Prologo

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Prologo

San Pietroburgo, novembre 2006

Una stanza quasi buia rischiarata appena da una lampada che le illuminava il pallido volto.

Una stanza fredda.

Un tavolo di metallo.

Un silenzio irreale rotto solo dal suono dei suoi singhiozzi.

«Muoviti ragazzina! Sbrigati! Non abbiamo tempo da perdere. Impugna quell'arma!»

Una voce fredda la scosse dai suoi pensieri.

Il suo corpo squassato dai singhiozzi.

Non aveva neanche più le forze per respirare.

Alzò gli occhi velati dalle lacrime, di fronte a lei, un uomo dal volto duro, attraversato da una lunga cicatrice su una guancia. Aveva uno sguardo gelido. Impietoso. Un sorriso sadico stampato sulla bocca.

«Fai un bel respiro profondo. Calmati.» la incitò l'uomo.

Era terrorizzata.

Stava sudando. Ora.

Un altro uomo in fondo alla stanza si avvicinò velocemente.

In un attimo, fu al suo fianco.

Sentì i suoi muscoli contrarsi.

«Smetti di piangere ragazzina!» disse l'uomo dando un pugno poderoso sul tavolo dove era appoggiata l'arma. «Ci hai fatto perdere già molto tempo. Non abbiamo tutto il santo giorno! Oggi potrebbe essere il tuo giorno fortunato. Prendi in mano quell'arma altrimenti... potremmo trovare un modo migliore per convincerti.» minacciò l'uomo sul cui volto comparve un ghigno malvagio, mentre faceva scivolare la viscida mano sul suo braccio nudo.

Ashely si ritrasse immediatamente, assalita da un senso di nausea.

«Impugna la pistola!» incalzò l'uomo con la cicatrice.

Ashely allungò il braccio tremolante, era terrorizzata.

Afferrò l'arma. Il freddo metallo sembrò quasi bruciarle la pelle.

«Brava bambina, ora sì che ragioniamo!» disse l'uomo al suo fianco, sorridendole infastidito.

Ad Ashely non restava che arrendersi.

«Chiudi gli occhi e dì una preghiera per te stessa. A volte aiuta.» disse l'uomo con la cicatrice.

I suoi occhi grigi puntati su di lei.

Il fatto che lui fosse lì, a dispensare consigli e ancora in vita, testimoniava che lui lo avesse già fatto.

Chissà quante volte e finora non aveva mai perso.

Ora toccava a lei premere quel grilletto.

Ashely portò l'arma alla tempia.

La mano le tremava.

Una goccia di sudore freddo le attraversava la schiena.

Tutta la vita le passò davanti agli occhi, come un film in bianco e in nero.

Si chiese se dopo di questo sarebbe riuscita a vedere un'altra alba.

Tanti avevano la possibilità di dire addio, ma a lei non sarebbe stato concesso.

Era troppo presto per morire, ed era troppo tardi per prendere atto del valore della sua breve vita.

Chiuse gli occhi.

E semplicemente premette il grilletto.

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Non giudicate un libro dalla copertina .

Mi auguro di aver stuzzicato la vostra curiosità .

Grazie

Opera coperta da copyright© Tutti i diritti riservati.

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