Volevo andare via, il più lontano possibile da quel posto straniero. Sarei voluta tornare a casa, anche se forse una casa non ce l'avevo più. Avevo deciso di partire perché ero stanca di tutto e di tutti. Ero stufa delle etichette che mi avevano cucito addosso, di come mi vedevano gli altri, ero stufa di cercare mio padre, una spiegazione. Forse ero semplicemente stufa di me stessa e dei miei insuccessi personali. Ed ora che anche qui i miei sbagli mi avevano raggiunta, in quale altro luogo sarei potuta andare? Odiavo Simone per avermi fatto questo, credevo che tra noi ci fosse qualcosa e invece lui stava solo cercando la numero 100. Credevo che fossero stati gli altri ad influenzarlo e che lui fosse una persona migliore, una persona che non esisteva. Sedetti sulla riva del lago distribuendo un pò di pane alle anatre e ad ogni rumore di passi, cercavo lui tra la gente. Ma lui non venne. Incrociai il suo sguardo quella sera in ascensore, ero pronta per uscire con Fabio e non sapevo lui dove fosse diretto. Indossava quel suo stupido berretto che gli nascondeva gli occhi, la testa bassa, le mani in tasca. << Valgo così poco per te da non meritare nemmeno una spiegazione? Delle scuse?>> Bloccai con un tasto la discesa verso l'androne principale e Fabio si strinse in un angolo, ma anche stavolta non rispose. Lo spinsi << Credevi fosse così facile portarmi a letto? Che avrei creduto a tutte le tue bugie senza capire nulla? Che avrei lasciato che mi umiliassi come hai fatto con le altre 99 ragazze? 99 ragazze, cazzo! E Mia sorella!>> Fece un passo in avanti ed allungò un braccio, credevo che cercasse di avere un contatto ma era solo un modo per premere il pulsante di sblocco. Mi piazzai d'avanti alle porte dell'ascensore. << Rispondimi!>> Lui mi spinse di lato , come se fossi qualcosa da buttare via ed io caddi. Fabio lo afferrò per il cappuccio della felpa. << Chiedile immediatamente scusa!>> Non lo avevo mai visto così arrabbiato, i lineamenti del suo viso cambiarono. <<Non accetto ordini da un frocio!>> Disse con un gigno. E a quelle parole persi la ragione, mi rialzai e gli diedi uno schiaffo.
La notizia del nostro litigio fuori all'ascensore si diffuse a macchia di olio. Tutti sapevano cosa fosse successo tra me e Simone e, cosa che mi fece ancora di più adirare, tutti sapevano che Fabio fosse omosessuale. Miguel chiese di cambiare stanza e non rivolse più la parola al mio amico, temeva che se avesse continuato a frequentarlo, presto gli altri avrebbero intuito i suoi gusti sessuali. Fabio era distrutto ed io mi sentivo terribilmente in colpa. Come aveva osato usare una confidenza così delicata contro di noi? La colpa era soltanto mia se avevo rivelato il segreto di Fabio per placare la finta gelosia di quell'idiota. Iniziai a studiare con Fabio e trascurare sempre di più anche l'amicizia con Federica e Mattia, che trascorrevano sempre più tempo da soli. Mattia tentava spesso di scambiare due chiacchiere rincuoranti con me ed io apprezzavo i suoi sforzi. Maria abbandonò il progetto e si trasferì a Monaco da una sua cugina. Per fortuna le tre ore di lavoro pomeridiano servivano a distrarmi un pò, erano gli unici momenti in cui non fossi costretta ad ignorare Simone e da trascorrere in compagnia di gente nuova. Hakan era un giovane ragazzo turco, lavoravamo insieme e nei momenti liberi mi insegnava il tedesco. Con lui feci molta pratica ed iniziai ad utilizzare i vocaboli imparati a lezione anche nella vita quotidiana. Nel giro di poche settimane iniziai a formulare frasi in tedesco anche con i clienti. Hakan si metteva in disparte ad ascoltare e pronto ad intervenire, nel caso non capissi qualche richiesta. Era mingherlino e portava un paio di occhiali buffi che coprivano la metà del suo volto, studiava fisica all'università di Bonn, anche lui grazie a una borsa di studio. Facevamo lunghe chiacchierate sulla sua terra, i suoi costumi ed usanze. Un giorno mi insegnò qualche parola di turco e da allora fu così che decidemmo di salutarci.
In un caldo pomeriggio di agosto, presi due ghiaccioli dal frigo e ne portai uno al mio collega. Hakan non si concedeva mai un attimo di distrazione a lavoro ed era sempre in piedi, pronto a scattare. Quel ghiacciolo per lui fu una trasgressione, lo tentai e lo trascinai sotto al gazebo, a riparo dal sole. Gli dissi di prendersi una pausa mentre io restavo di guardia. Davo le spalle alla cassa mentre leggevo una rivista di gossip, qualcuno bussò alla mia spalla. <<Ehm, scusa...>> Mi voltai, il ghiacciolo mi colò fino al collo. Era Simone. <<Potrei avere un cappuccino e una fetta di torta?>> Faceva sempre ben attenzione a non incrociare il mio sguardo. <<Quale torta?>> Sbottai irritata. << Non lo so, prendine una.>> << Tanto una vale l'altra.>> Dissi sottovoce. <<Sono 4 euro e 20.>> Tirò fuori il portafogli e vidi che gli tremava leggermente la mano. Mi porse una 10 euro. Cercai il resto ma quando alzai lo sguardo non lo vidi più. Riposi la banconota nel cassetto e nel piegarla notai l'inchiostro di penna, aveva scritto mi dispiace.
La discoteca N8schicht nel centro città, quel venerdì organizzò una festa a tema hawaiano. Invitai anche Hakan ma aveva da fare e declinò l'invito. Infilai gonnellino,costume e sandali col tacco e andai a bussare Fabio. Nel corridoio incontrai Mattia, che si aggiunse a noi. Aveva gli occhi gonfi e uno sguardo perso, per delicatezza decisi di non chiedergli di Federica. Samuel mi infilò al collo una corona di fiori e mi invitò a ballare, Federica mi diede le spalle in pista e iniziò ad agitare le mani a ritmo di musica. Non salutò nessuno di noi. Mi voltai in cerca di Mattia e lo vidi seduto in un angolo con il cellulare in mano. Samuel mi sorprese appoggiando una mano sulla mia schiena, mi fece piegare all'indietro in un casché e, prima di riuscire a liberarmi dalla sua stretta, appoggiò le sue labbra sulle mie. Cercai di dare meno peso possibile a quel gesto e raggiunsi Mattia. << Che fai qui tutto solo?>> Gli porsi il calice che avevo riempito per lui. <<Niente, non sono dell'umore adatto, questa sera.>> Bevve un sorso tenendo lo sguardo fisso su un punto della pista da ballo. <<Sono qui, se hai voglia di parlarne.>> Seguii la traiettoria dei suoi occhi e vidi cosa stava osservando da tempo, Federica incollata alla bocca di Simone. Mi alzai di scatto, poi tornai a sedermi. Non ero in diritto di fare nulla. Erano passate settimane da quando noi... Non eravamo ex fidanzati, né ex amici, quello che c'era stato tra noi non contava niente. Era ovvio che prima o poi avrebbe cercato un'altra per chiudere la sua stupida lista. Distolsi lo sguardo, non credevo potesse farmi ancora male. Capivo benissimo come si potesse sentire Mattia, anche se non conoscevo bene tutti i dettagli della loro storia. Almeno lui era riuscito a salvare l'apparenza, nessuno avrebbe sparlato del suo dolore. << Alzati Mattia, cazzo! Vuoi stare qui tutta la sera a rimurginare o a farti del male guardando quei due? Devi reagire! Non puoi permetterle di farti questo!>> Mattia scolò il suo drink e mi trascinò al bancone del bar. <<Per noi un altro giro!>> Il barista lo guardò perplesso << Wie bitte?>> << Wir hätten gerne zweimal Rum und birnesaft.>> Mattia spalancò la bocca. << Che diavolo...>> << Ho solo chiesto due Rum e pera!>> Strizzai l'occhio al ragazzo dietro al bancone, che ci offrí un altro giro gratis. <<Non sono male questi tedeschi, se sai come parlarci!>> Finalmente sorrise. <<E ora scateniamoci!>> Raggiunse gli spagnoli ed io presi Fabio in disparte, Miguel non si era ancora visto. <<Tutto bene, tu?>> << E tu?>> Indicò quel groviglio di corpi che una volta erano due miei amici. Scoppiammo a ridere insieme. <<Nooo, non sto bene!>> Lo abbracciai. <<Nemmeno io, tesoro. Per niente! Ma sai una cosa? Non c'é nulla a cui l'alcol non possa porvi rimedio.>> Il barista sorrise quando mi vide avvicinarmi di nuovo e questa volta preparò dei cocktail a suo piacere, molto buoni e molto forti. Inutile dire che l' alcol fece subito il suo effetto, riconobbi Miguel tra la folla e mi precipitai ad insultarlo. Samuel mi trascinò via, era così carino, così alto, così sincero. Con lui era tutto semplice, gli piacevo, senza complicazioni. Non avrebbe mai potuto ferirmi perché non lo reputavo importante, riusciva a farmi sentire desiderata quando ne avevo bisogno, nulla di più. Mi prese in spalla e iniziò a girare in tondo, quando appoggiai i piedi a terra dovetti afferrare le sue braccia per non cadere. Lui mi sostenne ed io vomitai ai suoi piedi. <<Stai bene?>> Quella voce l'avrei riconosciuta tra mille. Cavolo, non devo essere un bello spettacolo! << Vaffanculo, Simone!>> Un altro conato. Qualcuno mi portò in bagno e un getto d'acqua fredda mi fece riprendere i sensi. Quando aprii gli occhi vidi Fabio, Mattia e Samuel accovacciati su di me. Lui non c 'era, meglio così. Fabio disse a Samuel di aver fatto già abbastanza e lo congedò, pensando che non volessi troppe persone intorno, ed era vero. Mi portarono su un divanetto, non reggevo bene l'alcol quanto loro. << Sai, forse non é il momento migliore per contraddirti, ma non dovresti trattare Simone così male.>> <<Stai scherzando?>> Tuonammo in coro io e Mattia. <<No, ultimamente abbiamo parlato spesso di quello che é successo. Mi ha chiesto scusa e l'ho visto davvero dispiaciuto per te.>> Non sapevo cosa rispondere, non sapevo che lui è Fabio si parlassero ancora. <<é talmente dispiaciuto che poco fa ha abbandonato questo posto in compagnia di Federica!>> Ringhiò Mattia a denti stretti. Federica, l'avrebbe portata a letto per inserirla in quella stupida lista. <<Se ci tieni a lei glielo devi impedire.>> Mattia si precipitò a chiamare un taxi e noi lo seguimmo.
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Ti riporterò a casa
Literatura FemininaRebecca e Martina sono due sorelle molto diverse tra loro e spesso in competizione l'una con l'altra. Rebecca è ambiziosa e testarda. Sua sorella, invece, ama stare al centro dell'attenzione e metterla continuamente in imbarazzo. Innamorata da tutt...