CAPITOLO 1

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Sophia's pov //1 dicembre//

"Soph!"
La voce acuta e squillante di mio fratello urla più volte il mio nome dal corridoio e come ogni mattina, so che é ora di alzarmi.

É così da sempre. È mio fratello Lou a dare la sveglia a tutta la famiglia ogni giorno, persino ai mio padre che é anche più dormiglione di me.

Apro lentamente gli occhi e la luce accecante proveniente dal balcone sul retro mi spinge a richiuderli immediatamente.
Che odio. A cosa servono le tende? No perchè almeno le mie non servono a un cazzo.

Rigirandomi nel letto più volte dò uno sguardo al calendario. È già dicembre, incredibile.

Mi alzo e corrò subito in bagno. Devo essere la prima, altrimenti se entra mio fratello non ci si sbriga più.

Metto un paio di jeans strappati sul ginocchio con una T-shirt nera e una camicia a quadri nera e rossa, un regalo di mia madre.
Lavo la faccia e i denti, pettino i capelli e passo un filo di trucco.
Dopo aver infilato le mie convere nere, prendo la borsa, il cellulare e scendo le scale per fare colazione e poi correre a scuola.

Solita routine. Dopo un pò ci si abitua. O almeno così dovrebbe essere, ma io sono anni che vado a scuola eppure ogni giorno è sempre una tortura.

In cucina prendo uno dei waffles che ha preparato mio fratello e dio se è buono, delizioso. L'unica cosa che sa fare quel deficiente. Cucinare.

Cazzo. Guardo l'orologio e sono già le 7:15. L'autobus starà per arrivare. Devo muovermi o lo perderò...un'altra volta.

"Ciao Lou! Devo scappare a scuola. Ricorda alla mamma che oggi sono a casa di Rachel per il progetto."
"Fregati. Ora esco anch'io."
"Fanculo."

Amore fraterno.

Uscita velocemente di casa arrivo col fiatone alla fermata. E vedo già dietro l'angolo il mio autobus rosso che arriva puntuale come al solito. Appena in tempo. Tirò un respiro di sollievo.

Si ferma e salgo, schiacciata dalla ciurma di deficienti con cui ogni giorno condivido il tratto di strada fino a scuola.

Già è abbastanza tortuoso il pensiero di dover sopportare cinque lunghe ore di libri e spiegazioni, poi ci si mettono questi quattro cretini. Perfetto.

Stamattina non ci sono neanche posti liberi accidenti. Mi guardo ancora intorno. Niente.

"Bellezza, se vuoi le mie gambe sono a disposizione!"sento dire da qualcuno, che prova anche a sfiorarmi il sedere.
"Provaci ancora e ti spezzo le braccia."rispondo impassibile.

Mi toccherà restare in piedi vicino all'autista, che palle.
Quello non si lava mai. Si vede e si sente.

"Scusi ma non c'è posto."Mi rivolgo a lui poggiandomi allo schienale per tenermi.
"Tranquilla."Mi sento rispondere.

Aspetta. Dov'è finito il suo vocione goffo e insopportabile, che sopporto tutti i giorni?
Mi volto. Non è lui. Non è quel cinquantenne grasso e biforco, che sembra appena entrato in menopausa. Chi è quel ragazzino? Biondo e muscoloso. È messo bene direi.

"Guarda se sei scomoda, puoi sederti tranquillamente. Guido anche con te in braccio piccola."

Come non detto. Tutto fumo e niente arrosto. Un altro montato. Qualcuno mi aiuti.

"Ma chi te l'ha chiesto."
"Nervosetta."
"Nervosetta a tua sorella. Mi fai capire che cazzo ci fai qua?"
"Guido."
"Abbiamo già un autista."
"Che oggi non c'è e per tua fortuna lo sostituisco io."
"Fortuna pff. Ma quanti anni hai?"
"Quasi 18."
"E già guidi?"
"Tranquilla, sono un tipo attento io."
"Parti deficiente."
Che idioti esistono al mondo.

15 minuti dopo

Arrivati. Finalmente mi libero di quel cretino.
Scendo velocemente e cerco di dileguarmi.

"Aspetta."ancora lui. Non rispondo.
"Non te la sarai presa per quella battutina?"
"Non rompere."
"Mi piacciono le ragazze permalose."
"Peccato che a me non piacciono i coglioni."

Mi libero finalmente di lui e corro verso il mio armadietto. Biologia alla prima ora.

A mensa.

Dopo cinque lunghe ore, finalmente si va a mensa. Come al solito da sola.

In realtà ci sono ragazze e soprattutto ragazzi, che cercano di avvicinarsi ma li evito. Per me non esistono amici. Sono tutti falsi. Tutte doppiefacce. Ti usano. E lo so per esperienza. Quindi meglio evitare.

Mi siedo sempre al solito tavolo dove nessuno si avvicina. Un pò mi dispiace non avere compagnia ma tutti sono alla ricerca di popolarità in questa scuola, non di amici.

Mi guardo intorno. Ancora lui. Ma cosa ci fa qui? Non l'ho mai visto prima. Anche lui solo come me e cerca un tavolo dove sedersi. Non lo voglio con me. Cazzo. Però mi dispiace. Mettiamo in chiaro che anche io ho un cuore. Credo che neanche lui abbia amici e per essere un ragazzo 'carino', non di più, è una cosa strana. Con tutte le puttane che girano qua intorno.

Gli faccio un cenno della mano, lui mi sorride e si avvicina. Chi me lo ha fatto fare. Che cretina che sono.

"Chi si rivede!"apre la conversazione e si siede di fronte a me.
"Cosa ci fai qui?"
"Pensavo mi avessi detto tu di potermi sedere."
"Intendo qui a scuola."
"Cosa vuoi che ci faccia?"mi scappa un sorrisetto. Ha ragione.
"Solo che non ti ho mai visto."
"Sono appena arrivato. Tu invece? Amiche non ne hai?"
"Non ne voglio. È diversa la cosa."
"Sei sempre così permalosa?"
"Purtroppo. Ma se vuoi puoi anche alzarti ed andartene."
"E quando mi ricapita la fortuna di stare con una come te?"
"Tempo due giorni, vedrai quante papere ti gireranno intorno."
"Guardo solo te."
"Non fare il cascamorto."
"Cos'è? Si arrabbia il fidanzato?"
"Proprio così."
"Senza amiche. Ma fidanzata. Interessante."
"Non te l'ho chiesto."
"Permalosa."
"Coglione."
"Non ti libererà tanto facilmente di me tesoro."
"Cosa mi tocca sentire."
"Vedremo..."
"Si si credice amo."

Nei commenti ditemi cosa ne pensate e se vi va, datemi qualche consiglio. Grazie!

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