51. Una decisione

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Canzone per il capitolo

Apologize - OneRepublic

Dieci giorni, dieci lunghi giorni chiusa a casa, un giorno mi dicevo e affermavo che dovevo dirglielo, che ero un male, quello dopo invece non ne ero più sicura, ero convinta del contrario, ogni giorno così rimandavo il mio ritorno a scuola.

Per tutta la settimana puntualmente, poco prima delle otto del mattino, l'auto di Adam si parcheggiava davanti il palazzo in mia attesa, ma così non fu per gli ultimi giorni, inoltre di giorno in giorno anche le chiamate, che ignoravo, e i numerosi messaggi, a cui non rispondevo, scemarono sempre di più, fino a non insistere più. Il mittente non era esclusivamente Adam, tra i nomi c'era anche quello di Alice, e anche altri numeri sconosciuti, non rispondevo appositamente perchè dovevo pensare, e nessuno avrebbe influenzato la mia decisione.

Un'altra mattina arrivò, ma quella volta ero sicura di quello che dovevo fare, basta ripensamenti, sarei uscita di casa e avrei affrontato la situazione, dovevo ritornare a scuola, e aggiustare tutto.

Decisa, senza guardare indietro, mi incamminai in strada, solitamente a quel punto mi salutavo con Adam e ci avviavamo insieme, ma da quella volta in poi non sarebbe andata così.

Strinsi i pugni, e cominciai a camminare spedita verso la mia scuola.

Arrivai con pochi minuti di anticipo, sorpresa di non aver ritardato come tutte le altre volte, certo con Adam arrivavo sempre in orario, ma mi sarei riabituata diversamente.

Ero posizionata davanti all'entrata, vedevo i ragazzi che si avviavano frettolosamente all'interno dell'edificio, era molto che non vedevo tutta questa gente, e proprio in mezzo a questa intravidi in lontananza una testa castana.

Adam si avvicinava sempre di più, non mi aveva ancora vista, era il momento, avrei dovuto affrontarlo.

Più si avvicinava più le mie sicurezze crollavano.

Riuscì a scorgere il suo viso, sembrava giù di morale, avevo lo sguardo perso, spento.

Le mie sicurezze svanirono.

Non ero pronta, poco prima che si avvicinasse abbastanza tanto da potermi vedere, utilizzai gli studenti che passavano da scudo, per non farmi vedere da quel ragazzo, aspettando che mi sorpassasse e che entrasse a scuola senza avermi avvistata.

Rimasi nella mia invisibilità, nascosta dagli occhi di tutti, fin quando il cortile della scuola non fosse completamente vuoto.

La campana suonò. Contai fino a dieci, fino a quando ero più che sicura che tutti ormai fossero entrati nelle rispettive classi , non volevo rischiare di incontrare Adam in corridoio.

Come previsto non c'era anima viva in giro, erano tutti chiusi nelle loro aule, ma era arrivato il momento di raggiungere la mia.

Entrai, per prima incontrai lo sguardo della professoressa di matematica che mi guardava corrugata, possibilmente per il ritardo o per le numerose assenze fatte, ma non mi importava.

-Mi scusi professoressa, posso entrare?- Mi scusai.

-Certo accomodati- rispose l'insegnante indifferentemente, non le stavo molto simpatica, questo lo avevo capito.

Lasciai perdere la prof e mi girai verso la classe, per sedermi al mio posto, ma non potei fare a meno di incontrare quegli occhi. Quelle due sfere verdi tanto luminose da farmi perdere il respiro, non si staccavano da me, me le sentivo addosso durante tutto il tragitto. Anche quando finalmente mi sedetti, proprio nel posto accanto ad Adam, l'unico libero, ovvero il mio, continuava a fissarmi. Mi sentivo bruciare.

Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora