Capitolo 9

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Quando Manuel entra nella stanza, leggermente in ritardo, sguardo di Tano s'illuminò e la cosa non sfuggì ad Angelo, che si accese una sigaretta guardandolo con odio.
••Scusatemi, ho avuto un contrattempo•• esordì, sfilando il giubbotto e appendendolo alla spalliera della sedia che era stata lasciata libera per lui. Si tolse anche la pistola dalla cintura dei jeans e l'appoggio sul tavolo.
••Dammi un abbraccio. Non ti vedo da settimane•• gli ordini notano, e apri le braccia con fare Paderno. Era ben piazzato e basta, con il collo massiccio e le mani grandi come vale. Il sospetto razza, con la barba di qualche giorno, contrastava con gli abiti raffinati, il lupetto di cachemere, la giacca cucite su misura. Mentre lo apprezzava, Manuel annuso l'odore di dopobarba e tabacco che gli ricordava la propria infanzia.
••Questo ragazzo mi rende fiero•• dissetano ai presenti, una decina di uomini dai 16 ai 70 anni che li stavano radunati intorno come una cucciolata di lupi.
••Ottimi voti a scuola, bella presenza, mano ferma. Farà grandi cose per noi.
••Non più di quello che tu hai fatto per me•• replicò Manuel con riconoscenza. Tano a noi, poi guarda il figlio maggiore, Angelo, e sospira in modo plateale.
••Secondo voi, quando l'allenatore di una grande squadra di calcio deve scegliere il suo capitano, come fa a capire chi ha la stoffa del leader? Il giocatore che aprirà la bocca al momento opportuno, che darà la squadra un'immagine distintiva , solida, vincente?••chiese al suo pubblico.
La domanda era retorica. Tutti sapevano che quando tanto parlava, dichiarava la propria precisa posizione su una questione esprimendo siete verso delle frasi che sembravano domande. Ma non lo erano. Non si aspettava risposte ma attenzione totale. E devozione. Anche adesso che l'età cominciava a studiarlo e attento alle i capelli di bianco, teneva in mano le redini del business con la classe che lo aveva sempre distinto dagli altri boss della zona.
••Io ho avuto fin dall'inizio una visione ampia degli affari. Voi lo sapete••continuò Tano••E mi piace pensarmi più come un abile manager alla guida di un gruppo di pirati affaristi telecamere di un feudo da difendere. Forse perché la storia ci insegna che i manager si salvano, mentre ai regnanti viene tagliata la testa.
Molti risero della battuta, soprattutto Manuel, chiamava la filosofia spicciola maguta Ditano. Solo Angelo resto torvo, in piedi vicino alla porta, perché sapevo, lo sapevo da giorni, cosa stava per succedere. Era fuori controllo, secondo loro, ma non era stupido.
••È per questo che penso che quando bisogna scegliere il leader della propria squadra, bisogna ragionare come manager e non come re.
Il silenzio che segui quelle parole era totale. 30 mesi i ragazzi del clan degli affiliati si lamentava di come stavano andando le cose. Molti accordi erano saltati l'affare dei rifiuti lo stava decollando velocemente come avrebbe dovuto. I cadaveri lasciati lungo la strada erano diventati troppi.
••Angelo.
Al richiamo del padre, il ragazzo si voltò. Aveva gli occhi rossi per l'alcol e la faccia torva. Si avvicina al tavolo come ci si aspettava da lui, dissimulando una ragazza cieca che non gli aveva fatto chiudere occhio per tutta la notte.
••Ti ho insegnato a sparare quando avevi 9 anni•• raccontò Tano con un velo di nostalgia nella voce. ••Eri un ragazzino sveglio, preciso, obbediente. Ed eri portato per gli affari. Capivi in fretta, ti sapevi far rispettare. Eri un vero Di Giacomo.
Angelo resta impassibile. Quella storiella la conoscevo a memoria, ma nei suoi ricordi non c'era la stessa immagine che commuoveva suo padre. Di quei giorni ricordava soprattutto la paura. Perché da quando Manuel era entrato in casa loro, tutto quello che faceva veniva sempre messa in secondo piano. Tano aveva dimenticato chi era figlio suo e che invece non lo era affatto.
••Ma adesso le cose sono cambiate. E in un modo che non mi piace.
Il boss si alza in piedi per fronteggiare il figlio era più basso di lui di un'intera testa ma negli occhi aveva un'espressione fiammeggiante che avrebbe intimorito gigante. Soprattutto perché tanto, quando si arrabbiava, era imprevedibile. Per un attimo, nella mente di Angelo, passa l'immagine di suo padre che sperava a bruciapelo a un cagnolino che lo aveva morso, anni prima.••Mi hai deluso. Ho aspettato che capissi i tuoi errori, ma non lo hai fatto. Hai continuato per la tua strada senza rispettare gli obblighi che la tua famiglia ti imponeva. Ci hai messi tutti in pericolo.
••Voi fate le cose alla vecchia maniera••protesto Angelo. ••Permettete a chiunque di aprire la bocca. Io voglio solo tappargliela una volta per tutte. Cosa c'è di male in questo?
Tano fremette. ••E quando avrai tappato la bocca a tutti quelli che avrebbero potuto entrare in affari con noi, cosa farai? ••replicò. •La polizia ti tiene gli occhi addosso perché ti fai notare ovunque tu vada.
••E da quando abbiamo paura della polizia? ••chiese Angelo a muso duro.
••Questo é un gioco di equilibri delicati e tu lo sai••sibilo Tano.••Se si spezza un solo filo, tutta l'organizzazione deve ricostruire la propria ragnatela partire da quel cavolo di filo. E siccome tu ultimamente non fai altro che distruggere quello che noi costruiamo, ho deciso che devi uscire dal gioco.
Angelo fece un sorriso sprezzante.
••Finalmente hai trovato il modo, vero?
Tano non diede segno di capire cosa intendesse.
••Il modo di mettere Manuel al mio posto, come se fosse figlio tuo•• specifico quello, alzando il tono della voce.
Tano non rispose e si mise a sedere. Il viso tirato l'espressione stanca. Guardo i suoi ragazzi uno per uno e capi che si aspettavano un cenno deciso. Perché se Angelo non fosse stato suo figlio ma un semplice componente del clan sarebbe già stato eliminato dal suo comportamento.
••Io prendo decisioni da manager e non da re••ripeté ••E da oggi voglio che Manuel conduca l'affare sui rifiuti.
Angelo mi darà una mano, ma non muovere un dito se non sotto suo ordine. Dobbiamo chiudere la faccenda alla svelta.
••Non é nessuno! ••gridò Angelo, indicando Manuel.
••Non prenderò ordini da lui. Avete capito?
••Angelo calmati••gli disse suo padre a bassa voce.
••Non mi calmo••continuò. ••Tu hai sempre voluto questo. Hai sempre voluto credere che fosse figlio tuo. Perché ti senti in colpa di aver mandato suo padre a morire.
••Adesso basta!•• grido tano. Ma Angelo non avevo intenzione di continuare, le parole non erano sufficienti a esprimere la rabbia per aver subito quello umiliazione davanti a tutti. Se ne andò sbattendo la porta. Uno dei ragazzi di Tano, Fabrizio, col pizzetto gli occhialini, per sapere se doveva seguirlo, ma il boss scosse la testa.
••E sotto l'effetto di quella maledetta droga••disse. ••Non ragiona. E noi non abbiamo tempo da perdere con lui, in questo momento. Manuel era rimasto zitto per tutto il tempo. Quando tano parlava, di rado interveniva e accettava sempre le sue decisioni. L'idea di gestire quel traffico da solo lo eccitava, era un grande segno di fiducia è la prima, vera responsabilità importante di cui si trovava a farsi carico. Non gli piaceva l'idea di avere Angelo contro. Era una mina vagante, aveva il grilletto facile. Da quel momento in poi avrebbe dovuto guardarsi le spalle da lui.
••Veniamo agli affari••continuò Tano. ••Abbiamo delle complicazioni. Un giudice è un commissario hanno aperto un'inchiesta. Finora nessuno ha parlato. Ma da adesso in poi sapete cosa fare. Se si allargano troppo, fategli capire che devono tornare al suo posto.
Manuel a noi, l'espressione impassibile. Quando tano pronuncia i nomi dei due, non è da nessuna reazione nonostante sapesse chi fosse Francesco Prandi.
••Pensavo di cambiare strategia••propose. ••Con i contadini è complicato, sono diffidenti. Invece, se potessimo metterci d'accordo con un armatore albanese, potremmo risolvere la cosa in mare.
••Un affondamento••specificò Tano. ••Mi sembra un'ottima idea. Hai contatti con l'organizzazione albanese, sai a chi rivolgerti. Chiudi la fare in fretta e fammi sapere di quanti ragazzi hai bisogno.
••Va bene.
Il boss sollevo alcune altre questioni riguardanti la gestione dei cantieri edili aperti su al nord e assegna gli affiliati le partite di droga in arrivo. Dopodiché congedo tutti e invito Manuela seguirlo di sopra, in casa.
La stanza segreta in cui avvenivano le riunioni del clan si trovava proprio sotto la villa di Tano. Tutte le sue proprietà nascondevano locali sotterranei con uscite secondarie: era sempre stata una sua fissazione quella di avere la possibilità di sfuggire alla polizia senza doverci allontanare da casa propria.
E tanto buy e angusti erano i sotterranei, quanto forzosa e luminosa era la villa, tutta Marmi è stucchi bianchi. Nel salotto si apriva un'ampia vetrata che dava direttamente sul giardino all'inglese e l'intera stanza era arredata con mobili di lusso e pezzi d'arte.
••Manuel!
Lena, la moglie di Tano, si alza dal divano e gli andò incontro con le braccia tese. Si abbracciarono allungo e lei lo bacio sulle guance e gliele pizzico affettuosamente.
••Vuoi smetterla di trattarlo come un bambino? •• la rimprovera il marito, versandoci del whisky da una bottiglia dall'angolo bar.••Non lo vedo che si è fatto un uomo?
Non sono più i tuoi baci che cerca.
••Lo so••esclamò Lena, con orgoglio. ••E così bello che pare una statua.
••Voi 2 siete sempre esagerati ••commentò Manuel imbarazzato ma felice di quelle attenzioni.
••É lui che é esagerato•• replico Lena a bassa voce.••Non fa che parlare di te. Dice che diventerai il capo di tutta la regione.
••Guarda che ti sento••disse Tano sedendosi sul divano. ••Vieni qua, ragazzo. Stai lontano da quella donna, altrimenti ti consumerà la faccia forza di carezze.
Manuel lo raggiunse e si accomodò, distendendo le lunghe gambe davanti a sé, sul prezioso tappeto persiano che ricopriva il pavimento.
••É preoccupata per Angelo••gli confido. ••Se puoi, quando siete insieme, dai un'occhiata, d'accordo? Se si mette nei guai, chiamami subito e ti mando qualcuno. È l'ultimo maschio che ci resta.
Manuel a noi. Era cresciuto con loro, in casa di Giacomo, e aveva pianto da quando gustare Mariano, i fratelli maggiori di Angelo, se n'erano andati: un ucciso in uno scontro a fuoco con il clan degli Scano, lo stesso che aveva ammazzato suo padre, e l'altro morto a breve distanza in un incidente stradale, durante un inseguimento. Angelo aveva cominciato a darsi alla cocaina subito dopo il funerale di Mariano ea comportarsi come se volesse sparare a tutti per rifarsi della sua morte.
••Io devo poter contare su di te ••continuò Tano. ••Quando non ci sarò più, e potrebbe accadere molto presto, ho bisogno di sapere che qualcuno prenderà il mio posto. Che mia moglie mia figlia non saranno sole.
••Voi siete la mia famiglia••lo rassicurò Manuel. ••Qualunque cosa succeda, non tradirò mai il vostro nome nella vostra fiducia. Sono pronto a dare la vita per voi.
Gli occhi di Tano si accesero di orgoglio mentre sorseggiava dal suo bicchiere.
••Appena questa storia sarà finita, ti iscriverai all'università••annunciò. ••Con la tua intelligenza è una laurea in economia , sarai un capo anche migliore di me. Ai miei tempi non si usava studiare nient'altro che questo••concluse battendo un pugno nel palmo dell'altra mano.
Manuel annuì. ••Prima però, c'è in sospeso la questione con gli Scavi.
••So che non te ne sei dimenticato. Immagino che tu sia impaziente di fargliela pagare••approvò Tano. ••Ogni cosa a suo tempo. Vedrai che il tuo sarà un destino d'onore.
In quel momento, una ragazza comparve sulla soglia del salotto. Indossava una minigonna cortissima e teneva un maglioncino di filo annodato sulle spalle. Anche se era vestita e truccata in modo da mettere in risalto le sue curve da donna, il viso e la voce squillante erano quelli di una ragazzina.
••Papà.
••Teresa guarda chi c'è •• esclamò il bosso. Alla vista di Manuel, la ragazza sorrise e si avvicinò al divano, i tacchi alti che picchiettavano sul marmo e poi colpivano il tappeto spesso, lasciando un'impronta momentanea di piccoli cerchi.
••Manuel•• esclamò. Lui si alzò per salutarla e lei lo abbraccia di slancio, con gli occhi accesi di entusiasmo.••Papà, te lo posso rubare un momento? Chissà quando lo rivedo!
••Andate, Andate •• acconsentì Tano compiaciuto.••A Voi giovani chi vi ferma?
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Manuel si tuffa di testa, calcolando che muore la distanza che c'è prima di toccare la sponda opposta. Quando riemerge, anche Teresa era entrata nella piscina e nuotava verso di lui.
••E bello averti qui••gli disse. ••Quando torni definitivamente?
••Dopo l'affare
••Ah si, l'affare•• Se ce l'hai, maliziosa. L'aveva raggiunto e si trovavano a pochi centimetri l'uno dall'altro. Le loro voci rimbombavano appena nell'ambiente chiuso.••E all'amore non ci pensi mai?
Manuel fece una smorfia. ••Non ho tempo.
••Allora fatti lasciare un promemoria•• replicò lei. E lo baciò. Gli mise le braccia intorno al collo e lui senti il suo corpo formoso prenderli addosso. Teresa era bella, la conosceva fin da quando era bambina età non si aspettava altro che l'annuncio del loro matrimonio. Faceva parte della sua vita quotidiana così come l'aveva sempre conosciuta.
Ma quando cerco di sfilarli il costume, lui la fermo.
••Che ti prende?••gli chiese, ferita.
••Sono stanco, il viaggio di ritorno e lungo.
••Fermati a dormire. La strada per la mia stanza la conosci••suggerì Teresa, baciandolo di nuovo. ••Mi sono scocciata di aspettare.
Manuel si staccò da lei e nuotò verso la scaletta. ••Non posso. Tuo padre vuole che l'affare sia chiuso in fretta. E se ci becca insieme senza fidanzamento ufficiale, lo sai cosa succede.
••Ok•• accetto le guardandolo uscire dall'acqua. Aveva un corpo bellissimo, per il quale si poteva anche aspettare.••Allora aspetterò il fidanzamento. Dopo il diploma, come avevi promesso. ••Ti chiamo••le promise Manuel, infilandosi l'accappatoio.
Poi uscire in fretta dalla piscina coperta, con la testa in subbuglio è una gran voglia di gridare.

E sarà bello morire insieme (Manuela Salvi) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora