Nel piccolo paese di Mendicino, nel cuore della Calabria, esiste un campetto di calcio particolare. Infatti è ridotto malissimo, con reti esterne totalmente bucate e un manto erboso praticamente inesistente. Inoltre con il passare degli anni sono sparite le porte, che ormai non stavano più in piedi, le linee sono quasi scomparse e chi ci gioca è costretto a giocare con dei miseri coni. Ma perché i ragazzi del posto ci giocano ancora? Perché ogni ragazzo di Mendicino si è formato in quel campetto, si è sbucciato le ginocchia lì per la prima volta e il primo gol è stato segnato in quelle porte ormai sparite. Ho conosciuto la maggior parte dei miei amici al campo e le migliori liti sono state nel cerchio di centrocampo. Infatti quando non si giocava era perché c'era una rissa in corso, che molto spesso finiva in un tutti contro tutti. Da specificare che il campo si trovava davanti a una caserma dei carabinieri e ogni tanto facevano una capatina dopo aver sentito molti rumori molesti. Ma uno di questi carabinieri si era appassionato a noi e veniva,anzi viene ancora oggi, a giocare con noi nonostante fosse un quarantenne in mezzo a un branco di adolescenti. Totalmente incapace di giocare a calcio, esordiva sempre con 3 giri al campo grande per poi scendere e giocare con noi. Alla scelta delle squadre era sempre ultimo, in campo era inutile come Martinez alla Juventus, perdeva continuamente palla e riusciva a sbagliare anche davanti alla porta. Una delle cose più belle di quel posto era lo spogliatoio che d'inverno veniva utilizzato dalla squadra del paese, ma che d'estate era totalmente abbandonato. Quindi le coppiette si appartavano nello spogliatoio che era praticamente aperto a tutti e dava libero sfogo all'immaginazione di tutti.Ma le partite giocate su quel tappeto sintetico mal ridotto non le cambierei con niente al mondo, potevano essere partite da 11 vs 11(che spesso finivano in un classico torneo generato in fretta e furia) o anche da 2 vs 2 quando non si aveva nulla da fare.Il tutto con un misto generazionale ed etnico unico al mondo, dai quarantenni,ai bambini delle elementari,passando per gli immigrati del centro sociale e infine c'eravamo noi.Eravamo sempre i soliti 10 a giocare ogni pomeriggio per ogni estate e ci divertivamo, si usciva alle 3 con 40 gradi all'ombra e si tornava quando il sole calava.Alcune volte eravamo talmente presi dalle partite che ordinavamo delle pizze e le portavamo al campo, accendevamo le luci e si giocava anche fino alle due di notte.Ma da quando il campo è stato dichiarato abbandonato sul finire del 2014 non è più la stessa cosa.Le luci sono rimaste ma senza quelle porte è diventato difficile giocare e in molti sono passati ai campi della città che costano poco e sono completi di tuttoSporadicamente ci riuniamo nonostante la presenza dei bambini,che per fortuna d'inverno fanno i compiti, e quelle volte il rituale è sempre lo stesso.Corsa da casa verso il campo che vale come riscaldamento, conta generale delle persone, scelta delle squadre che dura tre ore perché tutti palleggiano e non si capisce nulla, e alla fine si gioca.Le partite non hanno un tempo limite e si gioca fino a quando tutti sono esausti, non esistono punteggi ma il margine di vantaggio.Poi ci sono io che a ogni partita tocca sempre organizzare poiché sono quello che ha più numeri .Ogni volta bastano dieci secondi di conversazione per convincere una persona a giocare anche quando sta male o ha un piede rotto, non importa viene per fare compagnia.Perché alla fine il bello del calcio è anche questo, un gruppetto di amici scansafatiche che si rompe le ossa su un campo mal ridotto e che ritorna a casa sempre col sorriso anche se ha perso perché alla fine non conta il risultato, ma l'essere stati insieme ed essersi dimenticati di tutti i problemi per un pomeriggio intero
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Quelli del campo
Short StoryLa bella storia di un gruppo di ragazzi ambientata nel campo di Mendicino