Tutta colpa di Giosada

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Da quando Bruno si era risposato a casa Iodice era arrivato anche Gennaro, il figlio della nuova moglie.
Ad Alex stava bene: erano coetanei e avevano passioni simili, ma, a distanza di anni dal matrimonio, il loro rapporto era ormai altalenante, e non a causa del biondo.
Alessio era capace di difenderlo a scuola ed un secondo dopo essere lui stesso il bullo da cui doveva scappare. A casa poi, litigavano ore per poi prendere la chitarra ed iniziare a cantare insieme come se nulla fosse, erano amici ed al contempo nemici.
Gennaro aveva la sua compagnia e Alessio pure, nessuno si stupiva a riguardo: i loro caratteri erano veramente opposti, sarebbe parso strano vederli insieme piuttosto, ed ormai i loro genitori lo sapevano e si accontentavano di vederli cantare insieme chiusi in camera.
Fra tutto questo c'era una cosa che, nonostante tutto, regnava sovrana: la quiete.
Non importa quanti litigi vi fossero, la quiete tornava sempre, sciogliendo le arrabbiature e cancellando i musi lunghi.
Ma questa situazione non poteva durare per sempre, e a sconvolgere il tutto fu un certo Giovanni Sada.
"Genn, ma ora quel Gió frequenta il tuo gruppo?" chiese il moro un giorno a colazione.
"Sì, é simpatico e mi gira le sigarette."
E fu il giorno stesso che, Alessio, tornando a casa, trovò il fratellastro e Sada che facevano sesso in camera loro.
Il suo viso assunse il colore delle lenzuola bianche, mentre quello di Genn Butch si fece di un rosso scarlatto. Alex uscì dalla stanza sbattendo la porta e Raia fece rivestire in fretta Giovanni, prima di scendete in soggiorno a cercare l'altro.
Gió salutò entrambi con un gesto della mano prima di uscire dalla casa, lasciandoli soli.
Il silenzio che si venne a creare suonava terrificante.
Fortunatamente a spezzarlo fu proprio Alessio:
"Da quanto?"
Gennaro sospirò prima di rispondere.
"Circa un mese."
Alessio si mise le mani in faccia.
"Sei gay?"
"Mi piacciono i ragazzi, sì."
Tutto tacque.

Il giorno seguente a scuola, di punto in bianco, Gennaro si ritrovò ad aprire l'armadietto cercando di non incrociare lo sguardo di Giovanni, ma non bastò, Alex li vide vicini e spintonò il biondo ringhiandogli contro:
"Frocio."

A pranzo il piccolo Sblurg non si fece vedere, suscitando la curiosità di Davide:
"Tuo fratello sta bene?"
"Non é mio fratello." sbuffò Iodice.
"Gennaro sta bene?"
"Che cazzo ne so Shorty!" quasi urlò.
L'altro capì subito che qualcosa non andasse, non che ci volesse un genio, ma lui sapeva esattamente come prendere l'amico.
"Alé, anche se avete litigato, non significa che di lui non te ne debba più fregare. Sai perfettamente che se c'è una cosa certa del vostro rapporto è il continuo ritorno della quiete."
"Non stavolta Davi! L'ho beccato a scopare con Sada. Gli piacciono i ragazzi."
Non era decisamente ciò che Sciortino si aspettava, ma non si lasciò destabilizzare:
"A volte capita, ma poi scusa, perché ti fa tanto innervosire? Non hai mai avuto problemi con i gay."
E per la prima volta Alessio non trovò risposta.

I giorni si susseguivano e l'imbarazzo tra i due non accennava a diminuire.
Gennaro voleva dirgli che gli dispiaceva, che lui era più importante del suo orientamento sessuale, che lo avrebbe scelto sempre sopra tutti, perché Giovanni non era altro se non un rimpiazzo di Alessio.
Ma sapeva che il problema non era quello, il problema era che lui era fottutamente frocio.
Alex, dal canto suo, aveva preso a non parlare più con nessuno, perché chiunque poteva capire senza troppo sforzo che il suo turbamento era esagerato e si notava perfettamente una nota di gelosia nella sua voce quando si accennava a quel discorso.
Perché doveva fare tutto così male?
Stupido, stupidissimo ed inutile orgoglio.
Giovanni si sentiva terribilmente in colpa, perché era a causa sua se i due non parlavano più.
Stranamente, fu Davide a consolarlo; i due si erano sempre parlati poco prima di quel periodo, siccome frequentavano due compagnie diverse, ed ora si erano ritrovati a condividere l'ansia di non lasciare tutto andare in fumo.
Probabilmente fu proprio questo ad avvicinarli, si raccontarono ogni cosa, iniziando così ad unire i pezzi e, diamine, come avevano fatto a non pensarci prima? Quei due erano così innamorati da non rendersene nemmeno conto.
Ma non toccava loro far sì che se ne accorgessero, assolutamente no.
Si sarebbero limitati ad osservarli, spingendoli con lo sguardo e basta.
Ed era sempre un pomeriggio, al ritorno da scuola, come quando iniziò tutto, che Alex si mise a cucinare il pranzo anche a Gennaro, che rimase a bocca aperta.
"Parliamo." disse il moro poggiandogli il piatto davanti.
L'altro annuì convinto.
"Sei sicuro di essere gay?"
"Sì, Alé, lo sono."
Alessio si mordicchiò il labbro inferiore e mosse impercettibilmente la testa.
"Ma sicuro sicuro?"
Genn rise:
"Sicuro sicuro."
"Okay."
"É così tanto un problema?" trattenne il fiato il biondo.
"In realtà no."
Gennaro ora era decisamente confuso.
"Cosa.."
"Posso baciarti?" Iodice gli si avvicinò pericolosamente.
Lo aveva davvero chiesto? Genn Butch deglutí rumorosamente: poteva sentire il respiro dell'altro infrangersi sulle sue labbra.
"Se.. Vuoi.."
E lo fece.
Lo baciò.
Per minuti, forse ore, ma a chi importava del tempo in quel momento?

He Likes Boys ※ GennexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora