Sangue scarlatto

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-Monster- Imagine dragons

La ragazza affondò il viso nell'acqua gelata del torrente e lo strofinò con forza per far scomparire ogni traccia di sangue che rimaneva su di esso.

Venne travolta da un improvviso attacco di panico che la costrinse a rannicchiarsi sul terreno fangoso, ansimando pesantemente mentre cercava afferrare anche solo un po' d'aria e condurla fino ai polmoni. "Tanto varrebbe morire soffocata" si disse appena riuscì a calmarsi "Almeno smetterei di rivedere quelle immagini"
Eppure lo sapeva perfettamente quanto fosse stupido quel pensiero: i ricordi l'avrebbero torturata sempre, anche da morta.

Si costrinse a distogliere lo sguardo dalle sue mani, ancora ricoperte da un viscido strato di ninfa rossa, ma la sua mente non poté fare a meno di pensare che quello fosse il sangue della sua famiglia.

"È tutta colpa di quello stramaledettissimo gioco!" si disse "Io volevo solo dimostrare a mia sorella di non essere una codarda ed invece sono diventata uno di quegli stessi mostri che temevo tanto"

«Devi solo dire questa formula, Iris» le aveva detto la sorella quella notte lanciandole uno sguardo di sfida «Pronuncia solo queste parole e avrai tutto ciò che vuoi, oppure hai troppa paura per essere felice?» Iris non sapeva che rispondere, anche se ormai era troppo grande per credere a fantasmi e demoni non aveva mai smesso di averne paura, contrariamente a sua sorella Johanna che non perdeva occasione di prendersene gioco.
«Jo, non sono sicura che dovremmo scherzare con gli spiriti maligni» aveva cercato di controbattere la ragazza intimorita ma nulla poteva contro la cocciutaggine della sorella maggiore «Come vuoi, fifona» sussurrò Johanna accentuando particolarmente l'ultima parola. Dopo questa frase gli occhi di Iris si riempirono di quella determinazione che così raramente li faceva brillare e con un gesto secco e deciso afferrò il foglietto che la sorella le sventolava sotto il naso.

Iris lesse con sicurezza le lettere nere che componevano parole provenienti da una lingua misteriosa e a lei sconosciuta. Quando smise la lettura e la sua voce si affievolì la camera sprofondò in un silenzio tombale, presto interrotto dalla risata di Jo «Visto Iris?» disse scanzonata «Te l'avevo detto che era una cretinata!»

Fu allora che tutto accadde. Fu veloce, troppo veloce. Era come se tutta la rabbia, l'odio, il disprezzo che Iris non aveva mai conosciuto si fossero riversati in un istante all'interno del suo cuore trasformandolo il tenebra, conducendolo verso il male.

La ragazza incontrò solo per un secondo la propria figura riflessa in uno specchio, alle spalle della sorella, ma quel secondo le bastò per rendersi conto di essere diventata un mostro. La pelle era bianca, quasi cadaverica, in contrasto con i capelli che da biondo dorato erano divenuti corvini. Eppure non erano questi i veri dettagli della sua mutazione che terrorizzarono Iris, erano gli occhi che le fecero provare un terrore cieco di se stessa: erano più grandi, affusolati ma soprattutto neri, così tanto da render impossibile separare l'iride dalla pupilla. Erano occhi oscuri che celavano il nulla e la malvagità che si erano impossessati della ragazza.

Ben presto il terrore fu sostituito dall'ansia che, a sua volta, generò ira. «Guarda che hai fatto!» sbraitò Iris indirizzando tutta la sua rabbia contro Johanna che la fissava atterrita «Questa...cosa che sono diventata, questo mostro mi dovrebbe portare felicità?!» a voce della ragazza cresceva sempre di più, assumendo un tono selvaggio ed iracondo che mai aveva osato avere, soprattutto nei confronti di sua sorella. Dall'altro canto quest'ultima era rimasta a guardare in silenzio Iris con un'espressione di puro orrore dipinta sul volto. Fu proprio quel terrore negli occhi di Johanna e il suo silenzio a far perdere definitivamente il controllo alla sorella minore portandola a scaraventarsi contro di lei e affondare i suoi denti, più affilati del normale, nella sua carne, divorandola velocemente e assaporando ogni goccia del suo sangue, stranamente gradito a quello che oramai era divenuto un mostro famelico.

Dopo aver finito con la sorella Iris era uscita dalla camera ed aveva riservato il medesimo trattamento anche ai suoi genitori.

Era come se la vera Iris si fosse fatta da parte, lasciando spazio a quella terrificante e sadica creatura che aveva brutalmente ucciso la loro famiglia. L'unica cosa che riuscì a ridarle il controllo di se stessa furono quelle quattro donne.
La ragazza se le ricordava bene, le erano sembrate l'unico punto di luce tra tutto quel sangue scarlatto che pareva volerla soffocare. Erano esattamente come lei, pelle candida, fisico slanciato, capelli neri e, soprattutto, occhi bui, eppure c'era qualcosa che lei non aveva rispetto a loro, probabilmente era il controllo e la consapevolezza di ciò che era diventata. Bastò il tocco di una delle donne per fermarla, come se nulla di tutto ciò fosse mai accaduto, come se lei non fosse mai diventata una spietata creatura assetata di sangue e di morte.

Non appena riprese controllo di sé Iris corse via. Non sapeva bene da cosa stesse scappando, se dalle quattro donne "senza occhi", dallo spettacolo dei cadaveri dei suoi familiari, da se stessa o, forse, da tutte e tre.

Ed eccola ora, Iris, la ragazza sempre sorridente ed esageratamente educata, distesa sul fango, con i vestiti stracciati, mentre cercava di eliminare ogni traccia di sangue che la ricopriva. La ragazza dovette trattenersi dal ridere per una cosa talmente assurda.

Si alzò lievemente da terra, girando la testa di scatto «Non c'è bisogno di nascondervi» mormorò mesta con un sorriso colmo di tristezza dipinto sulle labbra. Immediatamente dalla foresta sbucarono le quattro donne, identiche a come le aveva viste poco prima tranne che per gli occhi, quelli erano ritornati ai loro colori originari.

«Che faccia tosta ha la ragazzina» disse la donna più bassa e con i capelli più corti, doveva avere qualche anno in più di Iris «Ti sembra che ci nascondiamo da una poppante come te?» immediatamente la donna ricevette una gomitata da una delle sue compagne, la più alta e, giudicando dal suo modo di muoversi sicuro ed altezzoso, la più influente delle quattro «Smettila Erie! Non lo vedi che è terrorizzata?» la rimproverò la donna. Erie si limitò a sbuffare ed ad allontanarsi da Iris. «Mi chiamo Kira» sussurrò teneramente la donna più alta mentre si sedeva al fianco della ragazza «Non devi aver paura, siamo come te, ti possiamo aiutare» Iris spostò lo sguardo dal terreno verso Kira, cercando di capire la veridicità della sua affermazione «Non ti fidi, piccola?» chiese alquanto sorpresa la donna «Ti abbiamo fatta tornare in te, ricordi? Perché dovremmo farti del male? Non sai ancora controllarti ma appunto per questo ci uccideresti tutte senza troppa fatica»
La ragazza non era molto sicura dell'onestà della donna ma decise di concederle il beneficio del dubbio, in fondo che mai le avrebbe potuto fare? Ucciderla? Nulla sarebbe mai stato peggiore di ciò che aveva affrontato quella notte.

«Perfetto!» esclamò entusiasta Kira non appena Iris ebbe accettato il loro aiuto «Syria! Yoichi! Aiutate le nostra nuova amica» disse alzandosi, lasciando a terra la ragazza mentre due donne le affiancarono.

La ragazza che, probabilmente, portava il nome di Syria le sussurrò qualcosa all'orecchio mentre la aiutava a rimettersi in piedi: «Hai mai visto due pettirossi insieme, piccola?» Iris si limitò a scuotere la testa segno di negazione. Una sorriso sadico si disegnò sulle labbra della "senza occhi" «Lo sai perché? Perché due pettirossi non possono condividere lo stesso territorio» disse divertita.
Poi fu solo silenzio ed altro sangue.
Sangue scarlatto che macchiò nuovamente la candida pelle di quella ragazza che temeva di essere diventata un mostro e dissetava quelle donne che, oramai, avevano accettato la loro parte mostruosa da molto tempo.

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