Love More

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~Catherine~

Mi risvegliai di soprassalto, sentendo la porta del suo appartamento chiudersi provando a fare meno rumore possibile.

Era tardi, me ne resi conto solo dal fatto che la sveglia sul comodino lampeggiasse l'orario. Erano le tre del mattino, mi aveva detto che sarebbe tornato tardi, ma non credevo così tanto.

Ma non me la sentivo di rimproverarlo, non ne avevo nessun diritto, anche perché tutto quel tempo lo avevo impiegato a dormire e a riposarmi dopo ore infinite di studio.

Inarcai la schiena, tenendomi con le mani sul materasso, per distendere anche la pancia -schiacciata dal mio corpo a causa della posizione.

Strizzai gli occhi, sentendoli pizzicare a causa della stanchezza; e come sempre sbadigliai rimanendo sempre con la schiena inarcata -sembrava quasi che stessi facendo il "saluto al sole" come nella lezione di yoga.

I passi degli stivaletti arrivarono fino in camera, finchè non entrò e sussultò appena notando che fossi sveglia e non a dormire come si aspettava.

«Ehi...» mormorò, slacciandosi sin da subito la camicia nera.

Ricambiai il saluto, mettendomi -finalmente- comodamente seduta sul materasso, stropicciandomi i capelli, e sbadigliando ancora.

«Ti ho svegliata?» si fece avanti, dandomi un bacio a fior di labbra, avvertendo subito il sapore di alcool su di esse, che mi portò a fare una smorfia di disgusto.

«Dipende...Ti offendi se dico di sì'?» mormorai anche io, ghignando appena nel vederlo scuotere la testa intanto che si toglieva le scarpe -forse la parte "migliore" dell'intero outfit, che ci portò a litigare per tutto quel pomeriggio «Come è andata?» lo seguii con lo sguardo, notando come fosse leggermente sudato, ormai nudo.

«Bene, molto bene...Abbiamo vinto entrambi i premi» si girò poco prima di entrare in bagno con il cambio.

Mi guardai attorno. Le luci erano di nuovo spente, essendo la porta del bagno chiusa, così -ormai sveglia e annoiata- strusciai i glutei sulle lenzuola e lo raggiunsi in bagno, sedendomi sul puff tra il box doccia e i lavandini.

«Niall e Louis sono stati sbattuti fuori per aver fatto casino» proseguì sorridendo, con in sottofondo il rumore rilassante dell'acqua che scivolava via dal suo corpo «Tu che hai fatto?» l'acqua smise di far rumore, sentendo il contenitore del bagnoschiuma essere spremuto, ed infine il rumore del liquido sparso sulla pelle umida.

«Ho studiato, ho cenato, mi sono lavata e sono andata a letto» sbuffai, allungando -per la millesima volta - lo sguardo fino al cestino del bagno, riempito strategicamente con della carte genica.

Poi di nuovo l'acqua riprese a scrosciare, pulendogli il corpo dal sapone profumato al sandalo.

Mi grattai la fronte, sovrappensiero. Non era mai un bel periodo per me Novembre, accadevano sempre troppe cose spiacevoli, e il fatto che pochi giorni prima lui mi avesse costretta a fare le valige e partire con lui a Los Angeles per stargli affianco, fece sì che in me si creassero degli scompensi -sicuramente e principalmente- mentali.

Avevo provato a persuaderlo con le solite stronzate del jet leg, o per il fatto che a distanza di un mese avrei avuto l'ultimo esame prima della tesi, ma non se ne bevve nemmeno una di quelle bugie e praticamente - poco prima del volo- mi fece lui le valige, infilandoci dentro anche i libri che avrei dovuto studiare, ritrovandomi a distanza di quattordici ore nella sua casa a Beverly Hills al 9551 di Oak Pass.

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