Avrei voluto dirti tante cose

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In quel momento avrei voluto dirti tante cose.

Prima fra tutte, avrei voluto ringraziarti. Per tante cose in realtà, e per nessuna in particolare.

Grazie per i bei momenti passati assieme ma prima ancora, per quelli brutti. Perché alla fine li conservo tutti quanti segretamente, e a volte mi piace andare a ritrovarli, come quando riguardiamo quel DVD di cui conosciamo le battute a memoria ma che ci farà comunque sempre emozionare.

Avrei voluto dirti tutti quei discorsi che a volte la notte preparavo e che mi davano speranza, per poi vaporizzarsi in sogni infranti la mattina seguente.

Forse avrei dovuto dirti "grazie" per tutte quelle volte in cui restavi, anche quando ero io il primo ad abbandonarmi.

Avrei dovuto farti capire quanto fossi stato importante per me quelle volte in cui sentivo di poter crollare ma tu eri lì, sempre, a sorreggermi, ed io piangevo nascosto nel profumo della tua pelle perché solo lì potevo sentirmi al sicuro. E tu mi stringevi senza dire niente, perché sapevamo entrambi che era di questo che avevo bisogno.

Avrei voluto ridere insieme a te ricordando tutte quelle volte in cui io urlavo, in cui tu urlavi, in cui ci urlavamo contro tutta la notte senza mai arrabbiarci veramente, e quelle erano le volte in cui ci addormentavamo all'alba abbracciati in un incastro perfetto di corpi e anime.

Forse avrei dovuto stringerti un po' più forte, per farti capire quanto ti fossi debitore per avermi liberato, per avermi insegnato e mostrato come si vive, per avermi fatto capire, senza mai darti per vinto, che non ci fosse nulla di più giusto delle mie labbra sulle tue.

Grazie per quelle volte in cui mi baciavi delicatamente e senza preavviso quando ne avevo bisogno, e scusa per quelle in cui pensavamo fosse giusto prenderci i nostri spazi, quando l'unica cosa che io abbia sempre voluto fare era stare con te, per sempre, fondermi insieme al tuo essere e diventare uno solo, inseparabile.

Perché se c'è una cosa che ho capito è il fatto che io sono nato per questo. Sono nato per ascoltare e contare i tuoi respiri la notte quando mi tenevi stretto per paura che me ne andassi, nato per ammirare il tuo corpo nudo alla luce della luna, nato per stringerti la mano, intrecciarla alla mia quando facevamo l'amore.

Avrei dovuto crederti quando asciugandoti le lacrime mi dicevi che sarebbe finita, e io sorridevo perché ti amavo così tanto che per me non era nemmeno concepibile l'idea di una vita senza di te.

Avrei voluto sussurrarti un semplice grazie perché infondo lo abbiamo sempre saputo che fra i due fossi tu il più forte, ed eri capace di tenermi lontano da tutto l'odio che le persone ci infliggevano, facendoci vivere in una bolla di adorazione dove c'eravamo solo tu ed io ed era tutto assurdamente perfetto.

Perché il nostro rapporto era un po' così, una bolla di sapone con il coraggio di salire sempre più in alto, ma talmente fragile da rompersi in ogni momento.

Eppure, dentro essa, stavamo così bene, ricordi? Non ci facevamo mai mancare ciò di cui più avevamo bisogno: la quotidianità; l'illusione di poter credere che fossimo una normale coppia di persone libere di amarsi.

Come quando mi svegliavo in un pomeriggio buio d'inverno e sentivo arrivare dalla cucina il rumore delle pentole con cui cucinavi, e allora non riuscivo a resistere dalla tentazione di venire da te ed abbracciarti da dietro.

O come quelle volte in cui tornavi a casa, felice come un bambino, con in mano un film affittato e una cena a base di sushi e ti sentivi molto ribelle perché per una volta potevamo non stare alla tua rigorosa dieta salutare.

Avrei potuto dirti tante di quelle cose, in quel momento, che non immagini nemmeno.

Se solo avessi saputo cosa mi passava nella testa in quegli istanti, flashback di una vita rubata al sogno di un innocente mai sporcato dalla verità del mondo, allora chissà, magari ti saresti commosso e mi avresti baciato lì, davanti a quell'arena che sembrava voler far crollare il mondo, attirare l'attenzione di ogni Dio presente nell'Universo pregando loro di aiutare due povere anime con l'abitudine di distruggersi per poi ripararsi a vicenda.

Ti saresti commosso come la prima volta che facemmo l'amore e io me ne accorsi perché sentii delle lacrime calde sul mio petto sul quale stavi respirando.

Ti saresti commosso come la prima volta che ti dissi "ti amo" perché non importava quanto ogni giorno ce lo dimostrassimo, mancava quel tassello per chiudere il puzzle che segnava il passaggio fra il momento in cui il mio cuore ancora mi apparteneva, a quello dopo in cui mi promettesti di prendertene cura tu.

E forse ti saresti commosso di quelle lacrime silenziose che piangevi quando programmavamo il nostro futuro, e allora io ridevo e ti davo del sentimentalista e tu dicevi solo "sono felice". E lo eri davvero.

Forse se avessi parlato, se avessi fatto uscire anche un solo flebile suono dalla mia voce, qualcosa sarebbe diverso.

E invece non feci proprio nulla.

Bloccato lì, immobile e disorientato per qualcosa che mesi prima era naturale, io in quell'abbraccio mi ci persi.

E non sono stato capace di parlarti, e mi dispiace, perché ti meritavi molto più di un semplice silenzio.

Ma conoscendoti so che comunque te ne accorsi delle mie gambe che tremavano e del mio cuore che, impazzito, sembrava voler uscire dal petto per raggiungerti, ancora una volta, e ricollocarsi dove era giusto che fosse.

So che lo hai sentito, perché eravamo talmente uniti da confondere i pensieri, da non capire più quale fosse il nostro respiro.

E tutto quello che sono riuscito a fare è stato sorridere, con un groppo in gola che ho sfogato per tutta la notte solo una volta arrivato a casa, nel buio della solitudine.

Ho sorriso, piccolo, ho sorriso perché mi sono sentito di nuovo a casa fra le tue braccia, perché mi sono sentito amato e protetto e ancora una volta ho avuto la certezza che fosse lì che mi sarei dovuto trovare in ogni istante della mia esistenza.

Ho sorriso perché era una briciola di ciò che una volta avevo, ma comunque un'intera porzione di ciò che mi avresti dato di lì in avanti.

E non avevo torto.

È passato tanto tempo da quel giorno, eppure io non dimenticherò mai i suoni ovattati dell'arena, che in quel momento esplosero più di quanto già potessero fare, e poi non dimenticherò il tuo profumo che percepisco tutte le volte che mi passi accanto e che mi fa pensare a quando eravamo felici e quel profumo si confondeva un po' con il mio.

Non dimenticherò la tua stretta, e sai bene che me ne accorsi che fu più salda del dovuto perché infondo anche io non ero stato proprio uno qualunque per te.

Non dimenticherò mai la sensazione di serenità e tranquillità che solo in quel momento e solo con te provai.

Ma soprattutto, io te lo giuro, non dimenticherò mai te, Harry, non dimenticherò mai come ti fiondasti fra le mie braccia con il viso nel collo e come dissi, talmente piano che a volte penso ancora di essermelo immaginato, una parola che racchiudeva ciò che avevamo avuto e che probabilmente mi avevi strappato dalla mente.

Grazie.



Eccoci qui, alla fine di questa nonsobenecosasia che mi è venuta in mente così, in un momento un po' triste mentre scorrevo la bacheca di Facebook.

Non è la prima cosa che scrivo, ma la prima che finisco e pubblico per cui, ecco, se vi va di lasciarmi un commento, sia brutto che bello, mi farebbe molto piacere.

Grazie :) (ancora!!)

Silvia.




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⏰ Last updated: Dec 22, 2015 ⏰

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Avrei voluto dirti tante coseWhere stories live. Discover now