Capitolo 1.

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ATTENZIONE: LE AUTRICI DI QUESTA STORIA NON SI ASSUMONO LA RESPONSABILITA' DELLE AZIONI DEI PROPRI LETTORI. QUESTA E' UNA STORIA CON VIOLENZA, ALTO CONTENUTO SESSUALE E RIFERIMENTI ACCURATI. BUONA LETTURA (:


Sfregavo tra le mani la croce di legno all'altezza del mio seno senza un motivo ben preciso. Le mie gambe, coperte da fitti gambaletti di seta, dondolavano avanti e indietro abbattendosi sulle gambe anteriori della sedia di tanto in tanto.

La confessione della domenica era diventata ormai un'abitudine.

Gradivo seguire la prima messa della giornata e successivamente operare il sacramento che avrebbe ripulito il mio cuore dai più neri dei peccati, che avevano sfiorato la mia anima nella settimana appena conclusa.

Gradivo inoltre eseguirla durante la messa delle 11. Quella con tutti i bambini, con il coro e la gioia che si propagava tra le file di panche in legno.

Tutti gli elementi intorno a me, dai più insignificanti ai più bisognosi di attenzione, mi ricordavano una domenica come tutte le altre serena e immersa dall'amore di Dio.

Dai cori sacri che venivano cantati magnificamente dagli angioletti del coro, a Don Jeoff e la sua predica spiritosa e talvolta buffa che coinvolgeva anche i più piccoli, per quanto potevano essi essere coinvolti. Anche i pianti dei neonati, sebbene apparentemente sgradevoli, ero diventati abitudine e fonte di gioia per me.

Il profumo che aleggiava nell'aria però non era particolarmente familiare. Dove era finito il profumo al pino di Don Jousè?

Anche se particolarmente pungente, le mie narici si erano abituate a quello strano aroma che il prete assoggettava ad una gradevole fragranza.

La noia, stranamente, si impossessava di me, l'attesa non piace neanche agli angeli del paradiso. Rilessi per la decima volta il pezzettino di vangelo proposto per la terza domenica di quel mese. Era uno dei miei pezzettini preferiti fra tutti i testi scritti del cristianesimo.

Lo scritto narrava dell'annunciazione dell'arcangelo Gabriele a Maria.

Rileggendo l'inchiostro nero pensai ancora una volta a quanto il dono della vita è grazioso nei confronti dell'uomo, a quanto purtroppo alcuni uomini non sanno apprezzarlo e si vantano del potere di spezzarlo ad altri innocenti.

E fui grata per la seconda volta in quella domenica di avere l'onore di portare lo stesso nome della vergine così amata e venerata.

I miei pensieri furono contorti dallo scricchiolio di una porta aperta. La signorina Caroline doveva aver avuto così tanti peccati da confessare per essere rimasta un quarto di ora all'interno della stanzina.

Dio era davvero benevolo, perdonava ogni genere di peccato e sorrisi leggermente al pensiero stringendo la locandina della messa attorno il mio petto.

Mi alzai strusciando, a non mia intenzione, la sedia all'indietro, provocando l'attenzione di quelle poche persone che, in tutta quella gioia, avevano percepito l'acido rumore.

Dal piccolo abitacolo di legno non uscì nessuno però, non riconobbi come mia abitudine la faccia sorridente di Don Jousè che con un caloroso gesto della mano invitava, come ogni domenica, le persone che attendevano il perdono del Signore ad accomodarsi all'interno della minuscola struttura.

In quel momento sottolineai la mia arroganza.

Non volevo far di certo scomodare Don Jousè, lui offriva la sua generosità e la sua attenzione nei nostri piccoli incontri e io non facevo altro che blaterare le mie giornate e aspettare il perdono del Signore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 30, 2015 ⏰

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