Capitolo 1

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Mi davo dell'idiota per tanti motivi diversi: le chiavi dimenticate in casa, il telefono scarico perché non lo mettevo sotto carica, il serbatoio a secco dell'auto e, infine, le provocazioni a chi non dovevo. Come le troie che avevano cominciato a prendermi in giro. All'una del mattino. Che ci facevo io a quell'ora ancora in piedi? Siccome non riuscivo a dormire, avevo avuto la bella idea di andare a fare una passeggiata. Ero incappata in questo branco di anatre e loro mi avevano detto una cosa tipo "rotola a casa palloncino" e io avevo suscitato la loro ira collettiva rispondendo con un commento molto stupido del tipo "il tuo ragazzo cerca di andarci a letto con questo palloncino". Il risultato fu uno sprint all'ultimo sangue che mi portò in una zona isolata. Mi nascosi in una struttura semi aperta e aspettai che se ne andassero. Rita Clowy, soprannominata da me e da Jax Cica Clown a causa della maschera di trucco, sembrava talmente infuriata con me che non mi sarei stupita se avessi trovato una minaccia di morte attaccata alla porta di casa. Le osservai guardarsi intorno, e siccome erano delle codarde se ne andarono senza cercarmi. Quando sparirono mi girai lasciandomi andare contro la parete e sorrisi trionfante. Quella troia era sulla mia lista nera da quasi tre anni. Quando il mio cuore fu calmo e il respiro lieve aprii gli occhi. Era buio li, non vedevo niente ma percepivo qualcosa. Qualcuno a dire il vero. Se fossi stata una ragazza normale sarei scappata a gambe levate, ma siccome ero un idiota decisi di restare li dove stavo. Strizzai gli occhi per capire cosa c'era con me. In poco tempo la vista si abituò e distinsi una figura rannicchiata, spalle larghe, braccia muscolose. Un alieno? Un maniaco? Un vampiro? Sentivo uno sguardo su di me, uno sguardo penetrante anche senza vederlo. La mia idiozia si moltiplicò quando presi la piccola torcia nello zaino. La accesi puntandola verso il basso, poi la alzai per vedere meglio. Era un ragazzo. Un ragazzo mezzo nudo e davvero grosso che mi fissava con occhi un po' strani. Erano color lavanda, la pupilla verticale. Le sue labbra erano peccaminose, piene e armoniose nascondevano un paio di zanne e incisivi quadrati ma visibilmente affilati. La sua carnagione era livida e non sembrava respirasse. Mi misi più comoda e lui seguì ogni mio movimento. I suoi occhi si fissarono sul mio collo, sulle mie labbra, sui seni e poi tra le cosce. Avrei dovuto mollargli uno schiaffone e scappare, ma qualcosa mi diceva di rimanere. Qualcosa nella in testa mi diceva che non mi avrebbe mai fatto del male. Ero gravemente malata. Lo vidi avanzare verso di me, i suoi occhi mi puntavano con fare predatorio e, quando mi sovrastò, capii che non mi sarebbe dispiaciuto essere toccata da lui. Mi appoggiai al muro sentendo la sua mano forte sul viso. Mi accarezzò le labbra e un gemito gutturale uscì da quella bocca pericolosa e seducente. La mano scese al collo e lo strinse leggermente, come per chiarire a chi appartenessi. Scese poi verso il seno e lo strinse delicato. Le mie gambe si erano già allargate per lui. Posai le mani sulle sue braccia e ansimai sentendole dure e possenti. Ma da dove spuntava fuori questo qui? La sua mano si infilò sotto la maglietta e gemetti quando mi pizzicò il capezzolo attraverso il reggiseno. Guardai giù e ansimai vedendo un'erezione imponente, spaventosa ed eccitante da morire. Le sue dita si insinuarono sotto l'elastico della tuta e sfiorò la mia intimità. Ero calda e pronta per...no. Io ero vergine e non avrei fatto sesso per la prima volta in un edificio in costruzione. E poi che cavolo mi stava accadendo? Di solito ai ragazzi che cercavano di respirare la mia stessa aria rivolgevo minacce contro la loro virilità. Quindi, che cosa aveva questo di tanto speciale da farmi eccitare tanto? Cercai di alzarmi, ma lui mi tenne ferma e la fame che vidi nei suoi occhi fu un fiammifero acceso gettato sulla benzina. Nonostante questo però, riuscii a sgusciare fuori e cominciai a correre. Sentendolo venirmi dietro avrei dovuto sentirmi spaventata, ma nessuno in tutta la mia vita mi aveva toccata in quel modo. Nessuno mi aveva toccata come se fossi preziosa o anche solo guardato così. Non lo aveva fatto la mia famiglia, ma uno sconosciuto molto strano si. Uno sconosciuto che mi stava letteralmente braccando. Riuscii ad arrivare in casa. Aprii, e quando mi girai verso l'esterno e lui non c'era più. Non capii perché, ma la prima cosa che provai fu la delusione. Non era niente di veramente importante. Mi girai dopo aver chiuso a chiave la porta principale. Ciò che vidi fece impazzire i miei ormoni. Lui era lì, in mezzo al mio salotto e mi stava divorando con gli occhi. Siccome ancora una volta la vocina nella mia testa mi disse che non mi avrebbe fatto del male, rimasi ferma ad aspettare una sua mossa. Quegli occhi percorrevano il mio corpo facendomi sentire bella, il calore che emanava mi entrava nelle ossa, ma volevo sapere chi era《ma tu chi sei?》chiesi con voce che suonò terribilmente infantile. Un velo di pura eccitazione calò sui suoi occhi. In tre rapide falcate mi fu davanti e il suo corpo era talmente rovente che il calore mi arrivava a ondate. Di fronte a lui mi sentii infinitamente piccola, tanto era grosso. Mi morsi il labbro. Lo volevo addosso e dentro di me. Non sapevo perché provassi certe cose per un individuo quasi idrofobo, selvaggio e delicato. Tutti i miei dubbi sparirono nel momento in cui mi toccò. Quelle mani così grandi con dita lunghe e affusolate mi afferrarono e mi attirarono a sé. Labbra piene e soffici si posarono sulle mie. Ciò che non mi aspettavo da lui era quella delicatezza. Non mi divorò come sembrava intenzionato a fare, ma sebbene fosse leggero come una piuma l'effetto fu devastante. Un'ondata di calore mi pervase e i miei ormoni presero il sopravvento. Lo afferrai per le spalle e lo baciai con più foga. Spiccai un saltello e lui mi prese tra le braccia. Le mie dita si infilarono tra i suoi capelli e lo tenni stretto più a fondo. La sua lingua spinse contro le mie labbra e mi costrinse ad aprirle. La sua lingua si intrecciò alla mia e le sue mani mi strapparono i vestiti e la biancheria mentre cercava la camera.《In fondo a destra》mugolai quando mi strizzò un capezzolo. Quando fummo in camera mi gettò sul letto. Rimbalzai due volte e i suoi occhi erano fissi sui miei seni nudi. Desideravo che mi toccasse con tutta me stessa. Ne avevo bisogno, tanto che il ventre e i seni già parecchio gonfi facevano male. Lo guardai spogliarsi. Si disfò dei vestiti in un secondo e spalancai gli occhi vedendo quell'erezione. Era...enorme. Non c'era altro modo per descriverlo. Salì sul letto divorandomi con gli occhi. Spalancai le gambe e la sua mano non esitò. Con le dita spingeva senza andare troppo oltre dentro di me e massaggiò il clitoride gonfio. Mentre cercavo di rimanere lucida sentii la sua lingua leccarmi i seni e stuzzicare i capezzoli con i denti. Ansimai a quel contatto, e quando catturò un capezzolo in bocca fu la fine del mio mondo. Succhiò con forza e mi scappò un mugolio imbarazzante. Inarcai la schiena sentendo i denti affilati stringere piano il capezzolo. Ansimavo senza fiato. Lui non era da meno. Il suo fiato era pesante e potevo vedere l'erezione pulsante puntare dritto verso di me. Immaginai come sarebbe stato sentirmi allargare da lui, sentirlo riempirmi. L'orgasmo cominciò a salire alimentandosi di piacere. Esplose quando le sue zanne, passato all'altro capezzolo lasciando il primo felice e appagato, affondarono delicatamente nelle vene del seno e succhiò il sangue insieme al capezzolo. Urlai venendo, il piacere mescolato al dolore e non ebbi nemmeno terminato l'orgasmo quando affondò dentro di me. Inarcai la schiena per accoglierlo. Allacciai le gambe alla sua vita senza fiato e mi aggrappai a lui. Cominciò a spingere come un martello pneumatico senza staccarsi dal mio seno. Affondai le unghie nella sua pelle. Era talmente grosso che per le prime spinte il piacere immenso si mescolava al dolore rendendo tutto più intenso. Aprii gli occhi e guardai il suo viso contorto dal piacere, guardai giù e osservai quell'erezione spaventosa fare dentro e fuori senza fermarsi e, guardandolo sparire dentro al mio corpo, sembrava ancora più grosso. Contrassi i muscoli interni e sentii il suo verso di approvazione. Fu quello a distruggermi. L'orgasmo mi avvolse nelle sue spire e mi strinse finché non sparii. Venni con forza urlando e lui lo fece con la forza fisica un treno merci. Il suo orgasmo durò molto di più di quanto avevo studiato a scuola e il suo seme mi riempì finendo anche fuori e tra le cosce. Alla fine crollò su di me. Sembra essersi calmato. Il suo respiro contro la mia guancia era leggero, calmo e tranquillo. Si era addormentato. Riuscii non so come a girarlo e farlo sdraiare sulla schiena. Osservai quindi i lineamenti distesi e rilassati. Era meraviglioso. Mi sdraiai al suo fianco e mi addormentai. L'ultima cosa che sentii furono le sue braccia intorno a me.

Innamorata di uno zombieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora