"devi studiare, non perdere tempo."
"è intelligente ma non si applica."
"interrogata."
"questo è due in pagella!"
"impreparato."
"mi sono stufata!"
"basta stare con quel cellulare, mettiti a studiare!"
queste frasi me le avranno ripetute tipo ottantamila volte. mi piaceva imparare cose, ma non QUELLE cose. la scuola era un inferno, per non parlare dei peccatori in quest'ultimo. dalle prostitute agli spacciatori. se c'era qualcuno di normale, quelli erano Megan e Will. Will era gay, Megan bisessuale. okay a pensarci meglio non proprio normali, ma in confronto agli altri, erano dei santi. certo, l'acqua santa se la bevevano alle feste del sabato sera, ma erano simpatici e gentili con me.
«Ehi troietta.»disse Megan con una sigaretta tra le dita. Megan sapeva essere gentile, ma a modo suo.
«Ehi.»sorrisi.
«che hai? hai l'aria stanca. ti devo trovare una ragazza.»disse.
«Megan, io sono etero.»ridacchiai.
«si, scusa, un ragazzo.»disse guardandosi attorno. vidi Will salire le scale.
«Will?»chiese lei osservandolo.
«cosa?»chiesi.
«è carino.»
«è il tuo migliore amico, dovresti sapere che è gay.»risi.
«oh, giusto. beh, allora non so. mio cugino, David, no?»chiese. scossi la testa.
«uffa. sabato vieni alla festa da»parlò poi a voce più bassa riflettendo tra se e se«coso, uhm, come si chiama, boh, vabbè»rifletté«quello riccio, insomma. ci vieni?»domandò.
«non penso.»risposi.
«perché? c'è quella figa di Ashley.»disse lei sognante.
«quella con i capelli blu?»lei annuì.
«e ci sarà tutto il gruppo della squadra di baseball.»disse guardando me.
«ah..»dissi. la squadra di baseball era composta da i ragazzi più belli della scuola, forse anche loro erano i più normali. anche se c'era uno che non sopportavo, Jackson. Jackson mi era antipatico, non lo potevo vedere. i suoi amici, erano dei fighi da paura però.
«okay, verrò. ma ringrazia l'intera squadra di baseball.»ridacchiai.
«okay. allora, devi assolutamente mettere quella gonna dell'american apparel, le scarpe col tacco e poi non so, vestiti come vuoi, ma sii sexy.»disse. quella ragazza era logorroica.
«va bene.»sorrisi. dopo qualche minuto suonò la campanella e tornammo in classe. grazie a dio avevamo due ore di inglese. ringraziai il preside per averci dato questo orario. inglese era la mia materia preferita, così prestai attenzione durante entrambe le ore. verso la fine della seconda ora, nonché penultima ora della giornata, entrò in classe un ragazzo. era castano e non molto alto. nel suo viso risaltavano due bellissimi occhi azzurri. parlò per qualche minuto con la professoressa. probabilmente era dell'ultimo anno. io ero nel primo banco vicino alla porta e non avendo niente da fare sbirciai fuori. passò Megan, le sorrisi. lei si sporse in punta di piedi sulla classe. era la persona più bassa che io conoscessi. fece una faccia stupita e mi indicò il ragazzo che parlava con la prof. mi indicò il suo culo. beh, non era niente male. ridacchiai osservandolo. le feci un cenno ed andò via. il ragazzo che parlava con la professoressa si voltò salutandola. mi sorrise e uscì. sospirai per poi sentire il rumore della campanella: matematica. se c'era qualcosa che odiavo, era la matematica (e Jackson). non aveva senso quella materia. la studiavo da tredici anni e non la capivo affatto. chiesi al prof di andare in bagno affinché non potessi essere interrogata. presi un pennarello indelebile nero. nella noia avrei sicuramente disegnato qualcosa sulla porta del bagno. era il mio primo anno in quel liceo, mi ero appena trasferita, ma quella scuola mi piaceva. a parte le lezioni di matematica e i bagni condivisi tra maschi e femmine. perché creare due bagni dove i maschi pisciano nel loro, e le femmine nel
loro? ma no, rompiamo i coglioni agli studenti e diamogli l'opportunità di farli riprodurre come conigli durante la ricreazione. scrissi sulla porta del bagno delle cose tipo:
"ma chi ce lo fa fare? scuola merda."
"ebola e scuola fanno rima."
"tutte troie."
poi disegnai un sole, una luna ed un pianeta, a caso. firmai il tutto con una J. me ne tornai in classe. scarabocchiai sul mio diario mentre Danielle la zoccola veniva interrogata. prese tre e mezzo e godetti troppo. appena suonata la campanella mi fiondai verso la classe di Megan. Megan era all'ultimo anno. quel giorno aveva fatto lezione con un'altra classe, visto che mancavano alcuni professori. andai da lei e la aiutai a mettere i libri in borsa. un ragazzo dai capelli ricci, altissimo, e davvero carino si avvicinò e le passò una penna ringraziandola. non gli diedi peso e continuai a mettere tutto a posto. quanti diavolo di libri aveva sotto il banco?
«hai visto come ti ha guardata?»chiese lei sorridendo.
«no, non ho idea di chi sia.»
«quello della festa, si chiama Elliot mi pare.»disse caricandosi la borsa in spalla ed uscendo.
«mh.»
uscimmo dall'edificio.
«Ehi, ragazze. mi hanno detto che sabato ci sarà da divertirsi, ci sarà un sacco di alcol.»disse Will venendoci incontro. era così...femmina.
«immagino.»ridacchiai.
«io mi ubriaco, sicuro. tu Will?»chiese Meg.
«certo, cara.»disse lui con fare ovvio.
«oh Gesù, io non vi faccio da babysitter eh.»
«tranquilla ci pensiamo noi.»disse Meg. la guardai ridacchiando.
«domani è martedì, che fate?»domandò Will.
«cazzeggio.»risposi.
«vieni da me? così mi aiuti a fare arte. sai che sono negata.»disse Meg.
«io vado a casa di Tristan.»disse Will malizioso.
«tanto non te lo da. ciao gente!»salii sull'autobus salutandoli. infilai le cuffie con il volume al massimo. arrivai a casa quando la playlist terminò, come previsto. Hotter Than Hell dei Kiss terminò di rimbombarmi nelle orecchie. scesi dall'autobus e raggiunsi casa mia.
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whatever
Randomil liceo di Holmes Chapel era troppo piccolo per contenere tutti i pensieri di Joy. le mura del bagno però erano abbastanza grandi da contenere la sua noia.