18 - 12 - 1999

21 4 0
                                    

Questa mattina ho dato di matto. Ho ancora i nervi tesissimi. Al lavoro c'è tensione, sono tutti nervosi e io accumulo anche lo stress degli altri. Ho questo "dono", sento le persone litigare, sbuffare, lamentarsi, le grida di Oliviero nell'altra stanza e con il passare delle ore sono sempre più nervoso. Oggi sono scattato come una molla. È venuto da me Enrico Bosco con un CD-ROM contenente una parte di lavoro che avevo fatto ieri e mi ha detto che c'erano dei gravi errori e che si doveva rifare tutto. Questo non mi ha innervosito, ero solo un po' sorpreso, controllo sempre il mio lavoro. Ho preso il cd e controllato i files. Gli errori c'erano, li ho trovati uno per uno ma non mi ricordavo di averli fatti. Mi sono scusato e ho detto che glieli avrei fatti riavere corretti. Poi però mi è venuto un dubbio. Ho aperto i file originali che conservo sempre per scrupolo sul mio hard disk e ho visto che gli errori non c'erano. Aveva manomesso lui i files per poi fare quella scenetta in cui veniva da me a lamentarsi davanti a tutti. Sono andato a cercarlo nel corridoio, non l'ho trovato, così ho fatto il giro delle stanze. L'ho scovato nella stanza di Gianluca mentre si lamentava con gli altri proprio del mio lavoro. Sono andato su tutte le furie. Le mie grida si saranno sentite in tutto il palazzo. Si sono precipitati tutti li. Gianluca mi continuava a dire <<non gridare così! stai disturbando tutti! Se viene Oliviero ti butta fuori!>> ma io ho continuato. Non me ne fregava più niente di nessuno, non mi saliva più il sangue al cervello, ho completamente perso il controllo di me stesso. È arrivato Oliviero che odia i litigi tra colleghi. Io lo so bene. Ma ho continuato a gridare. Non avevo più voce. Oliviero mi ha gridato a sua volta dicendomi di darmi una calmata e cercando di capire quale fosse l'origine del litigio. Enrico è intervenuto dicendo <<Alberto ha fatto un mucchio di errori e adesso se la prende con me che glieli ho segnalati>>. Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non ricordo più quello che è uscito dalla mia bocca. Mi tornano in mente solo frammenti confusi. Ci è voluto del tempo perché mi calmassi. Oliviero mi sgridava e io me la sono presa con tutti fin quando avevo voce e fiato. Poi me ne sono andato sbattendo la porta. Sono sceso in strada ricordo perfettamente di aver percorso diversi metri a piedi verso il mare. Poi mi sono fermato, ho visto una panchina e mi ci sono seduto sopra. Ero bloccato a riflettere sul mio gesto. Era sbagliato, forse ho esagerato ma è intollerabile l'atteggiamento di Enrico e poi non sopporto la tensione che c'è nell'aria. Ne fanno una questione di vita o di morte. Si lamentano tutti l'uno dell'altro, si lamentano del capo, dei computer, dei files, di qualsiasi cosa. Tutti devono manifestare il loro disappunto in continuazione. Non ne posso più. Ho bisogno di lavorare in serenità. Ognuno deve fare il proprio lavoro e basta, cosa ci vuole? Non sarebbe più semplice? Ho iniziato a camminare sul lungomare e non ho più smesso per tutta la mattinata. Alcuni attimi pensavo di avere esagerato, non era necessario prendersela con tutti e pure con Oliviero, alla fine Bosco ha ottenuto quello che voleva, mettermi in cattiva luce. Penseranno tutti che ho fatto davvero quegli errori e che non ho saputo ammetterli. In altri momenti invece, pensavo di aver fatto bene, c'è un limite a tutto. Ho iniziato a calmarmi un po' quando alle due del pomeriggio sono entrato alla Ricordi, c'era quell'atmosfera natalizia che amo tanto. Ho preso un libro a caso e mi sono seduto sui divanetti di lettura. Mi sono estraniato per una mezz'ora abbondante. Leggevo senza capirne il senso. Non saprei neanche dire di cosa parlasse quel libro. Mi rendo conto come in questi due mesi io sia cambiato tanto. Credevo di essere una ragazzo solare a cui piace scherzare, stare con gli amici, sempre con il buon umore. Adesso mi ritrovavo in quella città con un mucchio di frustrazioni, quasi emarginato, senza amici e senza una ragazza. Ho fatto centinaia di tentativi per trovarne almeno un amico qui in città. Ma nulla di nulla. Sembra che abbia un'incantesimo. Si ripete sempre quella sensazione di Truman Show che non mi fa stare tranquillo. L'ultimo tentativo l'ho fatto domenica uscendo con Silvio, un ragazzo di Ancona che vive a Milano per lavoro. Mi aveva detto di condividere le mie stesse passioni, che mi avrebbe portato in giro per le sale giochi storiche della città. Invece, probabilmente ha inventato tutto. Intanto non ha la mia età ma avrà almeno trenta/trentacinque anni. Mi ha portato in un bar evidentemente frequentato da omosessuali e con i suoi amici mi hanno stressato parlando di omofobia e del fatto che in fondo siamo tutti bisessuali ma non lo sappiamo. Poi dopo qualche bicchiere di vino un ragazzo biondino amico suo mi ha messo una mano sulla coscia. A quel punto, con molta eleganza ho trovato una scusa, prima per allontanarmi e poi per andare via. Non ne posso più. È normale che poi esplodo. Si sono messi tutti contro di me, la Polizia, i malviventi, i miei colleghi e i miei inquilini uno più cretino dell'altro. L'unico pensiero che mi consola è che tra tre giorni ho il volo per tornare in Sicilia. Sarà un viaggio più breve dell'andata e finalmente potrò tornare in un ambiente "normale" e stare sereno per una decina di giorni.
Nel pomeriggio, quando mi sono calmato sono tornato alla Ubivision come se nulla fosse, mi sono seduto nella mia stanza e ho finito tutto il lavoro con un giorno di anticipo. Ho trasformato la rabbia in concentrazione e ho maltrattato la tastiera del mio computer. Poi sono andato da Oliviero, mi sono scusato per la scenata e gli ho detto che da oggi in poi avrei messo i miei files anche in una cartella protetta del server perché è inaccettabile che colleghi con cattive intenzioni manomettano il mio lavoro. Lui è rimasto in silenzio ad ascoltarmi con aria severa e non ha battuto ciglio. Non ha neanche commentato minimamente. Mi chiedo ancora quello che sta pensando sul mio conto. È insoddisfatto del mio comportamento? Pensa che sono presuntuoso ed esagerato? Pensa che faccio bene ad impormi? Non lo saprò mai. È un mondo difficile quello del lavoro e mio padre mi aveva messo in guardia a tempo debito. Imparerò a fregarmene di quello che pensano gli altri. Io i risultati li ottengo, il mio dovere lo faccio e lo stipendio me lo guadagno, per cui se si vogliono lamentare che lo facciano pure.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora