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A tutti noi capita di fare una scelta importante, quella scelta che prima o poi ti avrebbe cambiato la vita. Quella scelta che dopo averla fatta te ne penti perché forse non era ciò che volevi oppure, semplicemente, la scelta giusta. Be', ancora la mia scelta non l'avevo fatta. Il college.
Frequentavo il quinto anno di liceo e, anche se la scuola era appena iniziata, dovevo scegliere che college frequentare. Mia madre mi consigliò la Brown, insomma la Brown era un'ottima scuola ma io preferivo andare alla New York central University. Ero un ragazzo abbastanza studioso, davo tutto me stesso nelle interrogazioni e cercavo di frequentare quasi tutti i corsi pomeridiani per accumulare crediti, tra cui frequentavo il corso di chitarra, di nuoto e lacrosse. Mai avuta una F in tutta la mia vita. Mia madre, Karen, e mio padre, Manuel, non riuscirono mai a diplomarsi perciò hanno voluto a tutti costi un figlio modello e be'... eccomi qui in carne ed ossa!
Però lo studio non era tutto per me. Io amavo uscire con i miei amici il sabato sera, inventare alcune canzoni oppure uscire con le ragazze. Non ero il classico ragazzo che usciva con una ragazza e poi il giorno dopo non la cercava più, io ero diverso. Io cercavo di essere amico con loro e di farle stare sempre bene anche se a volte quel "bene" veniva frainteso come "ci sto provando con te". In realtà nessuna delle ragazze con cui uscivo mi attiravano particolarmente, erano tutte uguali e non c'era nessuna che riusciva a distinguersi. Ormai siamo giunti in un epoca in cui le persone seguono la massa e se non sei come loro vieni tagliato dalla società, oppure vieni preso in giro. I miei pensieri furono interrotti dalle urla di mia madre che ripeteva di alzarmi dal letto. Erano le 7:30 del mattino, ero sdraiato sul letto e la scuola iniziava alle 8:00.

<<Shawn! Vuoi alzare quel culo da quel cazzo di letto?!>> disse mia madre furiosa entrando nella mia camera.

<<Mamma..>> mormorai <<ora mi alzo ma adesso vattene>>

<<Se entro dieci minuti non esci da questa fottuta stanza vai a scuola a piedi, chiaro?!>>

Buttai gli occhi in cielo, odio quando iniziava ad urlarmi di prima mattina.

<<Va bene>> dissi alzandomi dal letto e andai verso il bagno.

Non avevo per niente voglia di andare scuola, di rivedere le prof e di rivedere quei animali dei miei compagni. Avete capito bene, animali. Loro non erano per niente delle persone normali. La mia classe era una delle peggiori del liceo, quasi ogni settimana la preside veniva da noi e portava in presidenza Jack Gilinsky e Nash Grier, non che alcuni dei miei migliori amici.
Arrivato in bagno mi lavai la faccia e misi un po' di gel nei capelli. Mi vestii semplicemente: una camicia a quadri blu, dei jeans e delle Nike blu. Non amavo vestirmi troppo appariscente, credo che la semplicità sia la vera bellezza. Dopo un po' scesi giù in cucina. Mia sorella maggiore, Lily, era seduta sul tavolo con una tazza di caffè in mano e leggeva il libro di francese.

<<Buongiorno>> sorrisi.

Amavo mia sorella, per me era il mio punto di forza. Lily era una semplice ragazza di 18 anni, aveva i capelli castani proprio come i miei solo che lei aveva delle sfumature viola nelle punte, gli occhi erano del colore apposto ai miei, aveva dei occhi azzurri niente a confronto ai miei che erano di un color castano scuro. Io e lei avevamo stili di vita diversi. Lily, ad esempio, adora i piercing infatti aveva il nostril e aveva anche un tatuaggio nel polso con un soffione e alcuni petali sparpagliati nell'avambraccio insieme a dei piccoli uccelli.

<<Giorno>> ricambiò il sorriso. Indossava un paio di jeans con un strappo al ginocchio, una semplice maglietta bianca, tutto abbinato alle sue amate Dottor Martins. Ama molto truccarsi ma non esagera. Mette sempre il mascara e la matita nera nella palpebra inferiore.

<<Pronto per un nuovo giorno di scuola?>>

<<Mh mh>> feci no con la testa e poi mi guardai attorno cercando mia madre con lo sguardo ma non la trovai. "Ma dove diavolo è?" pensai.

<<È andata via>> disse Lily chiarendo le mie idee <<andiamo a scuola con mia auto>> si alzò dalla sedia in cui era seduta e andò verso la porta di ingresso.

La seguii e, dopo essere usciti da casa, entrammo in macchina. Mi misi la cintura di sicurezza e tenni lo sguardo sul finestrino per tutto il tragitto. Il cielo era molto nuvoloso e sicuramente si sarebbe messo a piovere, fortunatamente quel giorno non avevo lacrosse. Dopo un quindicina di minuti arrivai a scuola, scesi dalla macchina e sospirai pesantemente vedendo quel enorme istituto ai miei occhi.

<<Benvenuto all'inferno>> dissi chiudendo lo sportello.

<<E dai, ancora la giornata non è iniziata. Non fare questa faccia>> rise leggermente per poi vedere Jack Johnson in lontananza, il suo ragazzo <<ora io vado, cerca di fare il bravo>>

<<Va bene mammina>> dissi sbuffando ed entrai a scuola.

Potei sentire quasi tutti gli sguardi delle ragazze addosso a me. Ero molto voluto da loro ma, come avevo detto prima, nessuna mi interessava particolarmente.

<<Ci becchiamo>> disse mia sorella facendo un cenno con la mano e se ne andò.

Iniziai a cercare il mio armadietto e lo aprì, a prima ora avevo letteratura. Odiavo quella materia ma alla fine non era così male solo per la professoressa che mi faceva gli occhi dolci. Mentre stavo prendendo i libri dallo zaino sentii un forte rumore. Due irridi blu si piazzarono davanti a me, era Nash che aveva chiuso il mio armadietto.

<<Ehy Nash>> gli sorrisi facendo un cenno con la testa <<passate bene le vacanze?>> domandai riaprendo il mio armadietto.

<<Be', non male>> rispose Nash aprendo il suo armadietto che era accanto al mio <<e a te?>> chiuse il suo armadietto e mi guardò con un ghigno stampato sulle labbra <<come sono andate le vacanze? Conosciuto qualche bella ragazza?>>

Odiavo quella domanda.

<<Oh... lasciami pensare>> feci finta di pensare e poi chiusi il mio armadietto <<no>>

<<E dai amico, non vorrai mica rimanere senza ragazza fino ai 40anni vero?>>

Iniziammo a camminare verso l'aula di letteratura.

<<Certo che no, solo che non trovo quella giusta>>

<<Quella giusta?>> domandò alzando un sopracciglio <<non starai mica pensando a Grace>>

Sentendo quel nome mi irrigidii. Grace Mikealson, per me ritenuta "la ragazza giusta", non ha fatto altro che prendermi per il culo da due anni. Io e lei ci conoscevamo dalla prima media, è da quando l'avevo vista che non facevo altro che pensare a lei e finalmente in prima superiore ci fidanzammo ma, come ogni cosa bella, quel periodo trascorso con lei finì. La beccai in un party a letto con un certo Brandon Whittemore: occhi azzurri, capelli biondi, palestrato. Insomma, il tipico "ragazzo figo".

<<Assolutamente no, non penso più a lei>>

Dissi la verità, non pensavo più a lei. Dopo che la persi sentii solo un vuoto dentro di me e nessuno riusciva a riempirlo, neanche i miei migliori amici.
Arrivato sulla soglia della porta mi bloccai d'impatto. C'era una ragazza nuova. Era all'in piedi accanto alla prof. Aveva la pelle scura, dei lunghi capelli neri e lisci, occhi scuri come la pece ricoperti da un eye-liner e della matita sbavata, ciglia folte, un naso piccolo e delle labbra rosee e carnose. Era di corporatura esile, abbastanza magra. Portava una camicia rossa, dei jeans skinny neri e strappati alle ginocchia, un paio di vans nere e potei notare che aveva delle mani molto magre con le dita affusolate e le unghie dipinte di nero.
Era stupenda, la tipica ragazza perfetta che tutti vorrebbero. Quando il suo sguardo si posò sul mio potei sentire le guance diventare un po' rosse, nessuna ragazza mi aveva mai e poi mai fatto questo effetto. Nemmeno Grace. Lei mi metteva un po' a disagio e allo stesso tempo mi metteva ansia. Che mi stava succedendo?

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Give me love || Shawn Mendes (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora