6/10/2017
Avevo totalmente perso il controllo della mia vita.Ero di nuovo solo e continuavo instancabilmente a cercare qualcosa che non avrei mai trovato.
Nessuno sa il motivo, ma la vita a volte si diverte a prendersi gioco di te, ti inganna e poi ti lascia l'amaro in bocca, non ti da spiegazioni e all'improvviso ti ritrovi senza certezze.
E io mi sentivo così, deluso e senza alcuna certezza.
La mia nuova casa era terribilmente silenziosa, e nel silenzio mi ci perdevo spesso, finivo ad essere prigioniero dei miei pensieri, e in quei momenti non riuscivo più a scappare.
Così, ogni singolo fantasma veniva a trovarmi, per ricordarmi quanto mi sentissi sbagliato.
Fissavo il soffitto, sperando che la risposta ai miei problemi fosse da qualche parte in quella stanza.
L'insonnia era ormai diventata parte della mia quotidianità e le pagine del diario di mio nonno erano l'unica cosa che riusciva a tenermi impegnato.
Non avevo ancora la più pallida idea di cosa quelle formule significassero, sapevo solo che in qualche modo significavano qualcosa per me. Continuavo a chiedermi cosa avesse spinto mio nonno a dedicare tutta la sua vita a quelle stupide ricerche, ma non trovavo risposte.Avrei davvero voluto che quel tempo l'avesse passato con noi.
Ritornando ai miei fantasmi vorrei sottolineare che non sono di quelli bianchi e svolazzanti, si chiamano rimpianti e purtroppo non esistono ne rimedi conosciuti ne Ghostbusters.
Quello più grande riguardava Emma, e per la cronaca sono innamorato di lei più o meno da sei fottutissimi anni, e lei non ne ha la più pallida idea.Il suono della sveglia mi strappò violentemente da quelle pagine riportandomi alla realtà.
Preparai le mie cose e mi catapultai fuori casa, d'altronde era il mio primo giorno di università.
Non avrei mai immaginato di riuscire a superare il test della facoltà di fisica, ma come al solito l'avevo sfangata ed ero lì davanti all'ingresso della classe e già sognavo di lavorare a migliaia di progetti quando qualcuno mi diede una piccola pacca sulla spalla, mi voltai, era Emma.
Dopo la fine del liceo non credevo l'avrei più rivista, ma per qualche strano scherzo del destino lei era lì, dietro di me, ed era bellissima.30/12/2017
<<Non sono pronto, non sono pronto>>
Continuavo a ripeterlo dentro la mia testa e non avevo la più pallida idea di come tutto questo potesse essere accaduto.
Mentre camminavo verso casa di Emma ripercorrevo gli ultimi due mesi, in cui lentamente mi ero avvicinato a lei, avevo totalmente sottovalutato il destino ed erano anni che aspettavo questo momento, sentivo di essere dannatamente fortunato.
Quando finalmente arrivai sotto casa sua la chiamai, e il suono della sua suoneria era stranamente vicino a me.<<Sono dieci minuti che ti aspetto>> mi disse sorridendo.
Avrei voluto dirle che l'aspettavo da molto più tempo ma le sorrisi e iniziammo a camminare verso il ristorante.
Quella notte ci baciammo, e ogni singolo frammento di tristezza svanì improvvisamente da me, la riaccompagnai e mi misi a letto, per la prima volta dopo anni mi addormentai subito, con un sorriso da idiota stampato sulle labbra.
Passarono dodici ore tra il momento in cui entrai in paradiso e il momento in cui l'inferno mi inghiottì.
Quella mattina Emma non si presentò in classe, la chiamai ma lei non rispose, poi la mia vita precipitò improvvisamente.
Fuori dalla classe due uomini in uniforme avevano fermato Luna, la migliore amica di Emma, e quando lei scoppiò in lacrime mi precipitai fuori dalla classe.Un tentativo di furto in casa,probabilmente qualcosa era andato storto, ed Emma non era sopravvissuta.
Passai i tre mesi successivi ad abusare di qualsiasi sostanza che potesse farmi del male.
Il dolore che provavo non era descrivibile e l'autodistruzione sembrava fosse l'unica soluzione, i miei genitori vivevano lontano da me e mi bastò mentirgli.
Fu mio fratello minore Alex a salvarmi, ci sentivamo spesso e lui capii subito che qualcosa non andava.
Lentamente tornai a vivere, ma nulla fu più lo stesso.Nulla.