Capitolo 33.

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"Cosa hai fatto, Gally?" chiesi precipitandomi dal ragazzo.
"Ho dato un pugno a un albero." borbottò mettendosi a sedere.
"E perché diamine hai fatto una cosa così stupida, caspio?" lo rimproverai sbalordita.
"Perché ero arrabbiato. Okay?" ribatté il ragazzo, altrettanto scocciato.
Scossi la testa, rilasciando un sospiro e obbligandomi a lasciar perdere. Quando Gally era imbronciato non c'era modo di discutere con lui. "Idiota, fammi vedere." mormorai con tono dolce, inginocchiandomi accanto a lui. Gli toccai una nocca e iniziai a fare pressione per vedere se si fosse rotto qualche osso.

"Fa male?" domandai, guardandolo negli occhi e continuando a tastare.
"Che domanda stupida. Certo che no, ti pare? Ho solo preso a pugni una caspio di corteccia!" ironizzò alzando gli occhi al cielo.
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene. "Vedi di moderare il tono. Sto solo cercando di capire se ti sei rotto qualcosa." lo sgridai, guardandolo storto. "Domani scommetto che si gonfierà tantissimo."
"Perspicace." sputò lui acido, obbligandomi a trattenere per l'ennesima volta la mia rabbia. Lui sembrò accorgersi di stare oltre passando il limite e tentò di riprendersi. "Avrà comunque un aspetto migliore del tuo zigomo."

Lo guardai con aria interrogativa, aggrottando le sopracciglia, così lui chiarì: "Quando Alby ieri ti ha dato un pugno non pensavo che ti venisse una mora del genere."
Mi toccai la guancia e premetti leggermente con le dita. In effetti se facevo pressione la pelle non solo faceva male, ma tirava anche. Eppure non mi ero accorta prima del livido, ma ora che mi era stato rivelato, non potevo non notare il bruciore sulla mia guancia.
"È tanto orribile?" domandai, cercando di dimenticare il tono cattivo del ragazzo e di tranquillizzarmi.

Lui schioccò la lingua e poi si appoggiò a un tronco, continuando a massaggiarsi la mano.
"Cosa ti ha fatto incaspiare così tanto da prendere a pugni un albero?" tentai nuovamente, sedendomi accanto a lui.
"Thomas." ringhiò infuriato. "Minho. Persino Newt."
Newt?
"Ti va di raccontarmi co..."
"No." mi interruppe secco, facendomi spalancare gli occhi. Cavolo, doveva essere proprio infuriato per reagire in quel modo.

Sospirai e alzai gli occhi al cielo. Dio, fa così il difficile...
"So che stai cercando di aiutarmi e lo apprezzo, ma parlarne non mi calmerà affatto." spiegò il ragazzo, allungando le gambe e sbuffando.
"Okay. Allora rimaniamo in silenzio." acconsentii, abbandonando l'idea di aiutarlo in altri modi.
Restammo in silenzio per quasi una mezz'ora e la cosa che più mi sorprese fu che non mi sentii neanche un po' a disagio.
Solo con Gally e con Newt riuscivo a rimanere senza parlare. A volte, con loro, il silenzio parlava più di mille parole.

"Forse dovremmo andare a mangiare, non credi?" chiese Gally rivolgendomi lo sguardo.
"Mh." mugugnai. Non avevo affatto voglia di alzarmi, mi ero sistemata così bene nel terreno che mi sembrava di aver fatto una buca. "Come va la tua mano?"
"Bene." tagliò corto, poi, sotto il mio sguardo stanco sembrò tentare ti ricalibrare la sua rabbia. "Forza, pigrona. Io ho fame e anche tu." borbottò, alzandosi e spazzando via i ciuffi d'erba dai pantaloni.
"Hai fame solo perché hai saltato il pranzo, brutta testa bacata. Ma per tua fortuna ti ho messo qualcosa da parte, sempre che Fry non ci sia arrivato per primo." 

Gally mi porse la mano ancora sana e mi aiutò ad alzarmi. Una volta in piedi mi stiracchiai e scrocchiai le ossa del collo ormai irrigidito, prima di seguirlo al limitare del bosco. La sera era ormai calata e mi accorsi di aver perso del tutto la cognizione del tempo.
Frypan stava già servendo la cena e tutti i Radurai erano in fila per ricevere la loro porzione. Gally raggiunse gli altri mentre io andai ad aiutare il cuoco a servire.
Una volta che ebbi finito di distribuire il cibo, presi la mia porzione e, una volta accertatami che il cuoco non fosse più in circolazione, frugai tra gli sportelli finché trovai la porzione avanzata – se così si poteva definire –  di Gally. Gliela portai al tavolo, intimandogli di mangiarla senza farsi troppo notare dagli altri, poi andai a sedermi tra Thomas e Newt.

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