capitolo 1

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Dal soggiorno sale un brusio di voci indistinte e invadenti. Con le mani che tremano mi chiudo la porta alle spalle. Ora il silenzio è totale. Faccio un respiro profondo. La stanza profuma ancora di lei: Eau d'Hadrien,sapone al latte di capra. Salgo sul suo letto di ferro,che scricchiola. Un rumore rassicurante come il tintinnio delle campane in giardino,o la sua voce suadente che diceva di volermi bene. Quando dormiva qui con mio padre venivo da loro,di notte,con la scusa del mal di pancia o di mostri sotto il letto. Mia madre mi accoglieva ogni volta,tenendomi stretta e accarezzandomi i capelli.<<Fidati di me e ricordati sempre che la vita ricomincia ogni giorno>>,mi sussurava. E poi,come per magia, la mattina dopo mi svegliavo nella mia cameretta,inondata di raggi color ambra che filtravano dalle tende di pizzo. Scalcio via le scarpe nere nuove e mi massaggio i piedi,sollevata. Lasciandomi cadere all'indietro, mi sistemo sui cuscini gialli a motivi cachemire. Terrò questo letto,deciso. Non mi importa se lo vuole qualcun'altro,è mio. Mi mancherà invece,quest'elegante casa in pietra scura. <<incrollabile,come la nonna >>,diceva mia mamma quando la descriveva. Ma per me nessuna casa o creatura vivente è mai stata tenace quanto la figlia di mia nonna,cioè mia madre,Elizabeth Bohlinger. All'improvviso,un pensiero mi sorprende. Ricacciando indietro le lacrime,salto giù dal letto. La nascondeva qui,lo so. Ma dove?Apro il suo armadio. Passo meccanicamente le mani tra giacche e vestiti firmati. Tiro una fila di camice di seta,che si dividono come il sipario di un teatro. Ed eccola qui,sepolta nella scarpiera come un bebè nella culla. Una bottiglia di Krug,rimasta nascosta nell'armadio da quattro mesi. Una volta che ce l'ho in mano,il senso di colpa mi invade. Questo champagne è di mia madre,non mio. La costosissima bottiglia è un acquisto d'impulso,presa dopo la prima visita dal medico e subito messa da parte per non essere confusa con le altre,quelle normali,giù in cucina. Era una promessa come mi aveva  spiegato lei . Alla fine della terapia,una volta guarita,l'avremmo aperta per festeggiare la vita e i miracoli. Accarezzo l'involucro argentato e mi mordo il labbro.Non posso berla. Era pensata per festeggiare,non per una figlia in lutto,sconvolta al punto da non riuscire neanche a partecipare al ricevimento funebre.

Qualcos'altro,incastrato tra il punto in cui ho trovato lo champagne e un paio di mocassini scamosciati,cattura il mio sguardo è un libriccino rosso-un diario,mi pare-chiuso da un fiocco giallo sbiadito. La copertina,in pelle,è screpolata e invecchiata dal tempo. A Brett,ci ha scritto sopra mia madre,su un'etichetta  a forma di cuore. Tienilo per quando ti sentirai più forte. Oggi fai un brindisi a noi due,mia cara. Che coppia che eravamo. Con amore, mamma.

passo il dito sopra quelle parole,scritte in una grafia meno elegante di quanto ci si sarebbe potuti aspettare da una donna tanto bella.Ho un nodo in gola. Continuava a rassicurarmi,ma sapeva che sarebbe arrivato un momento in cui io avrei avuto bisogno d'aiuto. E cosi mi ha lasciato dello champagne per oggi. E un frammento della sua vita,dei suoi pensieri più intimi e profondi,per domani.

Non posso però aspettare fino a domani. Guardo il diario,ansiosa di leggerlo subito. Solo un'occhiatina,niente di più. Quando disfo il fiocco giallo,l'immagine di mia madre prende forma. Sta scuotendo la testa,criticando con dolcezza la mia impazienza.Rileggo quello che mi ha scritto,pregandomi di aspettare finché mi sentirò più forte. Sono lacerata tra i miei desideri e i suoi. Alla fine metto via il diario. <<Per te>>,sussurro,posando un bacio sulla copertina. <<Aspetterò>>.


CONTINUA..



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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 13, 2016 ⏰

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