Capitolo 35

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RICORDATEVI CHE VI VOGLIO BENE. TANTO BENE. MOLTISSIMO BENE.

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Ary iniziò seriamente a chiedersi cosa non andasse in lui: nel lasciare Emma al suo compito il suo cuore era come impazzito, ora, invece, a pochi attimi dallo scontro con una delle creature più forti che avesse mai incontrato, era calmo. Se ne stava con le spalle appiattite dietro una delle colonne all'entrata principale di C0 e le orecchie tese a captare ogni suono.

Anche se, di suoni veramente interessanti ce n'era uno solo: i passi di quel colosso armato che rimbombavano nei suoi timpani come i boati prima di un terremoto. Lanciò un'occhiata alla sua destra, a Diux, che, come lui, se ne stava appiattito e calmo dietro una colonna.

Vederlo armato per la prima volta non lo disgustò. Certo, il suo orgoglio faticava ad ammetterlo, ma così, in due contro quattro Scavii e quel Tremal che tanto faceva agitare Diux, era felice di avere al proprio fianco l'alieno.

Avvertì chiaramente i passi nella zona prestabilita, abbassò e alzò la testa due volte e Diux agì: rotolò fuori dalla copertura della colonna, sparò con entrambe le pistole al plasma che aveva in mano, poi si mise a correre.

Meno uno, valutò Ary sentendo uno degli Scavii agonizzare.

Poi, esattamente come aveva predetto Diux, i suoi simili lo inseguirono fra le urla infuriate di Tremal. Anche il Padrone si gettò all'inseguimento, ma, ferito e massiccio com'era, perse subito terreno rispetto ai suoi subordinati.

Ary sentiva la rabbia montargli dentro a ogni sparo, ma doveva rimanere dov'era. Gli Scavii e Tremal non sapevano della sua presenza ed era proprio su quello che doveva puntare: l'effetto sorpresa. O meglio, era ciò su cui puntava Diux. Il piano era suo, Ary si era dovuto solo adeguare e fidarsi.

Attese, poi li sentì vicini, allungò un po' il collo per guardare nell'ampia crepa del pavimento davanti a lui, vide Diux correre a più non posso fra proiettili e macerie e contò, esattamente come gli era stato detto di fare: uno, due, tre, quattro... sette! Si lanciò nel corridoio sottostante, trasformandosi nella caduta. Atterrò su uno degli Scavii, tramortendolo solo con il suo peso, gli altri due si lasciarono sfuggire un imprecazione sorpresa di troppo: il mutaforma scattò subito sull'alieno alla sua destra staccandogli di netto un grosso pezzo del volto con un singolo morso carico di rabbia, uno sparo molto vicino a lui decretò la morte anche dell'ultimo inseguitore. Ary lanciò un'occhiata alle sue spalle e vide Diux ammiccargli e poi rimettersi a correre.

Ary sapeva di dover seguire l'altro, ma un tonfo sordo lo distrasse; tornando a guardare di fronte a sé, vide un colosso farsi strada fra le mura del vecchio grattacielo umano a colpi di martello. Quello, doveva essere Tremal.

L'aveva già fiutato al livello superiore, ma ora poteva vederlo con i propri occhi: era claudicante, debole, ferito a una gamba, eppure, gli trasmise paura. Il suo istinto si espresse prepotentemente, ordinandogli di attaccarlo, di intimorirlo, di fare lui la prima mossa perché tanto era spacciato. Inarcò la schiena, abbassò le orecchie e si portò la coda tra le gambe, ringhiando.

«ARY!»

La voce di Diux lo riportò alla ragione e al loro piano: si decise finalmente a correre dietro allo Scavii suo alleato, però, dentro di sé, continuò a chiedersi come avrebbero fatto.

Tornò al punto di partenza, all'entrata principale di C0, che consisteva in un grande porticato bianco sul tetto di un grattacielo, aggirando Tremal sulla scia di Diux. Trovò lo Scavii dietro una colonna, che riprendeva fiato guardandosi intorno nevroticamente. Quando i suoi quattro occhi si posarono su di lui, Ary lesse chiaramente una lista infinita di insulti nelle iridi grigie, e, in effetti, se li meritava tutti.

L'umana dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora