Capitolo 8

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"Dorotha, va tutto bene?"

Peter la chiamò con tono un po' troppo autoritario. Le fu immediatamente chiaro che il tempo a sua disposizione era finito. Salutò con difficoltà Kairo e tornò a recitare il ruolo dell'innocente dama da compagnia.

"Eccomi!" disse scostando nuovamente la tenda viola. "Perdonate l'attesa, ma qui hanno talmente tante cose meravigliose che potrei passarci l'intera giornata."

Porse il sacchetto azzurro a Mr. White e gli diede le monete che gli doveva.

Salutarono educatamente l'uomo e si avviarono verso quella che era ormai diventata quasi una tempesta. Doveva essere tardi, il cielo era buio e l'ora di cena era sicuramente passata. Orientarsi nelle strade sconosciute di quella città non le risultò affatto facile e dovette farsi guidare da Peter che, al contrario di lei, si muoveva agile anche tra la pioggia e l'oscurità.

"Siete nato qui?" gli domandò, sorpresa dalla sua dimestichezza con il luogo.

"A Crown City? Sì, i miei genitori fanno parte della corte dei Magnifici Reggenti."

Alexi fu improvvisamente grata che ci fosse tanto buio intorno a loro, così il ragazzo non era stato in grado di notare la smorfia di disgusto sul suo viso. "Quindi eravate destinato anche voi a questa vita."

Peter rise.

"Si può dire così. O questo, o vivere a palazzo con i miei genitori. Non faceva per me. Non amavo quell'ambiente così... finto. Sono sempre tutti gentili e sorridenti, ma solo di facciata. Trascorrono le giornate cercando di diventare più potenti e di avvicinarsi il più possibile alla cerchia dei fedelissimi dei triunviri. Ucciderebbero la madre pur di raggiungere il proprio scopo. Così, quando ho avuto l'occasione, mi sono arruolato. E' stata la miglior decisone che abbia mai preso in vita mia!"

Alexi faceva fatica a compatire la sua infanzia di bambino ricco e viziato, quindi passò oltre. "Vedete mai i vostri genitori?"

"Durante le feste o nei periodi di congedo sono costretto a tornare sempre a casa. Mia madre mi farebbe licenziare, se non andassi. Poi cerca di combinarmi un matrimonio dell'ultimo minuto con la figlia della sua migliore amica del giorno. Teme che io finisca per pensare solo al lavoro e non sforni abbastanza bambini da far continuare il nome della nostra prestigiosa famiglia." scoppiò in una fragorosa risata che risuonò amara. "Se le fosse importato di me la metà di quanto le importa del mio cognome, sarei il figlio più amato di sempre. Comunque chissà, potrei essere io a presentarle una ragazza, la prossima volta."

Alexi rimase sovrappensiero. Una realtà tanto diversa le era quasi impossibile da immaginare. Sfarzo, ricchezza, lusso. Una vita di agi e di potere. Le era chiaro come cose del genere potessero dare alla testa alle persone.

"Immagino sia una storia molto diversa da quelle che si sentono solitamente nelle città... Dorotha, che ne direste di smettere con queste formalità e darci del tu? Lo trovo molto più naturale."

Alexi borbottò qualcosa sull'inappropriatezza dell'idea ma alla fine fu costretta a cedere.

"Sì, è molto diverso da dove vengo io. Nelle città il mondo è l'esatto opposto di tutto ciò che conosci. Le madri si preoccupano che i figli arrivino vivi a fine giornata e, se succede, si festeggia. La nostra esistenza non si estende molto oltre le necessità di sopravvivenza."

Peter sembrò rabbuiarsi. "Deve essere stato molto difficile. Sono felice che siate finalmente sana e salva."

Non era esattamente come Alexi si sentiva al Castello, ma apprezzò quell'accenno di compassione per la condizione del popolo.

Rebel - Risorta dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora