Violini e champagne

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Federico non sapeva cosa esattamente quella sera lo aspettasse, a teatro. Forse l'ennesimo noiosissimo concerto di musica classica di cui cambiava solo il nome dell'orchestra, per lui. Giulia lo stava costringendo ancora una volta a vestirsi di tutto punto perché aveva deciso da tre settimane di passare il sabato sera alla Scala, spendendo molti soldi per ascoltare orchestre da tutto il mondo che a Federico sembravano tutte uguali. E tutte ugualmente noiose.

«Fede muoviti, o faremo tardi!»

Giulia si stava sistemando il cappotto scuro elegante quando Federico uscì dalla camera da letto con lo smoking. Si sentiva tremendamente ridicolo in quegli abiti, come ogni volta che li indossava.

«Sei perfetto, andiamo.»

Il ragazzo infilò il soprabito e partirono. 

Il Teatro alla Scala non era molto distante dalla loro casa, quindi non impiegarono molto per arrivare e richiedere di essere indirizzati ai loro posti, dopo aver ovviamente mostrato i biglietti. Una delle ragazze del teatro li accompagnò alle loro poltrone in platea, dove l'orchestra stava ancora accordando gli strumenti.
Lo spettacolo cominciò dopo una decina di minuti. Le luci si spensero e Federico pensò che finalmente poteva dormire. Fu quello che fece gran parte del tempo, con gli occhi chiusi, e Giulia era talmente presa dalla musica che neanche si accorse di lui. Per carità, Federico amava la musica, ma quella classica proprio no. La trovava triste e noiosa, lenta, moscia. Ad un tratto Giulia ebbe la brillante idea di lanciargli una gomitata nel fianco. Federico riaprì gli occhi di scatto e sobbalzò.

«Oddio Fede, questa che suonano adesso è la mia preferita in assoluto!»

Federico ringraziò il Cielo che la sua ragazza non si fosse accorta del suo sonnellino.

«È dall'opera de Il Lago dei cigni, il Pas de deux» continuò la giovane e il ragazzo annuì disrattamente.

Stava giusto pensando di riaddormentarsi quando sentì delle note particolarmente diverse che lo colpirono. Subito entrò il primo violino che suonò una melodia che catturò perfino Federico. Il ragazzo fu rapito da quella musica: era così dolce e allo stesso tempo drammatica, malinconica; gli lasciava in bocca un amaro, una sensazione di nostalgia che neanche avrebbe saputo definire. Percepiva un vuoto alla bocca dello stomaco. Si alzò leggermente perché la sua altezza gli permetteva di vedere ben poco dell'orchestra: quindi vide il primo violino, quel giovane che stava suonando quella melodia così bella da lasciarlo senza parole. E vide un ragazzo dai boccoli castani che si muoveva sinuosamente con il suo violino, eseguendo note acute e a volte chiudendo anche gli occhi per il modo assurdo in cui la musica riusciva a trasportarlo. Il suo archetto ondeggiava egregiamente sulle corde, così come Federico poteva vedere i suoi ricci - alcuni sudati sulla nuca e sulla fronte - scuotersi con i movimenti del corpo. Era una visione meravigliosa, una sensazione che Federico non aveva mai provato e da cui non avrebbe mai voluto staccarsi; anche quando subentrarono gli altri strumenti, Federico continuò ad ascoltare solo il primo violino, il riccio alla sinistra del direttore d'orchestra.

Quando la musica finì, Federico constatò che era l'ultima del repertorio: lo spettacolo era finito e lui era rimasto affascinato dal prino violino giusto all'ultimo. Questa cosa gli lasciò in bocca un retrogusto amaro.

«Andiamo al buffet con gli artisti?»

Giulia ebbe quella brillante idea e Federico accettò, sperando di poter incontrare e conoscere quel primo violino.
Il buffet si tenne come al solito in una delle sale del teatro. La tavolata era già imbandita e quando Giulia e Federico raggiunsero la sala, il buffet era già aperto. Ospiti e orchestrali erano sparpagliati per tutta la sala, ed era davvero difficile riuscire a distinguere gli uni dagli altri per gli abiti eleganti che tutti portavano. Federico cercò con lo sguardo quel riccio, sperando entro fine serata di riuscire a trovarlo.

«Chi cerchi?» Domandò Giulia.

«Il primo violino. Quel ragazzo coi capelli ricci. Era bravissimo e vorrei fargli i complimenti di perso-»

«Oddio Fede! Quella ragazza la conosco, era una mia compagna di liceo e guarda dov'è adesso! Vado a salutarla un attimo!»

Federico annuì e rimase da solo. Non si diede per vinto e approfittò per continuare a cercare il violinista. Lo trovò poco dopo: anche lui era solo, con un calice pieno di champagne e lo sguardo perso nel vuoto della sala. Si avvicinò con cautela, prendendo anch'egli un calice di champagne da un tavolino.

«Bella performance. Sei molto bravo, complimenti, mi piace tanto il modo in cui suoni. Non a caso sei il primo violino, eh!»

Federico non aveva pensato molto a quelle parole, quindi le pronunciò con imbarazzo e rapidamente. L'altro lo guardò un po' confuso.

«Sorry?»

Federico si diede dell'idiota, perché aveva dato per scontato che il ragazzo fosse italiano, ma l'orchestra era internazionale e, a quanto sembrava, il giovane era inglese. E lui di inglese non sapeva una mazza.

«Io capi...sco italiano ma parlo poco» disse incerto l'altro, e Federico già si sentì un po' più sicuro.

«But piano!» Continuò ridendo e Federico non poté non ridere con lui - aveva un sorriso contagioso.

«Dicevo che mi piace come suoni, sei molto bravo.» Ripeté lentamente Federico. «What's your name?"» Almeno quello in inglese lo sapeva dire.

«Michael. And you

«Federico.»

Le loro mani si strinsero vigorosamente e Federico fu felice di averlo incontrato.

«Pia...cerre... Federico!» Disse incerto e buffo Michael, cosa che fece molto ridere l'altro.

«Sei inglese, vero?»

«Yeah, but... nato a Beirut.»

E per qualche strano motivo i due ragazzi si raccontarono le loro vite, così diverse: da un lato il cosmopolita Michael, che aveva vissuto in tantissime città europee; dall'altro Federico, che aveva sempre e solo vissuto in Italia e condotto una vita che lui reputava normale. Da un lato il riccio dal talento enorme nella musica manifestatosi fin dalla tenera età; dall'altro Federico, il cui unico talento era giocare ai videogiochi e platinare Assassin's Creed.

«Qual è la tua aspirazione, adesso?»

«Uhm... suonare a Vienna!»

Federico sorrise per il modo in cui i suoi occhi si illuminarono.

«And yours

Federico scrollò le spalle, poi alzò il calice con lo champagne e sorrise.

«Al tuo sogno, allora.»

Anche Michael alzò il suo calice e lo fece tintinnare con quello dell'altro, sorridendo.

«A mio sogno.»


ANGOLO AUTRICE

Let me explain this. In realtà non ho niente da spiegare ahahah semplicemente mi sono resa conto di aver cominciato una marea di OS e di averle tutte tra le bozze. Quindi ho deciso di terminare/ritoccarne qualcuna e pubblicarla, perché sono stanca delle cose lasciate a metà - mi sento molto filosofica, quasi metafisica, stasera. Perciò ho fatto la copertina e BOOM (bitch), pubblicata. Se qualcuno ha voglia di farmi sapere cosa ne pensa, io ne sono più che felice, non siate timidi. <3 Non vi mangio (forse). <3

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