White Woods

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Alessio osservò Gennaro.

Erano rintanati tra le quattro mura della sala prove da ore. Come di consuetudine il loro giudice era in elegante ritardo, quindi, ne avrebbero avuto ancora per molto.

L'ansia e la stanchezza sembravano non pesare affatto sul moro, se non altro non come su Gennaro il quale - oltre ad invidiarlo tantissimo - ingannava l'attesa seduto a terra, gambe incrociate e schiena china sul vecchio foglio stropicciato che aveva in mano. Ripeteva ormai meccanicamente le parole tracciate di suo pugno dall'inchiostro ormai scolorito, sussurrandole.

Prendeva fiato ogni tanto. Alessio, spalle al muro e chitarra ancora in mano, si era preoccupato di accertarsene.

Ricordo..
le liti, gli infami, gli amici più cari, la mia prima volta, i miei primi brani, il primo freestyle
che poi te lo prepari dai centri sociali ai primi locali, vestirsi da stronzo e sentirsi speciali cantare da sbronzi essenza di ali
gli scazzi, gli sbatti, le notti da fatti da non ricordarsi più come ti chiami

Il biondo sbuffò sonoramente per essersi impappinato verso l'ultima strofa del bridge . Alessio, consapevole di non poter gestire un Gennaro impancato e imbronciato fino all'arrivo di Fedez, pensa a distrarlo come meglio riesce, istigandolo o facendogli i dispetti.
Come all'asilo.
Gli ruba il cappello per scompigliargli i capelli già arruffati dalle mani dell'amico.
Perché sa che solo lui può.

Per un attimo è tentato persino di inviargli messaggi di dubbia moralità sul telefonino solo per farlo ridere.

Perché il sorriso di Gennaro era inconsapevolmente in cima alle cose che preferiva di più in assoluto, giusto prima del caffè amaro, dei sorrisi regalati agli estranei per strada e i testi delle canzoni, quelli perfetti che sembravano carpire il suo umore alla perfezione. Poi ancora il fumo della sigaretta che gli bruciava la gola o l'odore della pioggia. Il rumore prodotto dalle stringhe della chitarra se pizzicate leggermente dalle sue dita esperte e lo svegliarsi relativamente tardi , quando il sole era ormai alto nel cielo e la giornata sembrava sempre promettere bene con un inizio del genere.

Dalle rime semplici agli incastri metrici,
le notti in bianco per fare una sedici,
alla prima volta che credi a un ti amo,e alla volta dopo in cui smetti di crederci.

Alessio, pensò Gennaro, era rimasto al suo fianco nei momenti bui per ricordargli quelli felici.

Era l'ancora di entrambi quando lui sembrava affogare, sommerso dal suo pessimismo cronico .

È rimasto anche dopo aver conosciuto i suoi difetti, le sue lune storte, le sue fissazioni e le sue paranoie.

Per Gennaro il tempo passava ma Alessio restava. Nonostante tutto e tutti.

Dopo le delusioni, le cazzate, gli sbagli e le risate loro erano ancora lì.

Non c'è percorso giusto non c'è rapporto sano
ma i ricordi e le esperienze ci rendono ciò che siamo.

Ricordi impressi in un'istante come una polaroid,
a volte sembra tutto distante
ma è stato scritto per noi, come una polaroid.

Passare del tempo in compagnia di Alessio era semplice, forse anche troppo. Non era sicuro di come o quando il moro fosse diventata una presenza così fondamentale nelle sue giornate. Poteva paragonarlo ad una tempesta di neve, inizialmente vedi solo i fiocchi di neve cadere, uno dopo l'altro vanno leggeri a depositarsi al suolo. In un primo momento non realizzi che si stanno accumulando, poi, come fosse niente tutto viene coperto e diventa più luminoso e affascinate e tu non sai quando questo sia accaduto ma continui a bearti di quella vista.

Con te sono a mio agio. So che posso parlarti di qualunque cosa o semplicemente stare in silenzio al tuo fianco, senza che le cose si facciano mai imbarazzanti o complicate. Hai visto il peggio di me, e nonostante questo parli sono della parte migliore agli altri. Posso essere felice di aver raggiunto grandi traguardi mentre tu conosci le mie più profonde insicurezze.

Spesso gli veniva chiesto cosa fosse l'amore per lui e Gennaro, il grande poeta, Gennaro quello che a parole era un disastro ma se gli davi un foglio e una penna
diventava l'Ed Sheeran italiano, ecco lui rispondeva un ponderato e saggio " Nu lu sacc' ".

Di una cosa era sicuro: L'amore non era quell'unico smisurato sentimento che travolgeva tutto rendendoti incapace di intendere e volere, più rincretinito del solito insomma. Lo scherzare, il raccontarsi di tutto, fare gli stupidi, trovare ogni difetto e accettarlo nonostante tutto, conoscere il peggio di una persona e fregarsene perché ne vale la pena, beh tutto questo era parte integrante dell'essere innamorati secondo lui.

Sono sempre distratto,
sopraffatto da pare,
e per fortuna c'è l'ausilio del mio archivio mentale
ma se i ricordi sono album trovi sempre in un fascicolo
una foto senza nome e una cartella senza titolo
per certe brutte storie vorrei avere un'amnesia,

Alessio non solo sapeva quando esserci per lui, perché quello con un tipo complicato e impossibile come Gennaro non bastava, Alessio sapeva quando andare via, lasciarlo solo, perché alle volte era l'unica cosa giusta.

Sei quello che ho passato è tutto quello che ho,
ora vedo un lato buono nelle giornate no
quello che ho, una polaroid
quello che ho,
dentro la testa ho una polaroid.

«Alè, te l'ho mai detto che ti voglio bene?»

«No, ma immagino che dopo tutto questo tempo sia sott'inteso»

che avessero un rapporto speciale era indubbio. Ma se Genn avesse voluto qualcosa di più?

Anche se non era capace di specificare o quantificare quel "qualcosa in più"

Incontentabile eh? Gennaro l'ingordo. Non le bastava la sua amicizia.

Voleva averlo con sé.

Voleva averlo per sé - rettificò - . Solo e unicamente per sé.

«Beh, ti voglio bene»

E per il momento andava bene così. Magari chissà un giorno sarebbe stato in grado di trasformare quelle parole e quei pensieri in un qualcosa di meno confuso, il loro significato si sarebbe leggermente avvicinato a quelli che erano i reali sentimenti incompresi del biondo.

E io ti amo. Vedi che bel casino. Pensò Alessio.

Genn tanto lo sapeva che Ale nonostante fosse sempre un passo avanti a lui rimaneva al suo fianco.

Angolo autrice: Questa storia non ha esattamente un perché. È soltanto l'ennesimo sclero partorito dalla mia mente durante l'ascolto della canzone di Fedez, Polaroid (che consiglio a tutti di ascoltare).

È la prima Gennex che scrivo spero possiate essere clementi e spero vi sia piaciuta o almeno che non vi abbia annoiato troppo.
Alla prossima ♡




Gennex || I Don't know the wordsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora