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Maggie

La vita di ogni essere umano è effimera come un candido fiore dai petali bianchi; a volte succede che ti venga strappata via con mani invisibili, da un momento all'altro, senza alcun tipo di preavviso, impedendoti di sbocciare.
Chi va via non sa cosa lo attende, chi resta, invece, prende da subito coscienza che la sofferenza, atroce e inconsolabile, sarà l'unica cosa che scandirà le sue giornate e gli terrà compagnia.
Non ero pronta a tutto questo.
Non ero pronta a dire addio a mio padre, per sempre.
"Per sempre". È un avverbio che al momento mi suscita un magone alla bocca dello stomaco, perché non riesco a vederci nessuna accezione positiva, eppure, prima della morte di papà, amavo il significato racchiuso in queste due parole.
I miei genitori le usavano spesso, mentre i loro occhi si allacciavano in uno sguardo colmo d'amore, per poi dirottarli su di me.
Ti amerò per sempre.
Saremo per sempre una famiglia unita.
Ti vorrò bene per sempre.
Purtroppo alcune promesse vengono infrante per forza di cose e non puoi fare a meno di accettare la realtà, metabolizzare la delusione, stringere i denti e andare avanti, fingendo che tutto sia normale.
Invece non lo è, e non lo sarà mai.
Si dice che esistano cinque fasi per elaborare un lutto: si parte dalla negazione per poi passare alla rabbia, al patteggiamento, alla depressione e infine all'accettazione.
Io le ho attraversate tutte. Si sono ingarbugliate, addizionate, mettendomi a soqquadro l'anima.
Tutte, tranne l'ultima.
Prendere coscienza che non c'è più è un ostacolo troppo arduo da superare, un gradino troppo alto da salire, una montagna troppo pericolosa da scalare.
Non ci provo nemmeno, sarebbe inutile.
Papà è morto solo da tre mesi, in uno schiocco di dita: un attimo prima c'era, l'attimo dopo ha cessato di esistere.
Un infarto fulminante l'ha colpito mentre era al suo negozio di fiori, circondato da ciò che più amava dopo me e la mamma; dicono che se ne sia andato senza soffrire, io non ci credo.
Sono certa che l'istante prima di esalare l'ultimo respiro abbia pensato a noi e al fatto che ci stesse lasciando.
E conoscendolo so bene quanto avrà sofferto, nel momento in cui ha preso coscienza che stava per abbandonare questo mondo senza poterci dire addio per l'ultima volta.
Sai perché la mamma e io abbiamo scelto questo nome per te, Maggie?
Perché la margherita è il fiore che simboleggia la verità.
Sii sempre sincera con te stessa, Maggie.
Sii semplice e innocente, come quel bellissimo fiore, e non lasciare che la cattiveria del mondo lì fuori ti corrompa.
Le sue parole mi risuonano nella testa, come se mi stesse parlando anche adesso, con il suo tono gentile e amorevole, mentre con una carezza mi sfiora i capelli, baciandomi poi adagio la fronte.
Invece non potrà farlo mai più.
Di lui sono rimasti i ricordi, i più bei ricordi della mia vita, quei momenti felici trascorsi insieme che affiorano a ripetizione nella mia mente, spaccandomi il cuore.
Era un uomo gentile e premuroso, avevamo un bellissimo rapporto, io ero la sua piccola Maggie e lui un papà eccezionale.
L'amore che provava per me e la mamma era immenso quanto il cielo stellato, ci metteva sempre al primo posto, noi eravamo tutto per papà e lui era il nostro eroe.
Una lacrima amara sfugge al mio controllo, rotolando giù dalla guancia tempestata di lentiggini, e va a schiantarsi sulla mano intenta a strappare il nastro adesivo per chiudere la grossa scatola di cartone.
La mamma e io stiamo traslocando, sebbene sia del tutto contraria a questa decisione.
Non voglio lasciare Summerville, la mia scuola, le mie due migliori amiche Rosie e Claire e la mia innocua quotidianità.
Non voglio lasciare la mia villetta a due piani dalle pareti glicine, dove i miei genitori super innamorati si erano trasferiti subito dopo il diploma.
È stato il loro nido d'amore, il luogo in cui avrebbero voluto invecchiare insieme, uno scrigno di ricordi bellissimi e adesso dolorosi.
Non sono pronta ad abbandonare tutto questo per trasferirmi in una grande città come Miami, a lasciarmi alle spalle i miei primi diciassette anni di vita.
Ma capisco la mamma; se io ho incanalato tutte le mie energie nello studio, lei ha realizzato che l'unica soluzione per provare a smorzare la sofferenza è quella di allontanarsi da Summerville, poiché tutto della nostra cittadina le ricorda papà.
La brezza tiepida che fa ondeggiare gli alberi di azalee, il dolce profumo del tipico Sweet Tea del chiosco al parco, il Flower Town Festival a cui non mancavamo per nessuna ragione al mondo.
Eravamo una famiglia semplice ma felice, di una piccola cittadina della Carolina del Sud. Purtroppo però la felicità ci è scivolata dalle dita, calpestata dal destino che crudele ci ha beffeggiato senza pietà.
Io ho perso mio padre, ma la mamma... ha perso l'amore della sua vita, e mi chiedo come si faccia a sopravvivere dopo un lutto così grande.
È possibile?
No, che non è possibile.
È terribilmente disumano.
Guardo mia madre chiudere l'ultima scatola e mi chiedo dove trovi la forza per andare avanti e affrontare il susseguirsi dei giorni con la sua solita energia.
La ammiro così tanto, per questo e per molto altro; vorrei essere come lei un giorno, vorrei riuscire a indossare la sua stessa robusta armatura forgiata nella determinazione, che le conferisce la forza di una guerriera.
Io invece sono fragile e semplice, non possiedo corazze, sono fatta di cartapesta sottile e facilmente malleabile, un miscuglio di brandelli che solo messi insieme prendono forma, altrimenti resterebbero semplici pezzi di carta.
L'ansia e il timore che la vita nella grande città potrebbe rivelarsi per me un incubo a occhi aperti non mi fanno dormire la notte.
È da settimane che non riposo bene, cedo al sonno solo quando il pianto mi ha ormai devastato corpo e anima, risucchiando tutte le mie energie, cosicché anche rimuginare diventa estenuante.
Ciononostante in questo momento sono abbastanza lucida da provare un fortissimo disagio, come un buco nero al centro dello stomaco, accompagnato da una morsa che mi stritola forte forte il cuore.
«Mamma, perché proprio Miami? È lontana e ha un tasso di criminalità decisamente alto. Lasciamo un paradiso come Summerville per trasferirci in un pericoloso inferno, ti sembra giusto?» le chiedo, pasticciando ancora con il nastro adesivo.
È da quando ha deciso che dobbiamo trasferirci che le pongo lo stesso quesito, al fine di convincerla a restare, ma sembra che le mie parole siano trasportate via dal vento.
La mamma accorre in mio aiuto, i suoi occhi celesti come l'alba cercano i miei dello stesso colore.
«Non riuscirai a farmi cambiare idea, Maggie May» dichiara, spostandosi una ciocca di capelli castano ramato dal viso, «abbiamo bisogno di cambiamenti, o resteremo per sempre ancorate a questo posto e ai ricordi dolorosi legati a esso.»
Mi porto le mani sulle braccia scoperte, come per riscaldarmi: è agosto, il caldo è soffocante, eppure avverto una sensazione di gelo sottopelle.
«Quindi, per te, papà è solo un ricordo doloroso? Se scappi da qui, credi che riuscirai a dimenticarti di lui e della sua morte?» le chiedo in un sussurro, avvertendo le lacrime spingere dietro le palpebre.
Si fanno spazio con prepotenza mentre io tento di bloccarle, o rischierei di far intristire la mamma, e vederla piangere ancora è l'ultima cosa che voglio.
Scuote la testa, sospirando forte.
«Certo che no, Maggie. Ma andare via da qui ci aiuterà a metabolizzare la sua improvvisa scomparsa. Se resto ancora un minuto tra queste mura... lascia perdere» mormora con la voce incrinata, sul punto di scoppiare in lacrime pur cercando di mostrarsi forte. «Vedrai, piccola, andrà tutto bene a Miami» aggiunge, sforzandosi di sorridere. «Ritorneremo a vivere, un poco alla volta.»
«Restiamo a Summerville, ti prego» insisto, consapevole che non servirà a niente.
È l'ultimo tentativo, ma so bene che non asseconderà la mia richiesta.
«Va' a salutare le tue amiche, domani abbiamo il volo alle sei» conclude, avvicinandosi e carezzandomi il viso.
Poi si alza dal pavimento, dando un'ultima occhiata in giro per assicurarsi che abbiamo preso tutto, ed esce dal soggiorno lasciandomi sola, con un nodo alla gola.
Ormai è deciso, cambierò città, cambierò vita e, cosa non meno importante, cambierò scuola, proprio l'ultimo anno.
Benvenuta nel tuo piccolo inferno privato, Maggie May Harmon... come se il resto non fosse già abbastanza.
Due ore più tardi, seduta sull'altalena al parco, mi dondolo tenendomi salda alle catene, mentre Rosie e Claire, le mie amiche, mi guardano in silenzio con la stessa espressione dispiaciuta dipinta sui loro volti.
«È così triste che domani ti trasferisca, non mi sembra ancora vero» mormora Rosie, giocherellando con una ciocca di capelli castana.
«Ho provato a convincere la mamma, ma non vuole sentire ragioni. Mi fa male il cuore, non voglio lasciarvi» sussurro, trattenendo le lacrime.
«Nemmeno noi lo vogliamo» dice Claire, gli occhi blu lucidi.
«Mica ti dimenticherai di noi, una volta a Miami?» domanda Rosie.
«Come potrei? Ragazze... la vita è così ingiusta, sembra che si stia accanendo contro di me.»
Claire sospira, afferrandomi la mano.
«Non sei più riuscita a confessare a Theo che lo ami dal primo anno di liceo» mi fa notare la mia amica.
Theo. Il mio primo e unico amore.
Peccato che lui non lo sappia. Sono così timida e insicura, che in tre anni di liceo non ho mai trovato il coraggio di rivolgergli una sola sillaba.
L'unica occasione in cui ci siamo scambiati due parole in croce è stato il funerale di papà.
Al suo "condoglianze" ho risposto "grazie", ed è finita lì.
«Confessargli il mio amore platonico non avrebbe cambiato nulla. Lui non si è mai accorto di me.»
Insomma, non prendiamoci in giro, sono la tipica ragazza del Sud, dai capelli rossi e tutta lentiggini, studiosa e silenziosa.
Un'autentica ragazza da parete.
Un bruco tra milioni di meravigliose farfalle.
Theo invece è carismatico, affascinante, suona il violoncello e sembra un angelo dai capelli d'oro.
Mi avrebbe di sicuro rifiutata e avrei finito per soffrire di più.
Alcune volte, bisogna tenere i propri sentimenti ben custoditi, per non rischiare che ti si spezzi il cuore in modo irreparabile.
Meglio rinunciare in partenza, anziché affliggersi perché non va come avresti voluto.
«Almeno a Miami potrai conoscere ragazzi nuovi e la cotta per lui ti passerà» cerca di consolarmi Rosie.
Freno il dondolio dell'altalena, piantando le suole delle mie ballerine sulla ghiaia.
Vorrei dire alle mie amiche che da tre mesi a questa parte i ragazzi sono l'ultimo dei miei pensieri, che non m'interessa niente tranne studiare e piangere, ma lascio perdere, non capirebbero.
«Chissà...» mormoro, osservando il sole tramontare adagio, sprigionando fasci di luce arancio che filtrano attraverso i rami di azalee.
Tra le nuvole che galleggiano in cielo, mi sembra di scorgere il volto di mio padre; spesso alzo gli occhi e lo cerco nel firmamento, mi aiuta a sentirlo vicino e a smorzare un po' la sua mancanza.
«Non sarà più lo stesso senza di te, Maggie» confessa Claire, cingendomi le spalle con un braccio.
Anche Rosie si unisce all'abbraccio, e io le stringo a me, come se potessi legarmi a loro e non partire più.
«Mi mancherete, amiche mie. Promettetemi che ci sentiremo ogni giorno. Croce sul cuore.»
«Croce sul cuore» rispondono in coro.
Le lacrime scivolano giù dai miei occhi e dai loro, mentre dico addio a due persone a me care.
Ancora una volta.

Ash FlowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora