitata da quella casa, riempita fino all'estremo da persone, di certo contribuiva a dare una visione ancora più annebbiata dell'ambiente circostante.
C'erano luci ad illuminare le scale e la sala principale sotto dove tutti si stavano scatenando.

Di sopra non si sentiva granché, se non letti che sbattevano per cause troppo ovvie per essere elencate, e urla di chi, alla fine dell'amplesso, si lasciava tra le braccia dell'amante occasionale.

Something to tie ›› Larry Stylinson (OS)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora