La brezza della tipica aria sporcata dall'odore del mare quel giorno mi rilassò.
Respiravo a pieni polmoni quello che era l'odore dell'acqua marina e ogni volta che inspiravo questo odore un sorrise si faceva spazio sul mio volto.
Non so bene il perché quel giorno sono andata lì, in spiaggia. Mi è venuto d'istinto prendere la Reflex, mettere le scarpe e uscire di casa nel pieno della notte. Il paesaggio del mare la notte quasi mi cullava e mi sentivo a casa. Mi tolsi le scarpe, le lasciai lì, dove mi capitava, e immersi i piedi nella sabbia un po' più fredda del solito. Al collo avevo appesa la mia macchina fotografica che accesi per immortalare qualsiasi momento. Avevo bisogno di stare in solitudine, senza nessuno che mi dicesse cosa fare, quando e come. Volevo sotterrare nella sabbia tutta questa noiosissima routine quotidiana ormai da anni. Camminai lentamente verso il mare, come spinta da una calamita che mi spingeva dove il mare incontrava la sabbia. Appena sentii la sabbia bagnata sotto i piedi rabbrividii un po' e quando il mare, ancora più freddo, li sfiorò mi tirai subito indietro. Mi ero dimenticata di fare i risvolti ai pantaloni ed ora sono tutti bagnati a causa dell'acqua.
Sbuffai ma, alla fine, non m'importava più di tanto.
All'improvviso mi assalì l'angoscia. Non so se descriverlo "un vuoto" allo stomaco o qualcos'altro. Pensai ai miei genitori. Nella mia famiglia è tutto troppo difficile. Per qualche motivo a me nascosto, nonostante i miei diciassette anni, i miei genitori litigavano sempre. Costantemente. Eppure si amavano, mi dicevano. Si era creata una tensione che non mi piaceva per niente, in quella casa la tensione era ciò che respiravamo sempre.
Mia sorella è l'unica persona con cui vado d'accordo, quasi.
Certo, ha quindici anni, non mi posso aspettare tutta la maturità che vorrei abbia, ma non può nemmeno rimanere una bimba per sempre!Sentii una presenza accanto a me, mi voltai rapidamente e vidi un ragazzo sulla riva seduto, non curante dell'acqua che bagnava i suoi vestiti. Aveva i capelli visibilmente scuri e un viso che non riuscivo a vedere bene essendo solamente di profilo. Aveva le ginocchia piegate e le braccia "coricate" su di esse.
Come dava disturbo a me, che ero venuta qui apposta per riflettere, davo fastidio a lui. Se no, perché mai un ragazzo sarebbe venuto in riva al mare alle due del mattino?
Scattai una foto con la Reflex per ricordo di quella notte, come tante altre, e mi voltai per andarmene.
"Resta pure." Quella voce, così roca, mi sorprese perché era da un'oretta che sentivo solo il rumore del mare. Riflettei a cosa poter dire, per non sembrare una povera scema insonne che la notte andava in riva al mare per qualche motivo strano.
"No, sono venuta per scattare una foto e basta, ma ora vado." Dissi, poi riflettei. Anche io dovrei pensare che lui è un povero scemo insonne, eppure non lo penso. Perché mi faccio tutti questi problemi?
"Sì, sei venuta alle due del mattino sulla spiaggia per solamente per fare una foto. Ci credo." Disse ironico. Mi salirono i nervi: chi si credeva per dirmi queste cose? Nemmeno mi conosceva! Inizialmente mi arrabbiai, poi una folata di vento mi risvegliò dal mio stato di trance e mi calmò.
Camminai dove avevo appoggiato le scarpe inizialmente, le misi e camminai via per la città, finchè prima raggiunsi la casa, poi il letto.
Quel profilo, quella voce, quella frase però si ripetevano nella mia testa e una domanda, al di là della sua arroganza e misteriosità fu: Chi era quel ragazzo?
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Nightmare
FanfictionAbigail è una quindicenne con un'adolescenza un po' diversa da quella delle altre ragazze. Una notte incontra Austin, un ragazzo diverso da quelli che si aspetta Abby, eppure si interesserà a lui fino a che la sua vita cambierà radicalmente. Che suc...