Sentii bussare alla porta insistentemente, così dopo aver aperto gli occhi ed essermi stiracchiata scesi dal letto ed andai ad aprire alla porta a chiunque avesse così tanta energia alle sette di sabato mattina.
《Sono ore che sto bussando, dio mio, Abi, ma a che ora sei andata a dormire ieri sera? Hai delle occhiaie che fanno paura, e sei ancora in pigiama》entrò lasciandomi un bacio sulla guancia continuando con il suo monologo fino ad arrivare alla cucina, e io lo seguii in silenzio trascinando i piedi sul pavimento. Mi sedetti su uno sgabello guardandolo impossessarsi della mia cucina.
Notai in quel momento che adoravo il modo in cui si atteggiava con me, adoravo anche vederlo così energico, era tanto tempo che non sorrideva in quel modo. Decisi quindi di starmene ancora in silenzio e continuare ad ascoltarlo.
《Ah, ma che sto facendo? Io non so cucinare nemmeno un uovo》 ridacchiò venendo dietro di me facendomi alzare,《su, donna, cucinaci la colazione che ho una fame da lupi, quasi quasi mangio te》continuò per poi cominciare a mordicchiarmi le guance e farmi il solletico.
《No, no, Jake fermati》scoppiai subito a ridere mentre cercavo di sfuggire al solletico, era uno dei miei punti deboli e lui lo stava usando a suo favore.
《Mi metto ai fornelli, signore》lo guardai assumendo un'espressione seria, imitando un soldato per poi mettermi ai fornelli e guardarlo mentre si sedeva lì dove prima ero comodamente seduta io.
《D'accordo, ladro di sgabelli, vuoi le crêpes con la nutella?》domandai sporgendomi leggermente in avanti e senza dargli il tempo di indietreggiare gli morsi la guancia ridacchiando,《questo è per le mie povere guanciotte》aggiunsi con voce dolce guardandolo dritto negli occhi mentre lui li alzava al cielo e si massaggiava la guancia.
《D'accordo, siamo pari, ma ora cucina》ordinò bruscamente, alzandosi dallo sgabello e dirigendosi con furia in salotto.
《Jake, ma che ho fatto?》cercai di fermarlo prendendolo per il polso ma lui si staccò e dopo avermi guardata in modo alquanto severo andò a sedersi sul divano senza dire alcuna parola.
Erano soliti i suoi sbalzi d'umore così scrollai le spalle mandandolo mentalmente a quel paese e tornai in cucina a preparare la colazione per entrambi.
Quando ebbi finito, misi tutto in un vassoio e lentamente andai in salotto mettendomi proprio davanti al ragazzo con in mano il vassoio pieno di crêpes alla nutella.
《Mi perdoni qualunque cosa io abbia fatto?》chiesi dolcemente sedendomi accanto a lui che cominciava già a sorridere ampiamente alla sola vista della montagna di crêpes nel piatto.
《Ti perdono, ma devi smetterla di essere così vendicativa》mormorò prendendo il suo piatto e cominciando a mangiare di gusto.
《Jay, sai come sono fatta, ma non era mia intenzione farti arrabbiare.》
Mi guardò dolcemente negli occhi, e per un attimo pensai che non ho mai visto occhi capaci di fartici perdere dentro come i suoi, occhi così profondi e con tutto quel mistero ancora da scoprire. Ebbi la pelle d'oca per alcuni istanti, e fortunatamente lui era concentrato a ricambiare il mio sguardo che non notò nulla.
Era il mio migliore amico, probabilmente era naturale avere quella strana sensazione di tremolio alle ginocchia e fiato corto così distolsi lo sguardo e cominciai anche io a mangiare prima che la situazione mi sfuggisse di mano.
《Scuse accettate》borbottò mentre mangiava con voracità facendomi riprendere dai miei pensieri.
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Mentre mi dirigevo in camera da letto per recuperare il mio cellulare che avevo sentito squillare qualche secondo prima, un dubbio mi affiorò la mente così tornai dal ragazzo, il quale stava finendo di lavare i piatti.
《Jay, non mi hai ancora detto perché sei qui. È successo qualcosa, perché non sei al lavoro?》
Mi guardò e scoppiò a ridere, per poi avvicinarsi a me guardandomi negli occhi mentre si asciugava le mani con con un pezzo di carta strappato dal rotolo.
《No, piccola, va tutto a meraviglia. Avevo voglia di stare un po' con la mia migliore amica e oggi ho il turno pomeridiano allo studio quindi eccomi qui》mi prese una mano e mi avvicinò a se facendomi appoggiare la testa sul suo petto, abbracciandomi ed accarezzandomi i capelli delicatamente.
Lui era più alto di me, o forse ero io ad essere troppo bassa, più bassa di chiunque, lui però era molto alto. Amavo restare abbracciata a lui, e il fatto di essere bassa in questo caso era a mio favore perché riuscivo a sentire il battito del suo cuore, era regolare, tranquillo, neanche un minimo di agitazione al contrario di me che avevo il battito sempre accelerato quando lui si avvicinava a me. Istintivamente mi morsi il labbro inferiore socchiudendo gli occhi e mi lasciai cullare tra le sue braccia e da quella dolce melodia creata dal suo cuore.
Qualche istante dopo si staccò piano e mi prese il viso tra le mani. Non posso nascondere che alla vista delle sue labbra, rosee e carnose, il solo pensiero di poterle assaporare mi fece arrossire, così mi staccai lentamente abbassando lo sguardo sulle dita dei miei piedi che in quel momento erano diventate qualcosa di davvero interessante.
《Vado a cambiarmi così dopo possiamo uscire e andare dove vuoi tu》farfugliai velocemente e mi diressi in camera da letto mentre lui metteva i piatti nella lavastoviglie.
Entrai in camera da letto e chiusi la porta alle mie spalle appoggiandomi ad essa cercando di riprendere fiato e di ritornare in me. Decisi che quei pensieri avrei dovuto evitarli, insomma, era il mio migliore amico e non potevo di certo mettermi a fantasticare sulle sue labbra, per quanto belle possano essere.
Mi cambiai in fretta mettendomi i jeans skinny, le immancabili vans nere, ed una maglietta, rubata al ragazzo qualche settimana prima quando a casa sua mi ero sporcata la mia così lui era stato talmente gentile da prestarmi una delle sue, purtroppo per lui quella maglia non la riavrà più indietro. Mi avvicinai allo specchio e mentre mi pettinavo i lunghi capelli pensai di lasciarmeli sciolti, lasciandoli cadere sulle spalle.
Una volta pronta uscii dalla stanza e raggiunsi Jake che era seduto sul divano a giocare sul cellulare.
《Ma quella è la mia maglia!》esclamò nel vedermi mentre si alzava dal divano.
《Sì, lo so, ma sta meglio a me, non credi?》cominciai ad atteggiarmi da vanitosa mentre prendevo le chiavi di casa.
《Dai andiamo, usciamo a fare due passi》scoppiai a ridere alla sua faccia incredula alla mia precedente frase.
Uscii di casa ed aspettai che anche il ragazzo fosse uscito per poter chiudere a chiave.
《Comunque, sì, sta meglio a te》sorrise cingendomi i fianchi. Un brivido mi percosse lungo la schiena, di nuovo quella sensazione, ma la ignorai, e continuai a camminare accanto a lui felice di avere un rapporto così bello con il mio migliore amico. Mi girai verso di lui guardando il suo bellissimo viso di profilo e domandai《dove andiamo?》
《Non ne ho la minima idea, ma penso che deciderò per strada》mi condusse alla sua auto e mi aprì lo sportello in modo galante e lo guardai ridendo.
《Jake, devi dirmi qualcosa che sei così gentile?》scoppiai di nuovo a ridere e mi sedetti mentre lui chiudeva lo sportello ed andava dall'altro lato sedendosi sul sedile dell'autista e guardandomi in silenzio.
《Non devo dirti nulla, solo che mi piace vederti ridere e ho deciso da qualche tempo fa che non mi negherò il piacere della tua risata》ruppe il silenzio e mise in moto partendo senza meta mentre io rimasi spiazzata a quelle parole.
Era solito di Jake uscirsene con queste frasi così.
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Passammo la mattinata a girare in macchina ovunque Jake volesse, gli veniva in mente di prendersi un frappè perché aveva caldo e noi andavamo a prenderci il frappè. Jake voleva un abbraccio, e Jake otteneva un abbraccio.
Purtroppo dovette riportarmi a casa dopo aver pranzato insieme perché il dovere lo chiamava.
Lo ringraziai per la splendida mattinata e lui fece altrettanto dicendomi che ci saremmo rivisti la sera.
《Mi voglio riprendere la maglia così stasera vengo a dormire qua. A dopo, Abigail.》
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Un po' di noi.
RomanceLui era più alto di me, o forse ero io ad essere troppo bassa, più bassa di chiunque, lui però era molto alto. Amavo restare abbracciata a lui, e il fatto di essere bassa in questo caso era a mio favore perché riuscivo a sentire il battito del suo c...