Part Of Me -Larry Stylinson- OS

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Ero lì, steso sul mio letto, appoggiato sui gomiti per avere maggiore visuale.
Quello che avevo davanti agli occhi era una delle fantasie erotiche che, prima di incontrarlo, mi era fatto su di lui.

Due anni ad essere invisibile.
Due anni di balbettii imbarazzanti, sguardi fuggitivi, chiazze rosse sulle guance, cuore palpitante.
Due anni per conquistarlo.
Due anni per averlo mio, solo mio.

Harry, con il suo stile da nerd di giorno e dio del sesso di notte, era appoggiarto all'armadio, di fronte a me con lo sguardo più malizioso ed erotico che gli avessi mai visto.
Mai avrei pensato che un giorno, il mio secolare ragazzo, potesse fare quello che era in procinto di fare.
Vederlo lì, con i suoi pantaloni di un marrone sbiadito --che non fasciavano le sue gambe perfette-- la canottiera che mostrava tutto e niente, i tatuaggi che combaciavano con i miei, gli occhiali troppo grandi e una bocca tutta da baciare e leccare.
Le mani che salivano sul suo corpo, carezzandosi lentamente seguendo un ritmo tutto suo. Invidiai quelle mani che potevano scorrere indisturbate su di lui.
I fianchi resi delineati da anni e anni di sesso e libri trasportati da una classe all'altra che ondeggiavano, destra e sinistra, destra e sinistra. Lentamente. Un oscillazione che mi ipnotizzò.
I pantaloni ormai un ricordo, i boxer un ostacolo.
Quei boxer che fasciano perfettamente il suo lato b, quello che amo toccare nei momenti meno opportuni, quello per cui ero capitombolato prima di incontrare i suoi occhi, prima di conoscore il suo cuore, prima di innamorarmi di lui.
Quello che adesso era di fronte a me, a pochi metri di distanza, che veniva scoperto lentamente.
Quello che avrei voluto fottere all'istante, a secco, così forte da farlo sanguinare per poi leccarlo e curarlo con il mio sperma e la saliva.
Quella che era stata la mia fantasia per anni, il vedere il mio ragazzo spogliarsi per me, solo per me, era divenuta realtà. Carezzarlo, allora, con dolcezza e desiderio era quello che stavo facendo, perchè amarlo era l'unica cosa che sapevo fare, che mi veniva facile e spontaneo. Amarlo e basta, con il cuore e con il corpo.
Vederlo lì, sopra di me, con quel suo sorriso da mozzare il fiato, i suoi occhioni verdi colmi di desiderio e aspettativa e amore, il suo fisico altletico, i suoi addominali delineati, le sue gambe perfette, così lunghe da ritenere infinite, me lo faceva diventare ancora più duro. Perchè mai, prima di allora, ero stato più eccitato. Mai avrei pensato di poter venire senza toccarmi, con la sola visione del mio uomo che si spoglia per me, che si mostra a me, che si dona a me. Perchè Harry era e sarà sempre la cosa migliore che mi potesse capitare.
Le mie mani a volare tra i suoi capelli, il gel ormai solo un ricordo, i ricci tornati ribelli e liberi.
Il mio respiro accellerato, l'affanno a farmi contorcere i polmoni, l'eccitazione a gravare sul mio basso ventre. Le sue mani, invece, quelle che prima avevo così tanto invidiato, erano su di me, a toccare quanta più pelle era possibile, a liberarmi dagli ostacoli, dagli impedimenti. Avrei potuto scommetterci anche la casa che adesso, nudi e con un leggero rivolo di sudore che ricopriva la nostra pelle, eravamo l'immagine più bella che tutti invidiano, che tutti vogliono fotografare, che tutti sognano di imitare. Perchè se c'era una cosa di cui ero sicuro --oltre al mio amore per Harry-- era che io e lui, insieme, eravamo belli da togliere il fiato. Non perchè fossimo bei ragazzi ma perchè il nostro amore, ci illuminava, ci rendeva bellissimi e invidiati. Il nostro amore era la nostra fortuna.
"Lou" il suo sussurro, che assomigliava ad un gemito, mi risvegliò e i suoi occhi mi colpirono, tanto accesi e brillanti, verdi da far paura. Le sue gambe a premere sui miei fianchi, la sua erezione che smaniosa toccava la mia, che la faceva tremare. L'oscillazione era cambiata, su e giù, su e giù, un movimento che mi faceva bloccare il respiro, che mi rese ancora più eccitato. Le nostre erezioni a sbattere, prepotenti, a ricercare una frizione piacevole, che spengnesse almeno un poco quel fuoco che sentivamo dentro.
"Dimmi, Haz" parlargli nell'orecchio, sussurrare dentro al suo padiglione auricolare, sapevo quanto lo mandava fuori di testa. Il suo gemito a far contrarre ancora di più il mio stomaco, l'eccitazione a divenire insopportabile.
"Toccami, Lou" le mie mani, imprigionate ancora nei suoi capelli, si spostarono lente, verso il suo petto, dolci e delicate. Le sue labbra sulle mie, morbide e voraci, bagante e morsicate, affannate e delicate.
"Non ancora, Haz. Tocca a te soffrire ora" e il mio sorriso, quello che lui definiva stronzo ma bellissimo, lo spaventò. Perchè se sapevo una cosa su Harry era che non sapeva resistere all'eccitazione, dava di matto se non soddisfatto. "Ti prego, Lou" e vedere il suo membro, eretto e bellissimo, lucido e quasi viola, duro come la pietra, la vena a pulsare in attesa, il liquido a bagnare l'asta, mi fece uscire di testa. Mai come quella volta si era meritato di avermi, di possedere, di comandare il gioco. Così, ribaltai la situazione (perchè restare del tutto passivo non faceva per me), io sopra di lui, le nostre erezioni a confronto, le mie mani sul suo petto, la mia bocca a baciare la sua, le lingue ad incontrarsi come altre mille volte ma comunque differente. E poi le mie labbra sul suo collo, a marchiarlo con possessione, le mie mani sul suo membro, prima veloci e poi lente a creare un ritmo che lo facesse impazzire, che lo portasse al limite. E le mie labbra, quelle che avevano lasciato dodici succhiotti sulla sua pelle, come a non voler scordare il tragitto che stava portandomi alla meta, ora erano sulla sua anca destra a incidere anche lì, i segni dei miei denti e i suoi gemiti erano la mia ricompensa. Sentirlo gemere con la sua voce roca e bassa, così grave da toccare note impossibili, mi faceva venire la pelle d'oca e, quasi come un gesto incondizionato, i brividi mi attraversarono la schiena, numerosi e istantanei. E resistere, resistergli, divenne impossibile, la voglia di lui ad arpionarmi le membra, ad annebbiare la mente, il suo profumo ad inebriarmi i sensi. Quello che tutti mi hanno sempre ripetuto è che ho la bocca adatta per i pompini, questo l'ho sempre saputo e vantarmene era più che lecito. Per cui, i gemiti di Harry sono una bellissima conferma. Le mie labbra sul suo glande a succhiare leggermente, quasi come preavviso, la mia mano sulla sua base.
"Muoviti, Lou, Cristo" la sento la sua voglia, quasi a confondersi con la mia, la sento nella sua voce, nelle sue mani che cercano un qualsiasi appiglio. La sento sul suo membro, caldo e invitante, che pulsa quasi volesse espoledere.
"Tieni gli occhi chiusi, Haz" perchè volevo sorprenderlo, come lui quel pomeriggio aveva fatto con me. E mentre continuavo a dare leggere lappate al suo membro, le mie dita, quelle che non erano impegnate sulla sua base, mi stavano preparando, prima con una, poi con due e infine con tre, fino alle nocche, a spianare il territorio, pronto ad accogliere la sua erezione, pronto a sorprenderlo. Concentrarmi sul suo membro e sulle mie mani ancora piantate dentro di me mentre cercavo di non gemere era difficile. Ma i suoi gemiti avrebbero sovrastato anche i miei.
"Basta, Lou, ti prego. Fai qualcosa" e il suo tono di supplica, quasi a voler piangere, mi convinse a cincondargli i fianchi con le gambe e a lasciarmi calare sulla sua erezione. Lui, preso alla sprovvista, non ebbe il tempo neanche di replicare che io fui sopra di lui, impalato fino allo stomaco, fino a sentirlo in parti mai scoperte. E il dolore, quello che sempre mi attanaglia le viscere, arriva prepotente, ma sono le sue labbra a curarmi, a distrarmi, ad amarmi, come sempre, come solo lui sa fare. E quel bacio, quello in cui i nostri due corpi sono un tutt'uno, è solo l'unione delle nostre anime, dei nostri cuori. Perchè prima di lui non sapevo quale fosse la differenza tra sesso e amore. Ma, dalla prima volta, avevo imparato che con lui era sempre e solo amore. Passionale, dolce, armonioso, distruttivo, disorientante, bello, bello da far male. I nostri occhi, verde e blu a fondersi, uno dentro l'altro mentre io, con il dolore ormai attutito dal suo amore, iniziavo a muovermi, lento e sensuale. "Non so quanto potrò resistere, Lou" ma in quel pomeriggio, la fine della mia fantasia, l'avrei decisa io.
Il ritmo cadenzato, quello in cui mi vedeva salire e scendere sul suo membro, quasi a volerlo pregustare, era ormai un ricordo. Avevo troppa voglia di lui, di sentirlo fino al midollo e di farlo arrivare al limite, perciò aumentai la velocità, sentendolo irrigidirsi per poi rispondere alle mie spinte.
"Stai giù, Harry" le mie mani a spingerlo verso il materasso, a imprimersi sul suo petto. I suoi occhi fissi nei miei che seguivano ogni mio movimento, ogni mia reazione.
"Più veloce, più veloce, Lou" ma non lo accontentai, non ancora, ripresi il ritmo cadenzato, quello lento, statico, che mandava entrambi fuori di testa, "Lou, Lou ti prego vai più veloce, non ti fermare" i suoi gemiti a ricordarmi quanto mi volesse, quanto lo facessi godere e allora ripresi, la mia fantasia dimenticata per un attimo.
"Sì, così. Proprio così, Lou" amavo quando non riusciva a stare zitto, l'eccitazione a far nascere la parlantina. Ma per me, quelle parole erano fuoco, erano passione e desiderio. Ero io a far nascere tutte quelle emozioni, tutto ciò che vedevo passare nei suoi occhi era per merito mio. La sua felicità ero io, così come lui era la mia.
E mi ritrovavo a rimbalzare sul suo membro, quasi a cavalcarlo, a roteare i fianchi per trovare la giusta angolazione, il mio punto. Ma fu lui a farlo, quando con una spinta di fianchi mi fece vedere il bianco dietro le palpebre, il Paradiso a portata di mano. "Sto-- Sto per venire, Lou" e sorrisi, perchè era ciò che aspettavo.
"No, Harry, non puoi venire fino a quando non lo faccio anche io" i suoi occhi si spalancarono, quasi ad uscire dalle orbite e io risi, per quanto la situazione mi permettesse e ripresi a muovermi su di lui, lento e disinibito. I denti a mordere le mie stesse labbra, gli occhi a brillare di desiderio e lussuria. E lui, quasi ad accettare la sfida, inizio a masturbarmi, toccando i punti che sapeva mi avrebbero fatto venire prima. E allora le mie fantasie furono scacciate via, perchè non sapevo resistere ad Harry Styles.
"Va bene, va bene. Fammi -- Fammi venire, Haz" e tutto ciò che riuscii a fare, da quel momento in poi, fu gridare il suo nome seguito da infiniti sì. La mia schiena a toccare il materasso, i muscoli a contrarsi per lo sforzo, il basso ventre in fiamme. Vedevo le stelle, attendevo l'orgasmo come si attende il weekend dopo una settimana interminabile. Ed era lì, a portata di mano, lo sentivo, potevo quasi toccarlo e mi bastò un "vieni per me, amore mio" con la sua voce tanto seducente quanto pericolosa e l'orgasmo mi colpì, violento e disarmante e lui, con quel sorriso tutto fossette e dolcezza, venne dentro di me, il suo sperma a scivolarmi lungo le cosce.
Si stese accanto a me e come d'abitudine, anche quando ero io l'attivo, mi appoggiai sul suo petto ampio, pieno di tatuaggi come il suo intero corpo e "ancora non mi hai detto per cos'era questa sorpresa" ma lo sapevo eccome, perchè mai avrei potuto dimenticarmi una cosa del genere.
"Lou? Davvero non sai per cos'era??" e la sua faccia sconvolta, il broncio adorabile e lo scaraventarmi giù dal suo letto ad una piazza e mezza, mi fecero scoppiare a ridere. E, con il sedere ancora dolorante, più per la scopata che per la caduta, mi buttai sopra di lui e "buon quinto anniversario, amore mio" e la dolcezza che trasparì da quelle parole mi fece ribollire il sangue, contorcere il cuore, mi graffiò l'anima. Perchè lo amavo, lo amavo così tanto da vedere solo lui nel mio futuro. Lui era la parte migliore di me. Così, preso da un coraggio che mai avrei pensato di possedere, raccattai i miei jeans e, con le mani tremanti, gli porsi il mio regalo.
"Cos'è?" chiese lui, il sorriso sostituito da uno sguardo confuso ed emozionato. Le due fedine di argento a far capolino dalla piccola scatola di velluto blu che aveva tra le mani.
"Ti sto chiedendo di sposarmi, Harry. Non ora, magari tra due, tre, dieci anni, ma sposami. Sposami perchè tu sei il mio tutto, il mio migliore amico, il mio primo e unico amore, il mio sorriso. Sei la prima persona a cui penso la mattina e l'ultima prima di andare a dormire. Sei il mio the delle cinque, sei le partite di calcio la domenica mattina al campetto del liceo. Sei in ogni mio gesto e in ogni mio respiro. Sei in ogni parte di me. Sei la mia felicità e mi migliori, ogni singolo giorno. Sei la persona con cui mi vedo tra cinquant'anni. Sei quella con cui voglio adottare dei bambini, mettere su famiglia. Sei la parte migliore di me, Harry. Sei parte di me. Sei il mio passato, sei il mio presente e.. vuoi essere il mio futuro??" le lacrime, quelle che raramente versavo le asciugò lui, con le sue labbra.
"Sì, Lou. Voglio sposarti"
Harry sarebbe sempre stato la mia rovina, per mille e uno motivi.
Harry sarebbe sempre stato la mia felicità, per un solo motivo.
Mi amava tanto quanto io amavo lui.
Forse un po' di meno.

-storia non mia-

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